domenica 23 marzo 2014

Bolivia: Un veloce ritratto di Cochabamba


Incominciamo con un po’ di dati:

·         30h è quanto è durato, secondo un calcolo approssimativo, il nostro viaggio. Nel calcolo sono compresi i tempi di attesa e i ritardi.

·         4 sono i voli presi e sempre 4 sono le volte che abbiamo dovuto passare i controlli per il bagaglio a mano. Per fortuna il bagaglio da stiva ci è stato spedito direttamente a Santa-Cruz.

·         NIENTE è quello che abbiamo visto durante il viaggio. Né lo spettacolare (così mi han detto) arrivo all’aeroporto di Lima, né Amsterdam, né Santa Cruz né l’oceano Atlantico.

·         2 sono le persone che abbiamo conosciuto durante il viaggio.

E qui mi fermo perché il numero di fusi che abbiamo cambiato non lo so calcolare e perché una volta arrivati nella sterminata Cochabamba è impossibile tenere il conto di qualsiasi cosa. Basta pensare che secondo il censimento del 2007 contava 896 097 abitanti, mentre invece secondo il censimento del 2012 aveva già 1.758.143. Lo spettacolare sviluppo, secondo gli abitanti, è dovuto in parte alle politiche del governo Morales, in parte alle attrattive che la città esercita sui campesinos e in parte al narcotraffico, di cui a quanto pare Cochabamba sta iniziando a divenire un importante snodo. Non esistono, per colpa di questo suo repentino e continuo sviluppo mappe aggiornate della città, infatti un turista, che dovesse avere la sfortuna di trovare alloggio fuori dalla seconda cerchia, si troverebbe fuori da ogni mappa.

L’arrivo in aereo a Cochabamba è l’unico che sono riuscito a gustarmi, Cristina invece dormiva, ed è a dir poco spettacolare. La città si trova nel mezzo di una conca a 2570 metri SLM, è completamente circondata dalle Ande, e intorno a sé non ha niente, o quasi, magari di solito esistono altri pueblos, ma ora la stagione delle piogge ha praticamente sommerso tutta la zona attorno.

Cochabamba è l’imperfetta sintesi tra modernità e ruralità. E’ una città tutto sommato moderna, con un esteso servizio di trasporto pubblico, fatto da Micro, taxi Trufi e taxi le cui tariffe sono decise dai tassisti e mercanteggiate con i clienti (di tutto questo magari ne parlerò meglio in un altro post). Inoltre Cochabamba può vantarsi di un’importante diffusione di internet, molte piazze sono dotate di WI-FI pubblico, che io non sono ancora riuscito a beccare; ha servizi di ristorazione aperti a qualsiasi ora del giorno; ha ospedali e cliniche private; supermercati ed enormi centri commerciali; i suoi abitanti sono tutti in giro con uno smartphone e se non ne hanno uno possono usufruire di uno degli innumerevoli internet point; ma… c’è sempre un ma. Sembrerebbe che la sua popolazione non voglia proprio adattarsi alla modernità e conduca una resistenza, neanche troppo passiva, al XXI secolo. Così possiamo osservare le due facce della medaglia. Da una parte il loro vivere “rilassati” li permette di vivere con più tranquillità e serenità, senza stressarsi come facciamo noi in Lombardia e li permette di dedicarsi di più a se stessi e al parlare con le persone, ma dall’altra parte li pone un attimo fuori contesto e li espone a tutti i pericoli della modernità, come ad esempio, pensare al telefono o alla macchina, non come a degli strumenti da utilizzare ma piuttosto come degli status simbolo, c'è chi prende lo smartphone di ultima generazione e poi non ha i soldi per permettersi la spesa; come anche il loro “vivere spensieratamente” e alla giornata non li fa pensare a  prevenire i danni procurati da “emergenze cicliche” (ossimoro).Sembrerebbe che la Bolivia si sia trovata per sbaglio nel 2014, e che siccome oramai si trovava qui ha alzato le spalle e ha detto: Vabbè proviamoci…

Cochabamba per il momento sembrerebbe la città dei paradossi, del tutto e niente e così i suoi abitanti che guai a fermarli per chiedergli un’informazione perché sono capaci di trattenerti mezz’ora a parlare di niente, perché sono una popolazione abbastanza riservata e diffidente ma che prova piacere nel parlare. Oppure non ho mai visto una popolazione tanto attaccata alle tradizioni, a “quello che si è sempre fatto”, all’apparire ligi all’etichetta ma che nello stesso tempo è capace di presentarsi con tre quarti d’ora di ritardo ad un appuntamento o di non presentarsi del tutto.

C’è voglia di vita, è un paese che canta, balla, esce alla sera… ma allo stesso tempo non sai se canta e balla per riempire il vuoto che la modernità sta creando all’interno della società.

Quando si esce alla sera non si può fare a meno di osservare che di fianco ai locali, in mezzo alla onnipresente spazzatura ci sono per terra madri vestite tradizionalmente che con i propri bambini cercano di vendere accendini ai giovani. Come anche non si può fare a meno di osservare che gli stessi giovani che all’uscita del locale facevano una gran figura rispetto a chi era nella strada, poi a casa non vivono in una situazione propriamente idilliaca. E non si può fare a meno di storcere un po’ il naso di fronte ad uno stato che si dice per il popolo, ma che ha ancora tanto da camminare in tale direzione.


Boh non credo di poter rendere l’idea della complessità, della meraviglia e nel frattempo della miseria di questa città con queste mie poche e confuse righe, non mi rimane che invitarvi a vedere di persona. Ma forse, per poter vedere tutto quello che vi ho descritto vi basterebbe uscire di casa e aprire bene gli occhi, e non sto parlando delle meraviglie geografiche della regione. L’Italia non è molto diversa, il fatto che i parametri di ricchezza e di sviluppo siano differenti e i nostri un po’ più alti, non ci pone al sicuro dalle emergenze sociali ed economiche, anzi in molti casi sono le stesse, quello che cambia è solo il contesto.

1 commento:

  1. ma anche li ci sono le mucche che camminano per strada???? pensavo fosse un lusso solo indiano!!

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