Incominciamo con un po’ di dati:
·
30h è
quanto è durato, secondo un calcolo approssimativo, il nostro viaggio. Nel
calcolo sono compresi i tempi di attesa e i ritardi.
·
4
sono i voli presi e sempre 4 sono le volte che abbiamo dovuto passare i
controlli per il bagaglio a mano. Per fortuna il bagaglio da stiva ci è stato
spedito direttamente a Santa-Cruz.
·
NIENTE
è quello che abbiamo visto durante il viaggio. Né lo spettacolare (così mi han
detto) arrivo all’aeroporto di Lima, né Amsterdam, né Santa Cruz né l’oceano
Atlantico.
·
2
sono le persone che abbiamo conosciuto durante il viaggio.
E qui mi fermo perché il numero di fusi che abbiamo cambiato
non lo so calcolare e perché una volta arrivati nella sterminata Cochabamba è
impossibile tenere il conto di qualsiasi cosa. Basta pensare che secondo il
censimento del 2007 contava 896 097 abitanti, mentre
invece secondo il censimento del 2012 aveva già 1.758.143. Lo
spettacolare sviluppo, secondo gli abitanti, è dovuto in parte alle politiche
del governo Morales, in parte alle attrattive che la città esercita sui
campesinos e in parte al narcotraffico, di cui a quanto pare Cochabamba sta
iniziando a divenire un importante snodo. Non esistono, per colpa di questo suo
repentino e continuo sviluppo mappe aggiornate della città, infatti un turista,
che dovesse avere la sfortuna di trovare alloggio fuori dalla seconda cerchia,
si troverebbe fuori da ogni mappa.
L’arrivo in aereo a Cochabamba è l’unico che sono riuscito a
gustarmi, Cristina invece dormiva, ed è a dir poco spettacolare. La città si
trova nel mezzo di una conca a 2570 metri SLM, è completamente circondata dalle
Ande, e intorno a sé non ha niente, o quasi, magari di solito esistono altri
pueblos, ma ora la stagione delle piogge ha praticamente sommerso tutta la zona
attorno.
Cochabamba è l’imperfetta sintesi tra modernità e ruralità.
E’ una città tutto sommato moderna, con un esteso servizio di trasporto pubblico,
fatto da Micro, taxi Trufi e taxi le cui tariffe sono decise dai tassisti e
mercanteggiate con i clienti (di tutto questo magari ne parlerò meglio in un
altro post). Inoltre Cochabamba può vantarsi di un’importante diffusione di
internet, molte piazze sono dotate di WI-FI pubblico, che io non sono ancora
riuscito a beccare; ha servizi di ristorazione aperti a qualsiasi ora del
giorno; ha ospedali e cliniche private; supermercati ed enormi centri
commerciali; i suoi abitanti sono tutti in giro con uno smartphone e se non ne
hanno uno possono usufruire di uno degli innumerevoli internet point; ma… c’è
sempre un ma. Sembrerebbe che la sua popolazione non voglia proprio adattarsi
alla modernità e conduca una resistenza, neanche troppo passiva, al XXI secolo.
Così possiamo osservare le due facce della medaglia. Da una parte il loro
vivere “rilassati” li permette di vivere con più tranquillità e serenità, senza
stressarsi come facciamo noi in Lombardia e li permette di dedicarsi di più a
se stessi e al parlare con le persone, ma dall’altra parte li pone un attimo
fuori contesto e li espone a tutti i pericoli della modernità, come ad esempio,
pensare al telefono o alla macchina, non come a degli strumenti da utilizzare ma
piuttosto come degli status simbolo, c'è chi prende lo smartphone di
ultima generazione e poi non ha i soldi per permettersi la spesa; come anche il loro “vivere spensieratamente” e alla giornata non
li fa pensare a prevenire i danni
procurati da “emergenze cicliche” (ossimoro).Sembrerebbe che la Bolivia si sia
trovata per sbaglio nel 2014, e che siccome oramai si trovava qui ha alzato le
spalle e ha detto: Vabbè proviamoci…
Cochabamba per il momento sembrerebbe la città dei
paradossi, del tutto e niente e così i suoi abitanti che guai a fermarli per
chiedergli un’informazione perché sono capaci di trattenerti mezz’ora a parlare
di niente, perché sono una popolazione abbastanza riservata e diffidente ma che
prova piacere nel parlare. Oppure non ho mai visto una popolazione tanto
attaccata alle tradizioni, a “quello che si è sempre fatto”, all’apparire ligi
all’etichetta ma che nello stesso tempo è capace di presentarsi con tre quarti
d’ora di ritardo ad un appuntamento o di non presentarsi del tutto.
C’è voglia di vita, è un paese che canta, balla, esce alla
sera… ma allo stesso tempo non sai se canta e balla per riempire il vuoto che
la modernità sta creando all’interno della società.
Quando si esce alla sera non si può fare a meno di osservare
che di fianco ai locali, in mezzo alla onnipresente spazzatura ci sono per
terra madri vestite tradizionalmente che con i propri bambini cercano di
vendere accendini ai giovani. Come anche non si può fare a meno di osservare
che gli stessi giovani che all’uscita del locale facevano una gran figura
rispetto a chi era nella strada, poi a casa non vivono in una situazione
propriamente idilliaca. E non si può fare a meno di storcere un po’ il naso di
fronte ad uno stato che si dice per il popolo, ma che ha ancora tanto da camminare in tale direzione.
Boh non credo di poter rendere l’idea della complessità, della meraviglia e nel frattempo della miseria di questa città con queste mie poche e confuse righe, non mi rimane che invitarvi a vedere di persona. Ma forse, per poter vedere tutto quello che vi ho descritto vi basterebbe uscire di casa e aprire bene gli occhi, e non sto parlando delle meraviglie geografiche della regione. L’Italia non è molto diversa, il fatto che i parametri di ricchezza e di sviluppo siano differenti e i nostri un po’ più alti, non ci pone al sicuro dalle emergenze sociali ed economiche, anzi in molti casi sono le stesse, quello che cambia è solo il contesto.
ma anche li ci sono le mucche che camminano per strada???? pensavo fosse un lusso solo indiano!!
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