domenica 9 marzo 2014

Nicaragua: Ciudad Sandino

Il bus scassato che ogni mattina ci porta dal nostro quartiere residenziale di Managua alle polverose vie di Ciudad Sandino è come la porta verso un altro mondo. Qui in Nicaragua, ad ogni catastrofe naturale si è ripetuto puntualmente lo stesso copione: superstiti senza casa a cui ne viene donata una nuova fuori Managua, dall’insieme di tutte queste case nasce Ciudad Sandino.

Due grandi bandiere si innalzano imponenti all’ingresso della città, sopra cose e persone, come a ricordare l’esistenza di un potere lontano che ha regalato speranze e delusioni in egual misura. Il rumore della gente, le case di lamiera, la polvere spessa che copre la città e l’odore forte delle fogne a cielo aperto sono un biglietto da visita che non puoi mettere nel portafogli e dimenticare. Ciudad Sandino è un formicaio di persone che corrono, si muovono. Alcuni per andare a lavorare, molti altri alla ricerca di qualche espediente per sopravvivere. Ognuno tira a campare come riesce: venditori ambulanti, soprattutto le donne, ma anche piccoli lavoretti pratici. Tantissimi lavorano nella discarica, rovistano la spazzatura alla ricerca di tutti i materiali riutilizzabili o rivendibili.

Sui muri bianchi sono dipinti slogan progressisti che poco si sposano con la realtà che li circonda. Se ne restano lì, come auspici irrealizzati. Come consigli pubblicitari dati a chi non ha un soldo per comprare.

 I bambini sono come tutti i bambini del mondo, solo mi sembrano più felici. Stanno immersi fino alle caviglie nelle fogne per giocare. Il loro sorriso è come un arcobaleno che collega le acque nere al bianco delle nuvole. In mezzo, tra terra e cielo, c’è tutto un caleidoscopio di sensazioni: dalla cruda realtà ai sogni e le aspirazioni di un popolo che sogna un domani migliore per i propri figli.

A Ciudad Sandino gli adulti sorridono poco, come si fossero dimenticati come si fa. Come può accadere? Può succedere quando ti tocca sopportare un terremoto ed un uragano che lasciano in eredità diecimila vittime ciascuno ed una città da ricostruire, quando hai perso la casa, gli amici, la comunità in cui vivevi e quando ti trovi a dover soddisfare prima di tutto i bisogni primari senza poter progettare il dopodomani.

Così mi è sembrata Ciudad Sandino alla prima occhiata: una cultura in febbricitante ricerca di sopravvivenza, prima, e di se stessa, poi.

Tutti i bambini che sorridono per le strade mi sembrano comunque un ottimo punto di partenza.

Lele

(per le foto si ringraziano Teo e Stefy)

1 commento:

  1. "Il sorriso dei bambini è come un arcobaleno che collega le acque nere al bianco delle nuvole" Questa magnifica descrizione mi sembra il punto di partenza e d'arrivo di chi ha voglia di vivere, di volare oltre le nuvole per sognare un mondo migliore... c'e' qualcosa di peggio dei sogni svaniti? ...perdere il sorriso e la voglia di sognare ancora...

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