Come l’acqua, così noi.
In un esperimento giapponese si è visto che
l’acqua sottoposta alle vibrazioni non solo di parole o brani musicali ma anche
di pensieri e stati d’animo; presenta, dopo esser stata congelata, diverse
forme cristalline. Ciò ha, quindi, consentito di scoprire e ammirare i
molteplici segni del linguaggio figurativo con cui l’acqua risponde agli
stimoli esterni. L’acqua sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri
positivi forma dei cristalli bellissimi simili a quelli della neve; quella,
invece, sottoposta alle vibrazioni di parole e pensieri negativi reagisce
creando strutture amorfe e prive di armonia.
E’ proprio così che ci sentiamo in questo momento:
cristalli d’acqua che si modellano, mutano, sciolgono e ritornano solidi
passando attraverso diverse forme. Forme che ci rappresentano, dicono cosa
siamo e sentiamo.
Il cristallo dell'attesa. Quell'attesa fremente
nell'auto con la coda davanti, così concentrata a pensare all'arrivo che mi
dimentico di guardare fuori il paesaggio. Sono quell'attesa di arrivare, di
incontrare, di interagire, di socializzare, di fare, di costruire, che mi fa
fremere sul sedile. Eppure questo tempo mi piace. Mi piace questa silenziosa
attesa tra me e me. Silenziosa mica troppo, visto che la musica è al massimo e
canto da quando son partita. Ma intanto in testa è tutto un turbinio di
pensieri: "arriverò?", "i miei compagni di viaggio?",
"i coordinatori?", "chissà come sarà il Nica". Pensieri che
si accavallano l'un l'altro, senza un ordine ben preciso. Ma rendono tutta
quest'attesa in coda un tempo di vita pieno. Hai presente quell'attesa prima
che la tua amica suoni il citofono? Quell'attesa all'aeroporto di un amico che
arriva dopo un lungo viaggio? Quell'attesa dell'esame imminente? È gioia, è
fremito, è ansia, è angoscia, è tutto e niente, è tutto un turbinio di emozioni
che non so nemmeno definire, ma che mi fa sentire viva, ma che soprattutto mi
rende entusiasta all'idea del passo successivo, a quello che verrà dopo, quando
questa attesa finirà e inizierà l'esperienza vera e propria.
Il cristallo della curiosità. Quell’energia
positiva e in continuo movimento che nasce in me quando sento qualcuno parlare
del Nica, dei suoi colori, delle sue tradizioni. E’ la voglia di voler essere
io, in prima persona, ad attraversare la bellezza e, perchè no, anche le
contraddizioni di un paese che non è il mio. Senza la presunzione di dire se
sia meglio o peggio, ma con la sola consapevolezza del fatto che sarà diverso:
è una diversità che mi attrae e mi scuote suscitando in me il crescente
desiderio di vivermela. Il mio cristallo può essere paragonabile a uno dei
mandala che tanto amavo colorare da piccola: un cerchio lineare e quasi
perfetto che contiene però mille forme indefinibili dai colori più svariati.
Non so bene a cosa corrisponda ogni colore e ogni forma, ma so che son pronti a
far esplodere quel cerchio, a renderlo irregolare e, soprattutto, vivo. E’ un
cerchio che necessita di cedere alcuni colori per riceverne altri, di cambiare
le sue forme rendendole alcune ancora più definite e chiare, altre ancora più
difficili da capire, ma comunque sempre affascinanti.
Ora tocca al cristallo della fuga. Una fuga dal
mondo di tutti i giorni pieno di preoccupazioni, ansie e impegni. Una fuga
dalla mia agenda e dal mio telefonino. Volontà di vivere un’esperienza lontano
da casa, con nuovi compagni, mettendomi alla prova in un nuovo ambiente, senza
sapere la lingua e conoscendo solo poca storia di questo paese. Sorridere!
Continuare ed aumentare il sorriso di tutti i giorni! Lasciare alle spalle i
dubbi e le difficoltà vivendo a pieno un’esperienza che, sicuramente, cambierà
la tua vita. Magari trovare risposte ai quei dubbi e a quelle difficoltà.
Lasciare spazio alla mente di ragionare, ricominciando a respirare. Una fuga
che in realtà è solo una corsa verso se stessi.
Infine, vorrei portare a galla il cristallo che
sono, non solo passando per me stesso e per le mie emozioni, ma passando per le
sensazioni che gli altri mi danno. Perché? Perché gli altri mi completano, gli
altri, in fondo, sono parte di me. Condividere la mia esperienza, condividere
la mia gioia, e perché no, le mie insicurezze. Sì queste, o meglio: soprattutto
queste. Non sarebbe sleale scambiare solo i colori? E che triste sarebbe
disegnare solo in bianco e nero. No! Ho bisogno dell'altro, di tutto l'altro!
Non solo per trovare la mia energia e condividerla, bensì per vivere in modo
autentico ogni attimo di questa vita. Il Prossimo non può essere solo un
compagno di viaggio, ma una profonda e smisurata estensione di me. Quel valore
aggiunto che mi permette di superare barriere e confini, muri e divisioni,
cattivi pensieri e inutili pregiudizi. Il Nicaragua non lo vedo come uno Stato,
no, lo vedo più come un insieme di colori. Se è vero che l'acqua cristalizza in
modo differente in funzione di quell'energia che la circonda, oggi mi chiedo:
noi che di acqua siamo fatti, come cristallizzeremo dal contatto con una nuova
cultura e dal contatto con nuovi volti? Non lo so, oggi davvero non lo so. Solo
vivo! E dico (citando Max): “scendi nella strada, balla e butta fuori quello
che hai, fai partire il ritmo, quello giusto, datti una mossa e poi...tieni il
tempo!”.