mercoledì 12 settembre 2018

Il vero tesoro del Libano

Viaggio sulle tracce del Lebanon Mountain Trail, il primo sentiero di montagna ad attraversare il Libano da nord a sud.



Il Libano nasconde un tesoro, incastonato tra la costa mediterranea ricoperta di edifici ad ovest e i verdi campi della valle della Beqaa ad est. È un tesoro fatto di profonde valli, montagne dai pendii lievi e dalle cime per lo più arrotondate, frutteti ricoperti di fiori in primavera e carichi di frutta d’estate, foreste sempreverdi di pini, abeti e rari cedri, monasteri e luoghi di culto,  villaggi più o meno sperduti e gente ospitale. Uno scrigno pieno di bellezza ed ancora incontaminato, in una terra che, se lo sguardo si limita alla fascia costiera dove le più grandi città sorgono, Beirut in primis tutta protesa verso il mare, sembra aver subito pesantemente gli effetti più nefasti della modernizzazione: edilizia selvaggia, cementificazione, inquinamento dell’aria e delle acque, traffico selvaggio, plastica ovunque. Un tesoro che si può scoprire solo zaino in spalla, se ci si lascia alle spalle l’autostrada sempre ingorgata che collega le città della costa da nord a sud e ci si inoltra in una delle tante valli che tagliano le montagne in direzione ovest-est, un tesoro che si può conoscere a fondo solo se si è disposti ad abbandonare i tempi frenetici della città ed adottare i tempi lenti ma costanti del passo di montagna.  






L’idea stessa del Libano, d'altronde, viene dalla montagna. Il Monte Libano è il cuore del paese, ne costituisce l’essenza profonda, almeno geograficamente e storicamente. Laban erano le montagne che si stagliavano al cielo a pochi chilometri dalla costa mediterranea, montagne ricche di fiumi, acqua e neve durante l’inverno. “Laban” perché questa parola, usata oggi in arabo per riferirsi allo yogurt, veicolava  l’idea di bianchezza e perciò bene descriveva quelle cime ricoperte di neve, la loro unicità in una regione povera d’acqua. Laban è diventato Lubnan, ed ha dato il nome alla catena montuosa stessa, il Monte Libano. Proprio da una parte di questa regione montagnosa, secoli dopo, nacque la prima idea di Libano, quando nel 1861 le potenze europee decisero che un’entità autonoma doveva essere creata all'interno dell’impero Ottomano in pieno declino per proteggere le comunità cristiane che vivevano nell'aerea. Con l’inizio del mandato francese, sessantanni dopo, il “piccolo Libano” essenzialmente montuoso fu allargato notevolmente, inglobando i territori circostanti e le comunità che vi vivevano. Veniva così creato il “Grande Libano” e la demografia ne usciva completamente mutata, non più un’entità a grande maggioranza cristiana, ma un paese pluriconfessionale che inglobava cristiani di diverse confessioni, musulmani sciiti e sunniti, drusi. Anni di guerra civile e ingenti ondate migratorie - prima da sud (Palestina) e più recentemente da Nord ed Est (Siria) - hanno complicato ulteriormente il panorama sociale ed antropologico di un paese dalla sua nascita fragile, ed alterato quell'equilibrio demografico teorico tra musulmani e cristiani su cui si basa tuttora il sistema politico libanese. 



Differenza territoriale tra il "Piccolo Libano" creato nel 1861 (in verde scuro) ed i confini del Libano attuale nati con il mandato francese (in azzurro). 



Malgrado l’allargamento avvenuto con il mandato francese, che ha dato al Libano i suoi confini attuali, il Monte Libano continua a costituire la spina dorsale del paese. Esso si estende da nord a sud per circa 170 chilometri, dividendo la fascia costiera dove sorgono le città libanesi più importanti – Beirut, Tripoli, Tiro e Sidone – dalla Beqaa, larga valle pianeggiante prevalentemente agricola e rinomata per i suoi vini (grazie ai mille metri d'altitudine a cui si estende),  limitata a ovest dal Monte Libano stesso e ad est dalla catena montuosa dell’Anti-Libano. Il Monte Libano è formato da montagne prevalentemente tondeggianti e poco scoscese, che partono basse vicino al mare per poi crescere verso l’interno, superando i duemila metri ed arrivando a toccare i tremila nella zona più settentrionale della catena. Qurnat el Sawda, con i suoi 3093 metri, ne è la cima più alta.



Afqa, sorgente del fiume Nahr Ibrahim.



Addentrarsi nel Monte Libano, soprattutto nelle sue zone più remote, è come entrare in un mondo differente, a volte sembra quasi di cambiare paese, eppure ci si è spostati di poche decine di chilometri dalla costa. L’aria diventa pulita, i rumori svaniscono, la natura prende di nuovo il sopravvento sul cemento. Le persone ti accolgono calorose e desiderose di scambiare due chiacchiere, ti offrono quello che hanno, invitandoti ad entrare nella loro casa, per pranzo o per cena, insistono affinché tu ti fermi a dormire. Il Monte Libano è un tesoro sconosciuto ai più che visitano il Libano, ai turisti che si limitano alle mete più famose, passando frettolosamente in macchina per fare qualche foto ai famosi Cedri di Dio, ma proseguendo poi oltre verso Baalbek o scendendo di nuovo verso il mare. Eppure, esso rappresenta la vera meraviglia del Libano, una grande ricchezza da promuovere e proteggere.







Da qualche anno esiste un’associazione che ha deciso di valorizzare questa tesoro, creando il primo sentiero di trekking che percorre tutto il Monte Libano da nord a sud, attraversando così longitudinalmente anche gran parte del paese. La Lebanon Mountain Trail Association, nata grazie ad un progetto di ECODIT ed i finanziamenti dell’Agenzia Americana per lo Sviluppo (USAID), è stata infatti  creata nel 2007  con l’obiettivo di incentivare il turismo sostenibile in Libano e di mostrare e proteggere le bellezze naturali ed il patrimonio culturale di questo paese. Il risultato tangibile di questo progetto è stato la creazione, in soli due anni, del Lebanon Mountain Trail, un sentiero di montagna lungo 470 chilometri che unisce l’estremo nord del paese alle al suo estremo sud, passando per più di 70 paesi di montagna e snodandosi ad altitudini comprese tra i 600 ed i 2000 metri dal livello del mare. 



Tracciato del Lebanon Mountain Trail, dalla sua primissima tappa nel nord del paese a pochi chilometri dalla Siria, Andqet, all'ultima nell'estremo sud, Marjaayoun, a una decina di chilometri dal confine israeliano.



Il Lebanon Mountain Trail è diviso in 27 sezioni, ognuna delle quali unisce due delle 28 tappe in cui esso è suddiviso. Ogni sezione varia in difficoltà e lunghezza, con dislivelli che vanno dai 500 ai 1200 metri e con lunghezze che variano dai 10 ai 20/25 chilometri. Il sentiero inizia nell’Akkar, la regione più a nord del Libano, partendo dalla cittadina di Qubayat (anche se ora una sezione numero 0 è stata creata prima di Qubayat, dal villaggio di Andqet). Il lungo tracciato si snoda verso sud con una lieve flessione verso ovest, attraversando zone remote fino ad arrivare alla valle della Qadisha, famosa per i suoi monasteri che da secoli ospitano comunità monastiche cristiane. Il sentiero sfiora i famosi Cedri di Dio e poi continua verso sud, addentrandosi nella regione centrale del Libano – Il Monte Libano politico – ed attraversando villaggi cristiani e musulmani fino ad arrivare nello Chouf, la regione meridionale della catena montuosa, rifugio storico della comunità drusa. Il sentiero prosegue poi nell'estremo sud del paese, zona prevalentemente sciita, fino a terminare nella cittadina di Marjaayoun, a una decina di chilometri dal confine con Israele (per percorrere quest’ultimo tratto, gli stranieri devono chiedere l’autorizzazione all'esercito libanese).   



Valle della Qadisha vista da Bsharre. 



Grazie al Lebanon Mountain Trail è possibile avere una visione tutta nuova del Libano. Esso permette di scoprire le sue bellezze naturali nascoste, di annusarne i profumi, ascoltarne i rumori, contemplarne i colori. In primavera, le valli e i pendii del Monte Libano si riempiono di fiori, si colorano di un verde acceso, l’acqua abbondante rende la natura florida e rigogliosa. Da nord a sud, il Monte Libano è zona di frutteti ed il percorso spesso ci passa attraverso, si cammina tra distese di meli o ciliegi in fiore, coltivati sui terrazzamenti costruiti sopra i lievi pendii di queste montagne. Le ginestre e le margherite colorano i prati, mentre le api ronzano e volano operose da un fiore all'altro.  Lungo il cammino, non è raro incontrare arnie dove esse vengono allevate.


















Andando verso l’estate, gli stessi frutteti si caricano di frutta, ad agosto gli alberi sono carichi di mele rosse e verdi, i rami si piegano sotto il loro peso. In altre zone, le conifere sempreverdi si stagliano verso il cielo, soprattutto abeti e pini, più rari i famosi cedri del Libano, che a causa del proprio legno pregiato hanno subito gli effetti nefasti di secoli di deforestazione ed oggi sono presenti soprattutto in aree protette, come la riserva naturale dello Chouf, quella di Tannourine o i famosi Cedri di Dio vicino a Bsharre.  









La riserva dei Cedri di Dio di Bcharre vista dall'alto. In essa si trovano i cedri più antichi del Libano. In altre riserve, più recenti ma anche più estese, si sta procedendo con una lenta opera di riforestazione. Nella riserva dello Chouf, è addirittura possibile "adottare" un cedro.




Eppure, il Lebanon Mountain Trail non permette solo di scoprire le bellezze nascoste del Libano. Percorrerlo significa avvicinarsi al Libano stesso, comprendere meglio la varietà culturale, religiosa e confessionale che caratterizza questo paese, è un modo per entrare in contatto diretto con questa pluralità, fonte di ricchezza ma inevitabilmente anche di contrasti. Con i suoi 470 chilometri, il percorso attraversa numerosi villaggi, alcuni grandi e popolati, altri piccoli ed isolati, lungo il cammino si incontrano musulmani, cristiani, drusi, ci si imbatte in chiese, moschee, monasteri e santuari. Le persone sono sempre felici di scambiare due chiacchiere, ed ogni incontro permette di comprendere meglio la complessità di questo paese, di aggiungere un tassello alla propria comprensione. 



Santuario di Nabi Ayyoub - vicino alla cittadina di Niha, nello Chouf -  luogo sacro per la comunità drusa. 





Chiesa di Saint Shallita, vicino a Qubayat 




Gli incontri, d'altronde, costituiscono forse la vera ricchezza per chi decide di intraprendere il Lebanon Mountain Trail, parzialmente o per intero. Attraverso i sentieri di montagna, lungo le strade agricole sterrate che spesso il percorso segue, si incontra un popolo che, lontano dalla frenesia anonima della città, si riscopre nella sua ospitalità più autentica. Non c’è stata una volta, tra le varie in cui ci siamo cimentati in una o più tappe di questo lungo percorso, in cui qualcuno non ci abbia stupito con un’accoglienza calorosa, un gesto gentile, un invito. 

Sulla strada da Maaser el-Chouf a Niha – nello Chouf, la parte meridionale del Monte Libano – abbiamo incrociato un signore che trasportava due borse cariche di fichi sul dorso di un asino. Lui ci ha fatto cenno di avvicinarsi, senza parlare ha preso una manciata di fichi e ce li ha offerti, dicendoci poi di prenderne quanti volessimo. Noi, con i nostri schemi mentali, pensavamo volesse venderceli, invece era solo un gesto di cortesia gratuita, che ci ha fatto cominciare il trekking con un sorriso.  

Tra Qubayat e Teshaa – dalla parte opposta, nell'estremo nord – i coltivatori di mele hanno fatto lo stesso, invitandoci a raccoglierne quante volessimo direttamente dall'albero. Un signore simpatico, dalla pancia sporgente, il fiatone per la salita appena fatta ed il fucile a tracolla, ci ha invitato a prendere mele e noci, “questo è tutto vostro,” ha detto indicando gli alberi che crescevano sul suo terreno, ha rivolto lo stesso invito a due macchine che passavano lungo la strada, poi ci ha chiesto ripetutamente se volevamo cenare o dormire a casa sua. Poco prima, un pastore dagli occhi chiari e l’accento poco comprensibile aveva fatto lo stesso, invitandoci a dormire nella sua dimora tra i pascoli. La sera prima a Qubayat George – il proprietario di un bel campeggio con bungalow in pietra, il Jabalna Ecolodge – ci aveva invitato a cena con famiglia ed amici, con loro avevamo mangiato e bevuto in abbondanza: mutabbal, kebbe di carne cruda, tabbule e carne di maiale alla griglia, il tutto accompagnato da numerosi bicchieri di araq. Il giorno dopo a Teshaa, piccolo paesino sperduto tra le montagne dove siamo arrivati al tramonto dopo parecchie ore di camminata, le persone ci hanno accolto sorprese ma ospitali, più famiglie ci hanno invitato ad entrare a prendere un caffè, mentre i bambini del paese ci hanno riempito di domande, offrendosi di accompagnarci a vedere una sorgente poco distante. 






Tra le strade di montagna spesso abbiamo fatto l’autostop, per tornare al paese dove avevamo lasciato la macchina la mattina stessa. A caricarci più di una volta sono stati ragazzi siriani, che passavano con camioncini da lavoro o con macchine mezze scassate, e spesso allungavano il proprio tragitto pur di portarci dove dovevamo andare, felici di aiutarci. Sulla strada tra Afqa e Aqqoura si è fermata una macchina con a bordo un uomo e una donna, anch'essi siriani. Malgrado fossimo cinque, hanno insistito affinché salissimo tutti, una di noi si è trovata sulle gambe della donna seduta sul sedile davanti. La coppia, loquace e simpatica, ci ha accompagnato alla macchina e poi ci ha invitato ripetutamente a prendere un caffè nella loro casa. Abbiamo così conosciuto la loro famiglia ed ascoltato le loro storie, il caffè si è trasformato in una cena abbondante e deliziosa preparata in fretta per gli ospiti inattesi, abbiamo passato con loro diverse ore e li abbiamo salutati solo a notte inoltrata. 

Ogni volta che ci siamo incamminati tra le cime del Monte Libano, esso ci ha riservato qualche sorpresa. Lungo il Lebanon Mountain Trail ogni tappa nasconde infatti piccoli o grandi tesori, ogni camminata riserva un incontro. Sulle sue tracce si riscopre tutta la bellezza del Libano, e si riesce finalmente a capire perché i libanesi siano così innamorati della propria terra. 

Pochi giorni fa, passeggiando tra i meleti carichi di frutti, mi sono tornate alla mente le parole di un libro da poco iniziato in cui il protagonista, un uomo libanese in esilio volontario in Francia a causa della guerra civile, ricorda con nostalgia l’odore della propria infanzia, della propria terra. Una terra fertile ed ospitale, ricca di odori, colori e sapori da scoprire e storie da ascoltare, se si è disposti a mettersi lo zaino in spalla ed incominciare a camminare. 

“Durante la sua lunga permanenza in Francia [Karim] sognava le mele del Libano, il loro profumo si mischiava a quello del caffè, e lui inalava l’odore della sua infanzia. […] La fragranza delle mele si mischiava con il profumo dei chicchi di caffè nelle mani di suo padre il farmacista, che ordinava ai due figli di mangiare una mela alle cinque del pomeriggio, perché le mele del Libano sono meglio di una medicina. […] Là,  in quella lontana città francese, Karim provò per la prima volta il dolore di un profumo che scompare. Tentò di raccontare a Bernadette dell’odore delle mele e dei chicchi di caffè, ma si trovò incapace di descriverlo, come descrivere un profumo a una persona che non l’ha mai sentito, che non l'ha mai annusato?"
[Sinalcol, Elias Khoury]



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