Sono già passate due settimane da quando siamo tornati
dall’Africa, da Nairobi per la precisione. Anzi, direi da Khawa west, li dove Giacomo e Alice
ci hanno ospitato per tre bellissime settimane, che purtroppo sono volate e già
finite.
Faccio fatica a metabolizzare quante cose ho visto e ho
vissuto, quante persone ho conosciuto e lasciato, quanti racconti e storie di
vita straordinarie ho ascoltato, come quelle di padre Maurizio o quelle di
Simone, che hanno deciso di dedicare la propria vita agli Altri. Ma anche
storie difficili da comprendere ed accettare, così lontane all’inizio ma invece
poi sempre più vicine. Non so come, forse non l ho ancora capito, ma so per
certo che ti rimangono dentro, ben impresse nel cuore e nella testa, parola per
parola.
Non è il primo cantiere per me (è già il terzo per la
verità) ma ogni volta che torno è sempre traumatico, mi ritrovo con più domande
che risposte e, in particolare quest’anno, ho avuto modo di mettermi tanto in
discussione. La domanda cardine con la quale torno è: che persona voglio
essere? Quali principi voglio che siano alla base della mia quotidianità?
be...domande facili a cui rispondere insomma...ma il Cantiere è anche questo.
E alla domanda: “quindi quest’anno come è andata?”
Ovviamente l’unica risposta che ti viene spontanea è: “bene,
anzi benissimo” e poi?!…Cosa dire, come poter raccontare a tutti quello che
nella tua testa, nei tuoi occhi, nel tuo naso, nelle tue mani ma soprattutto
nel tuo cuore rigira in loop dalla mattina alla sera?? forse è proprio per
questo che fino ad ora non ho ancora scritto niente.
Sensazioni, solo sensazioni ed emozioni che ti fanno
rigirare lo stomaco.
Visi ben impressi nella mente, odori ancora presenti sui
vestiti, sui braccialetti ma soprattutto sulla pelle; odori buoni o cattivi che
siano...dal mercato, alla discarica, dalle persone, alla frutta, dalla colla al
cherosene fino all’odore inconfondibile della terra rossiccia, che quando piove
diventa fango nel quale è inevitabile affondare le scarpe; o meglio, di sicuro
tu, con lo scarponcino da montagna, se ci metti dentro il piede ti sporchi fino
alla caviglia, ma le donne con le ballerine..e no, loro no...come delle fatine
camminano leggiadre senza neanche una macchia sulle scarpe.
Resta per me ancora qualcosa di inspiegabile.
Tra tutte le incertezze con cui sono tornata, ho sempre e
solo due certezze che rimangono fisse nella mia vita, come lo è sempre stata
fino ad ora: LA MUSICA E LA DANZA.
Può cambiare la cultura, il tipo di musica che si ascolta,
il tipo di movimento del corpo, per qualcuno più sciolto mentre per qualcun
altro più scattoso, ma sono sicura che il corpo non mente; non mente nel primo
approccio, nel primo contatto con l’ altro, nel creare dinamiche di gruppo
gioiose ed armoniose. Mai come quest’anno, la danza e la musica, sono state
alla base delle nostre giornate e serate con i ragazzi. Sono dei piccoli gridi
di speranza e di sfogo fondamentali nella vita di ciascuno di noi.
Da ballerina che sono non ho potuto non notare come, per i
ragazzi, per i bambini ma anche per gli stessi adulti, queste facciano parte in
modo naturale della loro quotidianità, dal lavoro, al semplice passaggio
giornaliero in mezzo al mercato, alle danze tradizionali , alla messa…danza e
musica sono sempre presenti.
Questo non vuol dire, come si pensa sempre, che gli
“Africani” siano sempre gioiosi, felici, anzi sono persone che affrontano
fatiche e preoccupazioni.
Credo che avere la musica e la danza così presenti in mezzo
a loro e nelle loro anime dia sicuramente una marcia in più per rialzarsi e
ripartire.
S. Messa nella baraccopoli di Korogocho |
Un pomeriggio di musica a Cafasso |
Potrei andare avanti per giorni a raccontare di questo
cantiere, in modo confusionario forse, a mo di episodi e poi, a dirla
tutta...certe cose credo che le terrò solo per me, saranno dei piccoli tesori
da custodire con cura.
Mi piacerebbe fare a questo punto un ringraziamento, si
ma... a chi?!?
A questa esperienza, alle persone che ho incontrato e a
quelle che mi hanno accompagnato perché senza di loro non sarebbe mai stata la
stessa cosa, alle mie risate e a quelle degli altri, all’impegno e alla
spensieratezza che premiano sempre!.
ASANTE SANA
Compagni di viaggio speciali |
Sara.
Nessun commento:
Posta un commento