Voglio condividere con voi un episodio avvenuto oggi che mi ha dato modo di
riflettere molto.
Premetto
che essere a Cochabamba come serviziocivilista nella commissione mi sta permettendo di conoscere e
vivere molte situazioni e dinamiche tipiche della realtà boliviana,
dove il mio "esserci" è davvero a 360 gradi senza essere
incasellato sempre e per forza in un ruolo e un posto (e, per quanto
all'inizio mi sembrasse un po' disorientante, adesso ci ho preso
gusto e c'è sempre molto da imparare).
Situazione:
il
comitato/gruppo Caritas della parrocchia "x" oggi aveva la
sua riunione settimanale di coordinamento e io e una mia collega
siamo andate a fare "seguimiento", ovvero una visita in cui
ascoltiamo e vediamo un po' l'andamento del gruppo, i punti di forza,
le difficoltà, il calendario delle attività.
(Questo
si fa perchè la commissione Caritas Parroquiales (formata in questi
mesi anche da me e Francesca) a livello centrale coordina, forma e segue i
vari comitati Caritas che si formano in ogni parrocchia.
Negli
anni sono nati parecchi gruppi parrocchiali di Caritas, ognuno con il
proprio referente, la suddivisione degli incarichi, ognuno con la sua
storia e le sue caratteristiche, legate tanto alle persone che ne
fanno parte, ma anche alla zona della città in cui è sorto.)
Questo
comitato parrocchiale di Caritas il martedì si occupa, oltre alla
riunione, di distribuire una borsa di viveri alle persone più bisognose della zona (individuate negli anni grazie a visite
domiciliari).
Oggi,
lista alla mano, una signora del gruppo accoglieva gli utenti,
controllava il nominativo, lo spuntava dall'elenco e consegnava la
borsa.
Nel
mentre, abbiamo iniziato la riunione con gli integranti del gruppo e
tutto filava liscio con i vari punti dell'ordine del giorno, fino a
quando...
...è entrata una signora, dall'aria spaesata.
Visibilmente
"borracha" (ovvero ubriaca).
Incontrare
persone ubriache durante il giorno è una cosa a cui ormai mi sono
(quasi) abituata qui a Cochabamba, ma quando sono donne mi fa sempre
un po' strano, per di più in questo caso era anche anziana.
Il
nominativo della signora era nella lista, quindi teoricamente avrebbe
avuto diritto alla sua borsa di viveri, ma la sua condizione
"alterata" ha fatto sì che il gruppo le abbia detto di
ripassare la settimana successiva, destando una reazione di rabbia da
parte della signora.
Ha
iniziato ad accusare il gruppo di non fare il proprio dovere, ha
detto piangendo che non avrebbe saputo cosa mangiare se non avesse ricevuto questa borsa
di viveri (e il gruppo ha replicato che se lei ha trovato i soldi per comprare da bere, di sicuro troverà i soldi per procurarsi del cibo), ha poi ricordato che erano mesi che non veniva a ritirare la sua borsa e
che quindi ne aveva diritto a tutti i costi. Ha minacciato di non
andare via dalla stanza.
Insomma,
a metà ha anche ammesso di aver bevuto (dopo averlo negato per un
bel po' di tempo).
Io
in tutto ciò vedevo:
- da una parte un gruppo che aveva preso una posizione, ovvero il fatto di aiutare sì, ma a certe condizioni;
- dall'altra parte un'anziana fuori di sè, ma che reclamava per un suo diritto, in quanto facente parte di una lista.
La
situazione stava degenerando, fino a quando è arrivato un prete che
l'ha saputa gestire:
ha
preso in disparte la signora, le ha parlato con molta cura, l'ha
convinta ad andare fuori a parlare con lui.
Poi
è tornato, ha detto al gruppo di darle comunque una borsa di viveri
in quanto sarebbe stato l'unico modo per far sì che la situazione
non peggiorasse.
La signora, dopo aver ricevuto la borsa di viveri dal prete, è poi rientrata nella stanza, si è
scusata per aver alzato la voce, ha ringraziato e se ne è andata.
Il
prete ha spiegato al gruppo che in queste situazioni non bisogna mai porsi
"contro", ma assecondare, evitando lo scontro, per poi
affrontare il discorso con la persona interessata in un momento in
cui lei è lucida.
Il
focus della riunione è quindi diventato:
Fino
a quando un aiuto è dovuto?
Ci
sono dei limiti nell'aiutare?
E ancora:
aiutare
sempre e in modo indiscriminato è assistenzialismo o è giustizia?
Il
prete ha affrontato questa riflessione portandoci la sua testimonianza di vita,
dicendoci poi che è nostro
compito aiutare, e che il modo in cui vengono usati gli aiuti che si
danno dipende da chi li riceve, noi non abbiamo molto potere su
questo e non sta a noi giudicare.
...e voi?
A presto,
Lucia
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