lunedì 4 luglio 2016

"Vi farò pescatori di uomini.. e di donne"




Giovedì scorso mi sono fermata nella comunità di padri marianisti nostri vicini di casa per pregare insieme a loro il vespro. Ero l’unica donna insieme a quattro consacrati. Niente di strano, se non che verso la fine della preghiera c’era un versetto che diceva più o meno "come Simone, che Egli fece pescatore di uomini…" e dopo un paio di secondi di esitazione, il giovane brother, incaricato della lettura, ci ha tenuto ad aggiungere “pescatore di uomini.. e di donne!”.
Questo gesto ha suscitato un po’ l’ilarità generale perché sapevamo bene che in quel momento men significava genere umano piuttosto che uomini (intesi come sesso maschile), ma ho apprezzato la volontà del giovane novizio che, un po’ ingenuamente, ha deciso di aggiungere quella parola, “women”, in virtù della mia presenza femminile lì.. Non so se perché altrimenti mi sarei potuta offendere, o semplicemente per cortesia.. ma comunque l'ha fatto e l'ho ringraziato!

Andando oltre l’episodio in sé, s’intuisce come la questione del genere in Kenya sia molto importante e molto sentita, almeno dal punto di vista formale. Grazie alla Costituzione del 2010 sono state istituite nel Paese, specialmente in alcuni settori (come quello della politica, da sempre ambiente solo per uomini) le quote rose, e l'attenzione al cosiddetto gender balance e gender parity è sempre molto alta, specialmente negli uffici pubblici. È sancito dalla Costituzione, quindi è sacro. 
Però - e non voglio scatenare l'ira dei giuristi - una costituzione protegge le minoranze; una legge è creata per riempire un vuoto normativo o per regolare (in questo caso tutelare) qualcosa che in natura non è regolamentato. Quindi le donne sono tutelate dalla Costituzione. Il che, porta alla conclusione che qui, ma come altrove nel mondo (e non pensiamo che nel nostro Paese occidentale civilizzato spesso sia tanto diverso) le donne siano ancora una minoranza da tutelare.
Non sto partendo con un’arringa femminista (e pure se fosse considerata tale, amen), ma ci sono delle cose che veramente mi fanno incazzare - e concedetemi questa parola perché rende meglio il mio stato d'animo!!!
La cosa più recente è che stamattina, nel matatu, mentre dicevo al conducente che mi doveva del resto perché mi aveva fatto pagare ingiustamente di più, lui letteralmente mi ha IGNORATO. Io parlavo, e lui faceva finta di niente, come se io non esistessi.. e perché?! Perché ero una donna!!
Così come quando, in questi mesi, moderando dei workshop sul gender tra i giovani, ho sentito che la donna deve occuparsi della casa e dei bambini, che deve andare a prendere la legna per il fuoco perché per l’uomo sarebbe uno scherno agli occhi della società, che si paga la dote alla famiglia della donna per averla in moglie, che un uomo deve sposare una donna molto religiosa perché le preghiere delle donne arrivano prima di quelle degli uomini, che se anche una donna si smazza dalla mattina alla sera, si sveglia prima del marito e va a letto dopo, è lui che porta la pagnotta a casa e che quindi è meritevole di maggiore rispetto.
In alcune tribù, se nasce un maschietto si fa festa per giorni, ad una femmina non sono riservate altrettante attenzioni. Se sei una donna e fai parte di una famiglia povera, probabilmente i tuoi genitori ti spingeranno a prostituirti (ma qui possiamo aprire un capito a parte) per portare un po’ di soldi a casa. Se non ci sono abbastanza soldi, tra un fratello e una sorella, il prescelto per la scuola è l’uomo. In alcune parti del Kenya è ancora alto il livello di matrimoni precoci, le donne sono ancora sottoposte alle cosiddette mutilazioni genitali tipo l’infibulazione, la moglie serve a procreare, è di proprietà della famiglia dello sposo (perché se muore tuo marito vai a vivere sotto lo stesso tetto di tuo suocero) e la lista potrebbe essere ancora più lunga..







Tuttavia si sa che le donne sono più responsabili degli uomini ed è ampiamente riconosciuto, almeno nella cooperazione internazionale, che molti progetti riescono meglio se gestiti da donne. Ma, spesso,  purtroppo, le stesse donne, non sono coscienti dei loro diritti.




L’8 marzo ho marciato con alcune di loro per strade di Mombasa. Non sono solita a espormi così tanto: in Italia non ho mai partecipato ad una manifestazione, perché probabilmente non ne sentivo l’urgenza, per quanto, e chi mi conosce lo sa, sia sensibile a certi temi.
Ma qui.. qui tutto ha assunto un altro significato.!!



Quest’anno l’ho sperimentato più volte sulla mia pelle: se parlo, spesso non mi ascoltano, o mi ascoltano dopo, e non perché parli troppo e risulti fastidiosa (potrei capirlo e anche condividerlo) ma perché sono una donna, e, a volte, mi salva solo l’essere bianca.. 
E per me il diritto di espressione è sacrosanto!



Qui ho incontrato molte donne valide, che si battono per il loro diritti e non hanno paura ad esporsi. Però nascere donna in molte parti del mondo è ancora considerata una sfortuna e io proprio non ce la faccio ad accettare questa idea!


Mi piacerebbe che la forma istituzionale diventasse sostanza; mi piacerebbe che le tante parole di cui si riempie la bocca, ovunque, fossero realmente tradotte in azione; e non pretendo di essere eguagliata a un uomo, perché per me la diversità è ricchezza, ma io pretendo, o quanto meno mi auspico, di avere le sue stesse possibilità.

Insomma, qui si sconfina e si va in un discorso più ampio che riguarda un valore per me fondamentale: quello della LIBERTA'! Io vorrei semplicemente vivere in una società dove ci sia la libertà di poter scegliere per me che donna essere. 
E, ancora oggi, questa libertà è spesso negata. 
Non cerco vittime e colpevoli e non ne faccio una questione puramente di genere maschile o femminile, quanto piuttosto una questione di.. umanità!! La strada è ancora lunga e, appunto, non riguarda solo le donne o gli uomini come entità separate: riguarda tutti, indistintamente. 
Io di risposte non ne ho, ma come donna, come cittadina, come cristiana e cattolica, mi sento di affermare che, probabilmente, solo educandoci reciprocamente al rispetto della DIGNITA' UMANA possiamo sperare in una società più equa, dove per equità, intendo, ancora una volta, l’accesso alle stesse possibilità. Sta poi a me decidere, cosa farne. Ma a queste possibilità devo poterci arrivare.

Angela


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