Dopo una lunga attesa, qualche giorno fa è finalmente uscito
Pokemon Go. Per le strade si iniziano a incontrare ragazzi di ogni età che
vanno alla ricerca delle creature del nuovo gioco per Android.
In fondo è una novità carina: con il GPS del cellulare puoi rilevare
la tua posizione e andare a caccia dei
Pokemon che si nascondono tra le vie della tua città. Il mondo diventa un mega
game boy! Puoi scovare uno Charizard tra le montagne o un Bulbasaur nel centro
commerciale. È un buon pretesto per fare un giro, organizzare una gita fuori
porta o spingersi un po’ più in là del pub sotto casa.
È innegabile che sia anche un po’ inquietante però: si
assottiglia sempre più irrevocabilmente il confine tra realtà e finzione.
Quello che esiste, quello che c’è di concreto e tangibile è sempre meno
distinto da quello che non è reale, frutto della fantasia e dell’ingegno umano.
Ci sono momenti, come per Pokemon Go, in cui la finzione
entra concretamente nella realtà della tua serata e l’intangibilità di milioni
di pixel sembra tanto vera quanto la schiuma della birra che stai bevendo.
Invece ci sono momenti in cui accade il contrario, quando
non è la finzione a sembrare reale ma la realtà a sembrare finzione. La tua
vita ti sembra un gioco, uno scherzo ideato da qualche visionario informatico
giapponese. Due sere fa hanno annunciato il golpe in Turchia e l’evidenza delle
risate degli amici e delle pedine del Monopoli
ha perso di consistenza.
Non ti sembra vero.
La realtà stessa perde di
veridicità, pare tanto assurda quanto l’improbabile esistenza di Pikachu. Non è
possibile!
Non è più solo “un amico del vicino era a Bruxelles il
giorno dell’attentato” o “il ragazzo della mia compagna di corso ieri era a
Nizza”.
Questa volta siamo noi.
Siamo noi che tra due settimane facciamo scalo
proprio lì, proprio nell’aeroporto di Istanbul. È il nostro viaggio in Libano in
pericolo. Il fulcro attorno a cui girano le nostre scelte da qualche mese a
questa parte. Studio un sacco per riuscire a dare l’esame a luglio così parto
tranquilla, faccio babysitter così riesco a mettere da parte un po’ di soldi
per coprire almeno una parte delle spese, mi ritaglio un po’ di tempo così
posso esercitarmi con l’ukulele per portarlo con me.. ma che senso ha?
Non mi
sento pronta a rinunciare al nostro viaggio. La follia di questo mondo
impazzito mette in dubbio la realtà della mia vita.
Ma qua si tratta di carri armati, mica di sfere Pokè.
Cla
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