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domenica 21 agosto 2016

Kenya, Nairobi: Realtà Filtrata

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Esistono molte realtà che sono impossibili da raccontare nella loro interezza. Ogni foto, documentario o articolo non fa altro che rappresentare solo una parte di esse e in qualche modo è come applicare un filtro alla realtà del luogo, che lascia passare alcuni aspetti di esso ma che impedisce di vederne la totalità.

Una di queste realtà è Korogocho, slum che orbita intorno alla discarica di Nairobi. A Korogocho vivono circa 200 mila persone, la maggior parte nelle baracche di lamiera, ma molte per strada. Prima di questo cantiere avevo provato a informarmi sugli slum, ma niente di quello che avevo letto mi poteva preparare a quello che effettivamente ho visto.

Voglio provare a scriverne anch'io, ma, visto che sono consapevole di non poterlo descrivere appieno, vi parlerò solo delle sensazioni che ho provato durante la nostra visita insieme a Padre Maurizio.

Maurizio è il padre Comboniano che ci ha fatto incontrare lo slum. I padri Comboniani a Korogocho hanno una parrocchia St. Johns e due centri per il recupero di ragazzi di strada tossicodipendenti. Padre Maurizio si occupa della loro gestione, oltre a quella di un altro centro che si trova a Kibiko, ovest di Nairobi vicino alle Ngong Hills.

Padre Maurizio lo abbiamo incontrato nella chiesa di un quartiere adiacente a Korogocho dove ci aspettava con il pulmino del seminario. Essendo un gruppo di wazungu, plurale di muzungu, il pulmino era d’obbligo per poter girare all'interno dello slum. Da li ci siamo spostati a St. Johns. Il taglio fra i quartieri è netto, si passa da case in muratura a una strada circondata da piccoli edifici in lamiera schiacciati gli uni sugli altri.

La chiesa di St. Johns
St. Johns appare già come un piccolo angolo di paradiso in mezzo allo slum, il campetto è pieno di ragazzi che giocano a calcio. All'interno della parrocchia c’è una biblioteca enorme dove i ragazzi del quartiere possono andare a studiare.
La chiesa di St. Johns è un piccolo anfiteatro coperto con la parete di fondo fatta di lamiera. All'interno del muro si trova una porticina oltre la quale si può ammirare a detta di Maurizio: “La vista più bella di tutta Nairobi, quella che se ci porti una ragazza il limone è assicurato!”.


"La vista più bella di tutta Nairobi"

La discarica di Korogocho è divisa in zone ognuna controllata da una diversa banda” ci dice padre Maurizio “Nella discarica arrivano fra i 300 e i 400 camion al giorno”. Quando gli abbiamo chiesto se si è cercato di fare qualcosa per chiuderla, Maurizio ci ha risposto che sono gli abitanti di Korogocho che non vogliono che venga chiusa.

Gli abitanti di Korogocho per vivere recuperano la spazzatura. Molti raccolgono la plastica e la puliscono per poi rivenderla ad aziende cinesi che la riciclano” e aggiunge: “Molti dei ragazzi di strada dormono scavandosi buche nella spazzatura per stare al caldo”.

Alcune persone al lavoro nella discarica
Davanti alla “Vista più bella di Nairobi” ogni problema scompare, qualunque preoccupazione personale da muzungu che avevo è stata cancellata da un senso di impotenza verso l’orrore di quel luogo. “In quasi due anni che vivo qui l’unica cosa che è cambiata è la distanza fra la spazzatura e le case che diminuisce sempre di più”
Di fronte a tutto questo l’unico pensiero che mi assale sono le parole di Se questo è un uomo di Primo Levi, unica poesia che abbia mai imparato a memoria:
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.

(…)



La prigionia di cui parla Levi era tangibile, mentre gli abitanti di Korogocho vivono una prigionia forzata, imposta da una società che crea rifiuti, spazzatura e umani, e li reclude in quello spazio che per la maggior parte di loro “... è l’unica realtà che vedranno in tutta la loro vita”. A Korogocho si incontra la Povertà, non solo materiale di chi ci vive ma anche umana di questa nostra società che crea inferni in cui uomini sono costretti a vivere in condizioni disumane.


Di Korogocho e altri inferni simili se ne parla tanto e sembra sempre facile trovare la soluzione a questi problemi. Io consiglio di provare a passare in uno di questi luoghi, non da turista ma con qualcuno che quel posto lo vive tutti i giorni, per rimuovere quei filtri che ci impediscono di vederne la realtà nella loro interezza.


Stefano

Illustrazione all'interno della chiesa di St. Johns

venerdì 5 agosto 2016

Kenya, Nairobi: Metà dell'opera

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Oggi è il secondo venerdì della nostra esperienza di cantiere: la fine della seconda settimana su tre. Per questo durante la colazione sentivamo tutti un po’ di malinconia.

Viene in mente tutto il duro lavoro di ieri mattina in shamba. Ieri ci è toccato zappare il campo di mais per prepararlo a una nuova semina, lavoro che Gianluca sperava di riuscire a farci scampare dato che era previsto per la fine di settembre. Evidentemente Henry, ”house-father” di Cafasso, voleva sfruttare la presenza delle braccia rubate all’agricoltura nostre e dei ragazzi rientrati da scuola queste settimane.


La nostra esperienza finora è stata lunga e impegnativa, ma come durante il lavoro svolto, arrivati quasi alla fine del campo, la fatica e la stanchezza diminuiscono guardandosi indietro per vedere quello che si è fatto.
Alla fine questo cantiere si sta finendo, ma non c’è soddisfazione più grande che guardarsi indietro e vedere quello che si è fatto, lasciandoci la voglia di scoprire quanto ancora abbiamo da fare!

Stefano
Il famigerato campo di mais

martedì 2 agosto 2016

Kenya, Nairobi: Acqua, Aria, Terra e Fuoco

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Quarto giorno a St. Joseph Cafasso half-way house, la casa che ci accoglie e in cui prestiamo servizio la maggior parte del tempo.

La giornata comincia con il nostro coordinatore Gianluca che ci presenta quali sono i lavori da fare oggi. Come gli altri giorni c'è da lavorare nella shamba (orto), da aiutare in cucina la house mother e da montare una valvola mono-direzionale in una delle tubature per ridurre lo spreco di acqua. Mi offro di aiutare con l'ultimo soprattutto quando mi si avvisa che si farà un lavoro di idraulica alla keniota e da buon ingegnere a cosa mi ispira.
Kahawa West
Gianluca ed io, ci rechiamo di buona lena a Kahawa West, quartiere limitrofo dove dobbiamo acquistare alcuni pezzi per fare il lavoro. Come tutte le volte in cui ci siamo passati il quartiere si presenta in tutta la sua caotica e rumorosa umanità, e come tutte le volte l'aria ci investe con i fumi di scarico degli onnipresenti matatu ("autobus" locali) e dei piki-piki (le moto taxi) e l'odore della spazzatura bruciata ai lati della strada.

Recuperati i pezzi e tornati a Cafasso ci dedichiamo al lavoro. Per prima cosa seghiamo il tubo dove dobbiamo inserire la valvola, poi scaldati a dovere dei tubi di gomma su un fuoco di giornale li deformiamo a forza per incastrarli nella valvola, un po' di colla e un giro di copertone da bici sigillano il tutto.

Lavoro ultimato
In fondo questo semplice lavoro mi ha presentato un modo nuovo di affrontare problemi, quello che in Italia si risolverebbe comprando due tubi adatti o chiamando un idraulico, qui viene affrontato usando in maniera molto creativa i mezzi a disposizione. A Cafasso anche l'acquisto di un tubo adatto va pensato e anche un pezzo di spazzatura può rivelarsi molto utile per ogni evenienza.
Ma a Cafasso non ci si può fermare e mi avvio zappa in mano a preparare la terra per coltivare altro sukumawiki,una meravigliosa verdura di cui, sono sicuro, sentirete parlare molto in futuro.

Stefano
La nostra amata Shamba