giovedì 10 febbraio 2011
Amman, Europa, 2011
Edward Said nella sua opera immortale lo chiamò "Orientalismo". Quell'immaginario collettivo Occidentale in cui prende vita un oriente mitico, popolato da luoghi e personaggi degni dei migliori romanzi avventura. Bhè, Amman è proprio il luogo in cui questo immaginario può essere decostruito. Palazzi, banche, locali, interi quartieri costruiti ad immagine e somiglianza dell'europa, o nei casi più gravi degli stati uniti.
Il punto centrale della questione è forse che Amman è una città alquanto nuova, (due anni fa hanno festeggiato i cento anni dalla fondazione), quindi le parti più antiche e tradizionali che abbondano ad esempio a Damasco e al Cairo qui sono assenti. Non ho la presunzione di venir qui a dire a loro quali stili seguire, alla fine io qui ci vivo ma solo per un anno, quindi sono più vicino temporalmente e concettualmente a un turista che a un abitante della città. Mi sembrerebbe un pò pretestuoso chiedere che loro vivano con modi e stili che magari non li attirano più solo per soddisfare la mia voglia di vivere un anno nel mitico oriente descritto dal Salgari di turno.
Detto ciò, la sensazione che provo è un pò più complessa. é qualcosa che provai già quando vissi per sei mesi in Senegal e quando girai Cuba durante un progetto di volontariato. Cercherò di spiegarla in un due parole. Io, così come credo molte delle persone che scrivono su questo blog, provo una certa insofferenza verso determinati stili ed esagerazioni della civiltà occidentale. E vado fuori sperando di trovare una opposizione ideale e reale a ciò che non sopporto del luogo in cui vivo. Macchè, sopratutto la gioventù dei luoghi sopracitati è spesso molto attratta da quanto prodotto in Occidente. Strana sensazione. Sentirsi minoritari a casa ma anche fuori. Come dicono i post-sessantottini? il fascino della sconfitta...
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Forse il posto giusto dove trovare ciò che non sopporti del luogo in cui vivi era il Nicaragua ?
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