venerdì 23 ottobre 2015

Jambo! Questi primi giorni pezzati



E’ raro che a quest’ora sia ancora sveglia. Diciamo che da quando sono in Kenya il mio lato vecchiodentro ha preso la meglio e fosse per me alle 22 già avrei gli occhi chiusi. Maristella mi aspetta e non spegne la luce per cogliere quest'opportunità per poi pormi domande imbarazzanti. Eh sì, le piace parlare tanto prima di addormentarsi. Ovviamente sbiascico qualche parola, ma non gliela do vinta.

Siamo arrivati in Kenya 15 giorni fa.
Prima tappa Nairobi e nel frattempo, in una sola settimana, ho lasciato la mia supergiacca a vento all’aeroporto di Parigi, mi hanno perso le valigie, ho girato per qualche giorno con una maglia di Paolo VI (sì, proprio il papa..) e un’altra con scritto c’è del disagio – ma come dice Gianlu: tanto tu sei una roncia- , ho conosciuto il luogo dove i miei amici presteranno servizio, sono entrata in un carcere per minori di Nairobi, sono arrivate le valigie rotte, ho visitato l’immensa baraccopoli di Korogocho, ho avuto il piacere di incontrare p. Maurizio che mi ha commosso con la profondità del suo discorso, sono stata bulleggiata da un gruppo di bambini usciti da scuola che mi prendevano palesemente ma simpaticamente in giro, ho fatto formazione con Angelo, operatore di Caritas Italiana, insieme altri due ragazzi italiani anche loro in servizio civile e a due ragazze che sono qui a svolgere ricerche per la tesi, ho mangiato nyama choma con le mani, assaporato la birra locale, contrattato prezzi, osservato le contraddizioni tipiche delle grandi città, aiutato Irene e Gianluca a pulire la loro casa, (detta anche la Bettola.. ma ammetto che mi ci ero affezionata..). 


Korogocho





Insomma, sono stata letteralmente travolta da incontri, parole, pensieri.. Occhi, cuore e polmoni pieni, tra alti e bassi, ma sempre in attesa..
In attesa anche del volo per Mombasa!!


Ed eccoci! Neanche scovando nei ricordi delle vacanze estive più umide e calde mi veniva alla mente, o al corpo, una temperatura così. E dicono che non sia niente. Le mani mi sudano e i vestiti si appiccicano addosso. Lo so, c'è di peggio, ma minaccio comunque di andare in Moldova, per poi continuare a ripetermi che mi abituerò! Lato positivo: evidentemente le sciarpette che ho portato non mi serviranno a coprirmi il collo ma a proteggermi la testa dal sole cocente.. che fashion! 


                                       

                      
La nostra casetta è molto carina, poche blatte, più rane e tante cornacchie, in attesa delle scimmie. Non possiamo lamentarci, tranne all’inizio per l’assenza dei fornelli che non ci ha consentito di bere il caffè al mattino. Nulla di così fondamentale, ma diciamo che affrontare le ore di incontri iniziali con i partner non è stato sempre facilissimo.. Considerando la caldazza e l’assenza di caffè, confesso che qualche volta sorridevo annuendo senza averci capito molto. Ma meno male che Maristella ne sa a pacchi! 
Adesso abbiamo il gas e i fornelli, ma qualche volta il risultato della mia comprensione non cambia! :)


la strada di casa

Nonostante le difficoltà di comprensione tra inglese e Swahili, ammetto di aver suscitato grossa ilarità più di una volta.
Ad esempio: abbiamo incontrato il vescovo di Mombasa una sera a cena. A quanto pare, dopo una mia confidenza ad uno dei nostri responsabili locali, in curia si è diffusa la voce che io sappia cucinare.. mi ha proposto più volte di aprire un ristorante italokeniota e alla fine gli ho detto che potremmo fare l’ugali (piatto tipico keniota) alla bolognese!! Grasse risate per tutti. Ma almeno posso pensare ad un piano b se il futuro dovesse andare non secondo i progetti!
Fuori dal nostro cancello ci sono bambini che ogni volta che usciamo o rientriamo ci si avvicinano con viva curiosità e cominciano a chiamarci Muzungu (bianco in swahili). Rientrando ho detto “ apana muzungo, jina langu ni Angela” (che dovrebbe essere letteralmente: “no bianco, mi chiamo Angela”) .. degli adulti ridevano, probabilmente per la stupidaggine che ho detto, perché, pensandoci,  sono muzungu, eccome! e allora ho corretto il tiro: “sì Muzungo ma Angela”! Grasse risate ancora una volta.  Ma almeno spero che adesso ricorderanno il mio nome.

Un giorno sono entrata in matatu (mezzo su cui ogni giorno ci spostiamo.. ma questo meriterà un post a parte) e ho provato a contrattare il prezzo dicendo un numero in Swahili. Tutti sono scoppiati a ridere. Mari sostiene che è per la pronuncia con cui parlo.. Ma almeno ho ottenuto il prezzo che volevo, mi hanno fatto mettere davanti tra l’autista e un signore che mi parlava di Berlusconi (!!!), delle squadre di calcio italiane, della condizione delle strade, etc etc etc..
Mi sono presentata ai ragazzi della parrocchia e pronunciato delle frasi sconnesse tra inglese, italiano e francese. Grasse risate anche per loro! Ma almeno hanno il volto ben impresso, anche se ho fatto la figura della scema!

Ma, e qui potremmo aprire un capitolo a parte, quello che più si sganascia dalle risate è il nostro guardiano Johnny. Abbastanza in là con l’età, non parla una parola di inglese. Anzi no, sa rispondere “fine” se gli domandi “how are you?”. Dopo di che comincia a parlare in swahili. Mi chiama per nome, mi parla in swahili, gli sorrido scuotendo la testa tra imbarazzo e impotenza e scoppia in grosse risate. Mi porta in giro nel giardino e mi dice i nomi delle cose.. e poi ancora risate!
Però in qualche modo ci capiamo!
O come quando al centro dei bambini vittime di abuso dove prestiamo parte del nostro servizio, mi sono seduta al tavolo con i 3 bambini più piccoli che mi hanno intrattenuto per tutto il tempo del pasto con un discorso in swahili.. Non capivo, ma mi parlavano di gusto con le bocche piene.. eppure qualcosa ce lo siamo detti!
Insomma, ho capito che per adesso, meno capisco, più capisco! Incredibile il linguaggio dell’uomo!! 
Eh sì, forse dovrei proprio “imparare a disimparare” ..almeno per adesso, almeno all’inizio.

Ma comunque, dopo tutto ‘sto popo’ di robbba, in cui ci si aggiunge anche qualche capatina al mare (con annessi disagi che hanno colpito la mia compagna) si comincia a fare sul serio!


Mari punta da un "porcospino" di mare
                                             

Gli inizi per me sono sempre un po’ complessi. Io non so se sono pronta, ma sicuramente, se è vero che “non occorre fare cose grandiose, grandi opere, attività speciali, ma è il piccolo gesto quotidiano che dà sapore alla vita”, allora voglio provare a gustarmi questa quotidianità, che adesso sa di caldo, sa di città di mare, sa di nuovo, sa di inatteso .. (sudore a parte!)

Un abbraccio pezzato
Angela

Nessun commento:

Posta un commento