"Un gobierno que no castiga la violencia contra las Mujeres...Es cómplice de los delitos", "No son arrebatos, son asesinados" questi alcuni dei cori gridati dalle donne, dalle/dai trans, dalle lesbiche. dai gay e dagli uomini scesi in piazza il 25 di Novembre a Managua, in occasione della giornata internazionale del No alla violenza contro le donne. In Nicaragua nel 2016 sono state registrate dagli osservatori delle donne 50 casi di femminicidio che per la statische della polizia nazionale sono invece solo 8, dato che è indice di un altissimo livello di impunità.
La data del 25 Novembre fu stabilita nel 1881, quando a Bogotà si tenne il primo incontro femminista LatinoAmericano e fu scelta in memoria delle tre sorelle Mirabal, assassinate quello stesso giorno del 1960 a causa della loro strenua lotta contro la dittatura di Trujillo nella Repubblica Domenicana.
La violenza di genere e la sua espressione più tragica, il femminicidio, non sono e non devono essere intese come una mera questione domestica, privata.
Per questa ragione le femministe nicaraguensi in vista del 25 Novembre hanno scritto un comunicato dal titolo " per un posizionamento femminista difronte alla situazione nazionale", che va ben oltre la denuncia della violenza privata e allarga lo sguardo, da tematiche prettamente di genere, a problematiche economiche, politiche e sociali più ampie che non sono e non devono essere sconnesse dalle prime.
Le questioni chiave sono la penalizzazione dell'aborto terapeutico e lo smantellamento della "Ley 779", legge integrale contro la violenza di genere, misure che colpiscono maggiormante le donne povere, le indigene, le afrodiscendenti, le contadine, le donne con handicap, le sex workers, le migranti, le lesbiche e le trans. Poi, a partire da qui, il ragionamento si amplia arrivando a comprendere nell'analisi molte altre tematiche come l'alto tasso di disoccupazione, di lavoro precario e informale; la tendenza del governo a privilegiare l'investimento di grandi capitali, a scapito dello sfruttamento della mano d'opera; la corruzione e il rafforzamento di una logica autoritaria; la farsa elettorale; la tendenza ad un riarmo e ad una militarizzazione, in un Paese dove ancora sono aperte le ferite della guerra degli anni 70/80 e il ricordo di una lunga dittatura.
Il movimento femminista nicaraguense così, oggi come per i trent'anni passati, prende parola, schierandosi contro ogni forma di dominio e autoritarismo, a partire da quello dell'uomo sulla donna, in un Paese, come il Nicaragua, dove un machismo esasperato è dominante in tutte le sfere della societá.
Il 25 e il 26 Novembre sono scese in piazza le donne di molte città dell'America Latina al grido di "Ni una menos", richiamandosi al movimento iniziato in Argentina tempo fa contro il femminicidio.
Ispirate dalle donne latinoamericane anche in Italia una piattaforma ampia ed eterogenea ha costruito una grande manifestazione per questa data.
Da Roma a Managua un'unica lotta, per la libertà e l'autodeterminazione della donna contro ogni forma di patriarcato...e soprattutto perchè: "ni una màs, ni una màs, ni una asesinadas màs."
https://lamericalatina.net/2016/11/25/niunamenos-dal-nicaragua-lallarme-contro-il-governo-reazionario-della-dinastia-ortega/
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