Prima di partire immaginavo di
arrivare ad Haiti e iniziare subito a scrivere un sacco di pagine, di getto,
colto dalle emozioni e dalle sorprese.
Invece eccomi qui, a una
settimana esatta dalla mia partenza, a buttar giù queste prime righe, prime
riflessioni e pensieri di un anno che prevedo sarà intenso, difficile, forte,
bello.
Bhè, per cominciare potrei dirvi
molte cose su Haiti, su ciò che ho visto e sentito, sugli odori respirati …
Potrei dirvi che dall’aereo in
fase d’atterraggio non si vedevano altro che baracche e i tetti di lamiera
luccicavano come stelle, solo situate dalla parte sbagliata del cielo. Invece
vi dirò quanto sia bello il manto blu che mi culla prima di addormentarmi, con
migliaia di astri che mi sfiorano.
Potrei dirvi di come l’odore di
smog impregna le strade di Port au Prince. Invece vi dirò come sono
affascinanti i tap tap in corsa,
gremiti di gente, colorati e dipinti con passione da diversi artisti,
raffiguranti Messi, Cristiano Ronaldo e l’immancabile Gesù.
Potrei dirvi di come sia stato
macabro, inquietante e strano essere in un cimitero, unici bianchi, durante la
festa dei morti (degli spiriti!direbbe un vodooista per bene) e osservare,
sperando invano di non dare nell’occhio, i rituali vodoo. Invece vi dirò quanto
sia stato bello e interessante entrare in questo spaccato di tradizione e
religione, sentirsi testimoni di qualcosa di unico al mondo, speciale.
Potrei dirvi di come sia stato claustrofobico
entrare in Citè Jeremie, la bidonville vicina a Kay Chal, di come siano sporchi
e vissuti i suoi vicoli. Invece vi dirò come sia stato impattante entrare e
vedere tutti questi bambini che correvano e salutavano con grandi sorrisi il loro animatore, che ci
accompagnava.
Potrei dirvi di come gli haitiani
spesso sulla strada siano scorbutici. Invece vi dirò come a un sorriso
accennato rispondano sempre con un sorriso ancora più grande, con dei denti
bianchissimi e ben curati, dimenticando la smorfia precedente.
Potrei dirvi di come sia un
peccato vedere suor Luisa vivere in casa da sola mentre porta avanti la sua missione. Invece vi dirò come sia fantastico e
ispirante vedere la sua energia, l’amore che emana, i suoi sorrisi.
Potrei dirvi di come gli haitiani
siano un popolo difficile, con delle prospettive difficili. Invece vi dirò
come, durante la messa della misericordia allo stadio nazionale, l’arcivescovo
abbia ispirato la gente per un futuro migliore, un popolo che ha voglia di
riscatto, che lo applaudiva con forza, che ballava, tutti assieme, cantando il
“magnificat”, con un’energia tale da mettermi la pelle d’oca, scottati da un
sole cocente.
Potrei dirvi di come la gente qui
viva in uno stato di povertà degradante, di come alcuni ragazzi che incontro
ogni giorno a Kay Chal non riescano a godere di un pasto quotidiano. Invece vi
dirò di come un ragazzino di 17 anni , seppur con poche energie, seppur non
sempre abbia cibo, seppur non abbia una famiglia alle spalle che lo segue, ogni
pomeriggio si rechi al centro per fare l’animatore, aiutare i più piccoli,
insegnar loro a fare qualche braccialetto, essere un esempio, un fratello
maggiore.
Infine, potrei semplicemente
concludere e dirvi come Haiti sia un
paese devastato, povero. Invece vi dirò che Haiti è un paese bello, ricco, e io
sono contento di essere qui.
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