mercoledì 26 luglio 2017

Kenya. Semplici, coraggiosi e felici

Incontro
Incontro: cos'è?
Un volto, una parola, un gesto.
Qualcosa che non  sai perché ma rimane dentro di te.
Se penso all'Africa, a quella che io ho vissuto, sono indefiniti gli scambi con persone, luoghi e contesti che ho avuto.
Ma una delle più grandi scuole di vita che ho ricevuto è durata non più di un pomeriggio.
Usciti da una messa colorata, ecco Padre Maurizio, appena terminato di celebrare in swahili.
Un uomo determinato dalla prima impressione, con la risposta sempre pronta, capace di mettere in discussione ogni tua convinzione.
Un pranzo insieme, una chiacchierata sul quotidiano.
Un uomo semplice, chiaro e diretto.
E in qualche ora ci ritroviamo a parlare insieme di cosa fa in Kenya, a Nairobi, da due anni ad oggi.
Ecco subito che è chiaro quanta passione ci sia nel seguire il centinaio di ragazzi presi dalla strada che sono accolti nei centri di cui è responsabile.
Presenza, vocazione, radicalità: i cardini della discussione, forse i pilastri  di una vita.
"La cosa più importante è esserci", una frase che racchiude l'essenza del vero amore verso il prossimo, che non guarda all'egoismo di avere risultati fisici da poter guardare e con cui sostenere la propria autostima; ma all'ascolto rispettoso del bisogno umano.
Ecco la presenza, ecco il "sedersi accanto e aspettare che Dio accada", come Maurizio ha ricordato.
Quanto siamo tormentanti dal trovare segni per capire quale sia quella che il mondo chiama: " la strada giusta per noi?"
La strada giusta non è altro che seguire ciò che ci rende felici.
Siamo fatti per la felicità, nonostante il mondo sembra quotidianamente che ce la metta tutta per farci credere il contrario.
Si tratta di prospettive da cui guardare questo mondo tanto grande quanto piccolo.
E questo luogo me lo ha insegnato e confermato ancora una volta.
Come si fa a sorridere in mezzo a cumuli di immondizia e l'odore di urina che solca le strade delle baraccopoli?
Eppure a Soweto, una baraccopoli del Kenya, ho visto accadere proprio questo.
Una vecchia dalla pelle arida di sole e consumata dal tempo, ci accoglie stringendoci la mano e con un sorriso sincero.
Sotto un ponte, a Ghidurai, bambini vestiti di stracci e che la notte dormono soli tra altre milioni di persone che sniffano colla, si svegliano e alcuni alla nostra vista hanno il coraggio di sorridere e seguirci.
E potrei parlare così per ogni luogo che ho visitato in queste tre settimane.
Allora quella domenica, quando Padre Maurizio ci parlava di felicità, come criterio per scegliere la propria via, la nostra vocazione, passo a passo, giorno dopo giorno, aveva ragione.
A volte la vocazione ci impone di cambiare, di imboccare sentieri che sempre avevamo percepito dentro di noi, ma che mai avremmo immaginato di avere il coraggio di camminare.
La radicalità della scelta è qualcosa che personalmente mi ha sempre affascinato, perché chiede il coraggio di chi vuole conoscere profondamente a cosa la vita lo chiama.
Ma non basta.
Perché ogni scelta va sostenuta da un'immensa forza, tenacia, unicità.
E quel pomeriggio, ascoltando quest'uomo, che ha espresso la propria radicalità , scegliendo di vivere una vita di obbedienza, a fianco degli uomini, abbandonando una vita stabile, normale agli occhi del mondo, ho capito che è possibile essere così forti.
È possibile se scegliamo con il cuore.
È possibile se ascoltiamo la felicità.
È reale se è impegno quotidiano, se è accettazione delle possibili sconfitte.
È infinitamente bella se ci credi e continuerai a crederci.
Padre Maurizio quella domenica pomeriggio, è arrivato al cuore, al centro del senso che può avere trovarsi qui, in Kenya, a Nairobi, dove ricchi viaggiano accanto a bambini che crescono da soli ai margini dei marciapiedi.
Qui in Africa, dopo anni che qualcosa chiedeva questo dentro me, ho scelto di spendere poco tempo, solo tre settimane, per cominciare a conoscere, a dare la mano e a guardare negli occhi, che colore, che nome, che odore ha il mio desiderio.
L'Africa è magica, mi aveva detto un missionario incontrato per caso prima di partire.
La mia Africa è stata naturale, povera e ricca, faticosa e gioiosa, tanto semplice quanto sfidante.
Si, la mia Africa è stata magica.
Grazie a chi mi ha fatto arrivare qui, a chi è stato con me in questo tempo, e a quelli che rimarranno in ogni caso i compagni della mia prima Africa.

Sara S.

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