“La valigia è pronta;
I vari documenti sono stati stampati e catalogati quasi
perfettamente;
Le cuffie e il cellulare sono carichi e pronti all’uso;
Gli esami sono stati fatti e, dai, sono anche andati quasi
bene;
Gli amici e i parenti sono stati tutti salutati;
Mamma e papà li saluto domani mattina appena sveglio;
La voglia di partire e di scoprire il Nuovo Mondo, direi che
non è mai mancata;
Le richieste di tranquillizzarmi e rilassarmi, non sono
state ascoltate;
Dai, ci sono, partiamo.”
“Si, ok, partiamo; ma, Fil, dove andiamo?”
“Andiamo a Managua, in Nicaragua. Dai è da febbraio che sai
che andiamo lì. È da febbraio che te lo ripeto e che ci prepariamo.”
“Si, abbiamo fatto il colloquio, abbiamo fatto le
vaccinazioni mancanti, le giornate di formazione, abbiamo letto quasi tutto il
dossier. Ma ti sei fermato un secondo a pensare dove stiamo andando?”
“Massì dai. Sto andando in piccolo stato tra Honduras e
Costarica. Non so lo spagnolo, questo è vero. La cosa un pochettino mi
preoccupa. Ma in fondo noi italiani ce la caviamo. Una “s” alla fine e via, cosa
ci sarà di così difficile. Poi mi sono preparato guardando “El Chapo” su
Netflix, tutto in spagnolo con i sottotitoli in Inglese. Fantastico! Poi sono 5 anni che parto durante le vacanze
per fare questo tipo di viaggi: Gornja Bistra, Sarajevo, Nairobi e ora Managua.
Sono abbastanza pronto. Esperienze ne ho.”
“Fil, dove stiamo andando?”
“Ancora? Te l’ho già spiegato. Nicaragua, Managua, Ciudad
Sandino. Non mi è ben chiaro ancora cosa faremo; ho raccolto tanti materiali da
portare e sono pronto a fare tutto quello che ci sarà bisogno di fare. Sto andando
dall'altra parte del mondo, in un posto che non conosco, in cui non sono mai
stato. Anche gli anni scorsi non sapevo dove stavo andando e non sapevo bene
cosa avrei fatto però è sempre andata bene. Sei il solito pessimista rompi
balle.”
“Non sono pessimista. Non ti irritare. Ti sto solo chiedendo
dove stiamo andando; Fil, dove stiamo andando?”
“…”
“Fil?”
“Stiamo andando via. Via da Vedano al Lambro. Via da Monza.
Via da qui.”
“Perché?”
“Perché è giunto il momento di pensare.”
“Pensare a cosa?”
“Pensare a questo ultimo anno. Appena tornato dal Kenya, mia
mamma aveva notato che ero cambiato. Io non me ne ero accorto. Solo ora me ne
sono accorto. Quest’anno ho scelto di cambiare. Ho scelto di concentrarmi sulle
tematiche penali ed internazionali che la mia facoltà mi offre. Ho scelto di
scrivere, di scrivere delle mie esperienze e non solo, su un blog. Ho scelto di
abbandonare quel blog. Ho scelto di non fare un esame. Ho scelto di allontanare
l’amore. Ho scelto di piangere per quella lontananza. Ho scelto di fare
politica, di candidarmi a Monza con una lista civica, perdere, non mollare,
ricominciare da capo, con nuove avventure e nuovi incarichi. Ho scelto di fare
volontariato anche qui, dietro casa mia. Ho scelto di mangiare ad orari
assurdi, di non essere mai a casa, di dormire 4 ore per notte. Ho scelto di
essere “social”. Ho scelto di non fermarmi e di non accontentarmi. Ho scelto di
partire per il Nicaragua. Ho scelto di studiare come un dannato fino al 25 di
luglio per prendere un cazzo di 23. Ho scelto di tralasciare i miei migliori amici
per fare tutte queste cose ma, nonostante questo, hanno scelto sempre di
sostenermi e di starmi vicino. Ho scelto di essere contento, di crederci sempre
e di non mollare. Ho scelto di fare tutte queste cose contemporaneamente, senza
pensare. Dobbiamo pensare”.
“E dobbiamo andare fino in Nicaragua?”.
“Bhè si, qui fa troppo caldo.”
“Ma là ci sono 34 gradi con un umidità del 85% !”
“Dettagli.”
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