venerdì 13 novembre 2015

Fino a quanto possiamo essere relativi?




Quanto è difficile essere RELATIVI?
Si dice sempre di affrontare la differenza con relatività, ma fino a QUANTO possiamo essere relativi?
Partiamo con un bagaglio di certezze difficilmente sradicabili che ci rende complicato incontrare l’altro o conoscerlo.
Volontariamente non parlo di CAPIRE e comprendere.
Mi fermo ad un livello inferiore che semplicemente è avere la CONSAPEVOLEZZA che esiste un altro e ACCETTARNE l’esistenza, al di là di moralismi e attribuzione di valore.

…e anche chi cerca di incorporare questo relativismo con atteggiamenti e parole, rischia di essere presuntuoso nel definire l’altro “assolutista” e percepire se stesso come “relativista”. Si ricade nel circolo del pregiudizio e della sensazione di superiorità che ti trasforma in un “assoluto relativista”.

Sembra un pensiero contorto , o forse lo è.
La cosa strana è che questi TRIP MENTALI non nascono dallo scontro- incontro fra la cultura boliviana e quella italiana, come sarebbe più facile pensare!
Questi pensieri confusi e disordinati mi affiorano alla mente dopo una semplice cena, guarda un pò…tra tre italiani.

Ora, potrei andare avanti all’infinito a costruire castelli filosofici, ma non credo sia il caso…mi ritroverei in men che non si dica nel centro di cura psichiatrico più vicino! Se qualcuno vuole continuare dopo di me, si faccia avanti e mi faccia avere la risposta!
VI PREGOOO

Almeno da tutto sto disastro di flussi di neuroni possono nascere delle riflessioni un po’ più concrete!

Per esempio, posso partire dicendo che mettersi in contatto con l’altro non è mai facile. A volte lo è un po’ di più, magari per sensazioni di “pelle”, a volte lo è di meno.
È difficile l’incontro e non credo esista una modalità scientificamente provata essere adatta per tutti, con tutti e in qualsiasi momento ( A.A.A. cercasi risolutore di conflitti!).
Forse, partendo dall’esperienza personale, ciò che penso si possa fare è provare a essere APERTI e a LASCIARSI VIVERE dalle cose, dalle situazioni, dalle persone; SOSPENDERE IL GIUDIZIO di pancia, EVITARE INUTILI PARAGONI, RIFUGGIRE LE CRITICHE.
Almeno in un primo momento, nella fase dell’incontro.
Accogliere tutto; così come un computer, registrare “dati”.

Poi però, ritorniamo ad essere UMANI, non ancora immuni da ragioni, sentimenti ed emozioni.


Bene. Ora il mio cervello ha bisogno di zuccheri…ARRIVO BISCOTTI!!!!

Ps. Mettete in pausa il cervello con le prossime immagine e state solo a guardare­­­.

Una giovane artista di strada nel centro di Cochabamba
Mercato di Santa Barbara
A volte Chiesa, a volte scuola
Dia de los muertos. Desaparecidos.

 
Case nella zona Sur de Cochabamba


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