giovedì 12 novembre 2015

Mekatilili, una storia di resistenza kenyota

Pochi giorni fa Angela e io siamo state a Malindi, alla scoperta dei progetti dell'ONG Coast Inter-faith Council of Clerics Trust con cui collaboreremo in quest'anno. Questa si occupa tra l'altro portare avanti una serie di progetti sociali che abbiano come approccio quello della collaborazione tra appartenenti a fedi diverse per la costruzione di una società più pacifica e inclusiva. www.cicckenya.org 


Per prima cosa, siamo andati a visitare un centro culturale della tribù Mijikenda intitolato a Mekatilili” di cui vi dirò qualcosa tra poco.

I Mijikenda sono un gruppo etnico di origine Bantu  presente soprattutto sulla costa del Kenya e praticano una religione animista tradizionale. La tribù dei Giriama è quella più numerosa tra i Mijikenda. Questa popolazione viveva (e in alcune zone rurali vive ancora) in capanne di legno e paglia nelle quali tengono al sicuro anche tutti i loro averi e i loro animali durante la notte.


Nella loro religione i sacerdoti hanno un ruolo molto importante. Quando uno di loro muore viene sepolto sotto un albero che incorporerà il suo spirito e diventando quindi un luogo di culto, un luogo di contatto con Dio. Le loro icone sacre sono delle asticelle di legno che rappresentano ognuna un diverso spirito divino.

Una questione di particolare interesse che è venuta fuori è il ruolo degli anziani all'interno della tribù. Se da una parte questi sono molto rispettati perché dotati di particolari sensibilità, dall'altra negli ultimi anni sono in costante pericolo. Gli anziani, infatti, possono facilmente essere accusati di stregoneria, anche solo per uno sguardo storto alla persona sbagliata, e per questo uccisi. Questo centro ha tentato dal 2010 (anno in cui le uccisioni son state più di 300!!) di “salvare” degli anziani in pericolo: quelli che vengono allontanati dalle famiglie o che sono ritenuti in pericolo vengono presi in carico e qui vivono serenamente i loro ultimi anni.

Mekatilili, personaggio storico che ha dato nome al centro, è stata la prima donna a essersi ribellata alla colonizzazione britannica nel 1913. La sua storia dice che un comandante britannico fosse andato nel suo viaggio a reclutare uomini da mandare in guerra a ovest del Kenya. 
Questa donna, vista l'inerzia degli uomini del suo villaggio decise, di affrontare i britannici personalmente, ma non conoscendo la lingua usò gli animali per farsi capire. In una cesta portò una gallina con i suoi pulcini davanti al comandante e lo invitò a prendere un pulcino. La mamma chioccia inferocita attaccò la mano del comandante. Con quest'espediente Mekatilili fece capire al comandante britannico che se avessero preso i loro figli, le donne del villaggio sarebbero scese 'in guerra' per difenderli. La storia continua con Mekatilili che viene incarcerata per ben due volte in luoghi lontani dalla sua tribù e per due volte riesce da sola a evadere e tornare a casa a piedi.
Non so quanto di vero e quanto di leggendario ci sia, resta il fatto che una donna è ricordata come uno dei primi eroi della resistenza kenyota e del risveglio del popolo Mijikenda contro i dominatori britannici. Un donna, ripeto. Mi sembra un fatto importante da ribadire più e più volte perchè la società kenyota vista la sua forte struttura patriarcale, come moltissime altre - ancora troppe, ha bisogno di una differente narrativa sulla donna è quasi sempre l'ultimo anello su cui si ripercuote tutta la violenza e la frustrazione sociale e individuale. 

E poi è sempre bella una storia di resistenza, figuriamoci se ha una donna come protagonista.


Momento imbarazzo: 
Giriama Girls ;)


Mari

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