Scrivo con
calma, un po’ in ritardo rispetto a quanto mi ero prefissata ma siamo pieni di
impegni.
Scrivo da
casa, da sola, in quanto il piccolo uomo è andato a tastare il terreno a Nyeri,
cittadina ai piedi del monte Kenya, e scrivo soprattutto dopo una colazione
spaziale che mi sono cucinata con successo: Mandazi (triangoli fatti di farina,
lievito, sale, zucchero e acqua e poi fritti)!...MmMmMm, buoni!
Per continuare con l’argomento…Appuntamento fisso per
me a partire dalla scorsa settimana, o addirittura da quella prima, è di scopo
culinario: un pomeriggio a settimana “organizzo” uno scambio culinario nella nostra cucina tra me e le due ragazze
volontarie di Cafasso. Come chi mi conosce bene, mangiare cose strane,
assaggiare e provare a cucinarle per me è veramente un’emozione! E così compro
gli ingredienti che servono e poi ci si trova nella nostra casetta per un the
(immancabile quando si invita qualcuno a casa qui in Kenya) con biscotti e poi
si cucina! Fino ad ora lo scambio è stato un po’ ineguale: ho insegnato loro a
fare il budino ed invece loro chapati, samosa e mandazi con grande successo!
È una cosa che mi dà molta soddisfazione cucinare e
condividere le tradizioni in questo campo e questa settimana una delle due
ragazze – Angeline – si è anche fermata a cena!
Chapati in arrivo... |
Samosa di carne e di verdura, salame e grana! :) |
Colazione da signora: Mandazi |
Cena con l'ospite d'onore! |
Tutte le mattine camminiamo su stradine sempre più
infangate e tante volte sono mezza addormentata e parlicchio con Gialu. Un
episodio che ci ha fatto ridere molto e ha dato un risvolto positivo alla
giornata è accaduto la scorsa settimana in cui, sulla strada per Cafasso già in
Kamiti, parlavamo di Rambo (non ricordo esattamente il motivo, presumo per il
fatto di arrivare al lavoro già sporchi) e proprio mentre pronunciavo la parola
“Rambo”, è passata una ragazza piuttosto carina e ha risposto “Poa!”…Io e
Gianlu ci siamo trattenuti dal ridere subito in seguito alla risposta della
ragazza in quanto, in realtà, qui tra i giovani e informalmente il saluto
maggiormente diffuso è: “Mambo!”, “Poa!”.
Questo episodio è un po’ per dire che ci stiamo
rendendo conto che forse, forse necessitiamo di un corso/qualche lezione di
Swahili in quanto da soli o comunque solo parlando con i ragazzi in Cafasso non
è abbastanza: ci dimentichiamo subito le parole che ci dicono se non le
scriviamo e le parole in sé sono difficili!
Speriamo di trovare e iniziare ancora prima del
rientro in Italia a sperimentarci un po’, tornando magari in un’aula dietro a
dei banchi, ahah…
Peccato che il desiderio da parte di entrambi sia
quello di conoscere sempre meglio il posto dove siamo “capitati” e di stare a
contatto con le persone!
Via vicino a casa nostra |
Campo da basket nella casa degli street children - Ass. Papa Giovanni 23° |
Sabato 14 siamo andati al nostro primo matrimonio qui in Kenya invitati con tanto di partecipazione piuttosto trash da una ragazza, figlia di una ufficiale nella prigione. Partecipiamo contenti di vivere questo momento meno formale con i ragazzi; ma, quando mi sveglio, piove tantissimo tanto che solo per arrivare a Cafasso ho le rane dentro le scarpe e l’acqua ha anche quasi trapassato l’impermeabilità della giacca a vento! Grazie al cielo incontriamo una volontaria che con la macchina ci dà uno strappo fino alla chiesa e, dopo la celebrazione, si va tutti e 11 con una macchina da 5 al ricevimento, che ridere!!! Arrivati lì mangiamo non molto ma ci divertiamo ad imitare i ragazzi e gli altri invitati a ballare e facciamo alcune foto…Ah, la preparazione per il matrimonio consiste nell’esserci
fatti fare entrambi su misura degli abiti tipici ed io ho anche chiesto ai
ragazzi di tagliarmi i capelli con un esito molto positivo!!!
I due sposi... |
Il gruppo di rappresentanza di Cafasso al matrimonio!!! |
Al ricevimento incontriamo anche le due volontarie
austriache che vengono da due settimane ogni lunedì a Cafasso ma solo per un
mese e ci dicono se sappiamo qualcosa di quanto è accaduto a Parigi. Dopo il loro racconto
rimaniamo basiti e quando siamo a casa ci colleghiamo subito per leggere alcuni
stralci di notizia. Leggo l’articolo di Repubblica dal cellulare, tutto d’un
fiato, facendo scorrere il dito sullo schermo e a volte mi blocco perché non
escono le parole; finito l’articolo rimaniamo due o tre minuti in silenzio,
fermi, immobili.
Spaventati? Preoccupati? Perplessi? Confusi?
Sinceramente, non so da un nome a quell’insieme di emozioni provate in quegli
istanti. Cosa sta succedendo nel mondo non so spiegarlo, ma sto osservando
sempre più come è difficile stare insieme alle persone senza litigare: esempio
lampante è Cafasso, dove 15/20 adolescenti di provenienza diversa vivono sotto
lo stesso tetto ed è normale che a volte ci siano screzi e litigi. Ma come si
fa ad arrivare a così tanto? Beirut, Parigi a distanza di soli pochi giorni!...
Ieri, domenica 15 novembre, ci troviamo presto con
i ragazzi di Cafasso per andare al Flora
Hostel, sede delle Suore della Consolata, per incontrare i giovani della
parrocchia con cui il servizio è praticamente “gemellato”. Ci spostiamo
noleggiando un matatu tutto per noi in quanto lo riempiamo ed i ragazzi aprono
istintivamente tutti i finestrini: forse per la curiosità di vedere meglio cosa
c’è fuori da Kamiti, io invece apprezzo la brezza che entra e la musica che si
diffonde contagiando l’atmosfera di serenità e tranquillità.
È stata una giornata molto piacevole, sebbene
lunga, vissuta in mezzo ai ragazzi cantando canzoni in swahili nel coro durante
la messa, ballando con loro durante le prove per i balli della celebrazione,
giocando a mimi e ad interpretare scenette, presentandomi per la prima volta
completamente in lingua e condividendo con loro l’intera giornata.
Ho potuto percepire alcune volte un senso di
inadeguatezza che provavano, in quanto si avvertiva una certa distanza
nonostante la fascia d’età simile: il solo modo di vestire, gli oggetti
posseduti (macchina fotografica, occhiali da sole, …).
Prove dei canti prima della messa al Flora Hostel |
Recita del poem di Cafasso al Flora Hostel |
Tutaonana! (= A presto!)
Un abbraccio a tutti,
Ire
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