lunedì 16 ottobre 2017

Una danza lunga un anno




“Lloyd, apri il dimenticatoio che devo buttarci questa brutta esperienza”
“Sir, prima che la elimini le consiglierei di guardare bene al suo interno”
“Dentro ci sono solo delusione e rabbia, Lloyd”
“Ma anche una preziosa scaglia di esperienza, sir”
“Da sola è troppo piccola per ripagare le fatiche del passato, Lloyd”
“Ma, insieme alle altre, può farne tesoro per il futuro, sir”
“Ottimo suggerimento, Lloyd”
“Buona giornata, sir”

(Tempia S., Vita con Lloyd, Rizzoli Lizard, 2016, Milano, pag. 78)

Non posso certo ridurre il mio ultimo anno, trascorso in Kenya con Caritas Ambrosiana attraverso il Servizio Civile all'Estero, ad una “brutta esperienza”, ma come spesso mi accade leggendo il libro dal quale questo pezzo è tratto, c'è una svolta positiva sul finale che mi spiazza ma mi piace un sacco.
E forse è così che sento di aver trascorso questo anno fra persone locali non troppo accoglienti e colleghi troppo arrivisti per capire davvero l'importanza del lavoro con i ragazzi accolti in Cafasso.
È sul finale, anzi forse è appena dopo la fine, che ho compreso o meglio che inizio a comprendere la svolta positiva.
“Allora, com'è andata in Kenya?” mi chiedono spesso. E come si fa a racchiudere un anno di vita, di lacrime, di lotte, di sofferenza, di piccoli ma fondamentali passi fatti, a volte di paura, in una risposta?
Come si fa a racchiudere le vite di una ventina di ragazzi che mi hanno messa in crisi, fatta impazzire, ma ai quali ho voluto un bene smisurato, in poche frasette?
E come si fa a trovare un senso a tutta la fatica fatta, alle energie investite, che non so se e quando daranno frutto?

Però poi, nella pagina facebook nella quale il suddetto libro è nato, ecco un'altra ispirazione.

“Lloyd, cosa si fa quando una difficoltà pare insuperabile?”
“Ci si prova a danzare insieme, sir”
“Perché dovrei ballare con la difficoltà, Lloyd?”
“Per trovare dentro ai suoi occhi la forza necessaria per affrontarla, sir”
“Io però ci vedo solo il mio volto riflesso, Lloyd”
“Appunto, sir. Appunto…”

(Tempia S., Vita con Lloyd https://www.facebook.com/vitaconlloyd/)

Ecco l'illuminazione, la parola mancante. Cos'hai fatto quest'anno in Kenya?
Ho ballato!
Ho ballato con la vita, con le mie paure, con i miei limiti, con la nostalgia, con la distanza.
Ho ballato con la difficoltà, e dentro essa ho trovato la forza per provare a superarla.
Ho ballato con me stessa, con una nuova me che si è scoperta e riscoperta negli occhi scuri e profondi di gente che non mi ha capita, forse perché non ancora pronta a capirmi.
Ho ballato con gli occhi dei kenyani, che specchiati nei miei mi sono sembrati così lontani e a volte invece così vicini.
Ho ballato con la stanchezza di K. e con la sua euforia nel tornare a casa, un ballo felice e pieno di affetto. Ho ballato con gli occhi lucidi di sua nonna quando ha visto comparire suo nipote con una donna bianca nella sua baracca.
Ho ballato con W. e ballo tuttora col suo ricordo e con le domande che mi frullano in testa pensando a se e cosa avrei potuto fare di più.
Ho ballato con G., con M. e con N. nel breve tempo che trascorrevano in Cafasso nelle pause da scuola, un ballo un po' impacciato ma felice nel vedere i grandi risultati da loro raggiunti.
Ho ballato con Giulia, fedele e preziosa compagna di viaggio, sulle note della Mannoia e dei Backstreet boys, scoprendo un ballo di coppia che mi ha arricchita, protetta e sorretta.
Ho ballato con Maurizio, punto di riferimento lontano ma indispensabile.
Ho ballato con Giacomino, Nicoletta, Anna, Vale, Silvia, Daniela, Matilde, Domenico, Angelo, importantissimi amici, capitati nella danza un po' per caso, ma che mi hanno insegnato passi e ritmi nuovi.
Ho ballato con i cantieristi Andrea, Daniele, Francesca, Giovanni, Sara, Sara e Valentina, una danza piena di stupore e di vita.
Ho ballato con la mia casa in Italia, attraverso la mia famiglia e gli amici di sempre che non mi hanno mai lasciata.

Ballo tuttora con i ricordi di una terra che mi ha fatta impazzire, soffrire, ridere, piangere, conoscermi e crescere.
Ballo tuttora con le lacrime che parlano di una storia incredibile, che ogni giorno che passa mi fa sentire grata del tempo passato fra un sorriso sdentato e l'immondizia di Kahawa West.

Nonostante tutto, grazie.
Asante sana Kenya.

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