venerdì 6 ottobre 2017

Ad Haiti abbiamo perso qualche capitolo

Mancare di qualche pagina, qualche capitolo o addirittura di un libro intero: sono questi i modi di dire haitiani che potrebbero essere paragonati al nostro “avere qualche rotella fuori posto”. Ecco noi ad Haiti abbiamo perso qualche capitolo, in particolare per quanto riguarda la stesura del nostro romanzo, ed eccomi qui a recuperarne uno.

In cosa consiste la nostra esperienza? Ho pensato di riassumere tutto così. 
Partiamo con la semplicità e la spontaneità: Haiti è vita senza eccessi, è divertirsi ballando ed essere entusiasti nel dedicarsi alle attività semplici e facili, è musica che spacca i timpani.
Haiti è assenza di fretta: spesso ci siamo scontrate con orari non rispettati e “tempi morti”, compensati da tanta improvvisazione e spirito di adattamento. 


Haiti è contrasto estremo tra ricchi e poveri, tra natura spettacolare e discariche a cielo aperto, tra cannella e piccante. E poi acqua nei sacchetti, riso ad oltranza, mamba, bevande zuccheratissime, birra Prestige... e ragni velenosi che ti aspettano nelle scarpe!

Ed è anche forza fisica e mentale, è non farsi abbattere dalle sventure del passato e trovare il modo di superare le difficoltà.

Haiti è rischiare la vita tutti i giorni viaggiando in macchina, sulle moto, sul canter e con i mezzi pubblici su strade dissestate e sterrate che, dopo la piogga, diventano piscine di fango e ogni volta che ci passi con il fuoristrada incroci le dita e speri che la macchina non si ribalti. Una specie di “calcio saponato”, come lo ha definito Chiara, un'operatrice di Caritas che risiede a Port-de-Paix. E se la strada si interrompe e finisce nel fiume? Nessun problema, i pick-up non hanno paura dei fiumi, lo si attraversa senza esitare. 


Il canter, invece, equivale a lividi, dita schiacciate e schegge nel sedere: il tutto compensato dalla possibilità a 360° di osservare bellezze uniche del paesaggio Haitiano.

E poi quella barca che ci ha portato su Tortuga, isola da spiagge bianche e deserte e un mare che all'orizzonte si fonde con il cielo, isola dove hanno girato un pezzo dei “Pirati dei Caraibi”. Ecco quella maledetta barca ci ha fatto sudare 7 camicie al ritorno dall'isola, anche se questa sudata è stata lavata via dalle onde altissime che superavano il bordo della barca e che ci hanno bagnato per due ore: due ore di preoccupazione, risate e crisi da “adesso ci ribaltiamo”, ma un bellissimo ricordo poi.

Poi c'è il pullman, come quel scuolabus dei Simpson, l'unica volta che abbiamo preso un mezzo pubblico... ho perso il conto di quante volte ci siamo dovuti fermare per il guasto, ma quando si è rotto il radiatore ci siamo fermati per 4 ore di notte, senza copertura telefonica per chiamare un aiutino, senza saperlo aggiustare da soli, sotto le luminosissime stelle da incanto. Forse, però, sono state le 4 ore più belle del viaggio: il resto del tragitto posso descriverlo con polvere, caldo, scricchiolii che davano l'idea che le parti del pullman si stessero tutte svitando, il tetto traballante sopra il quale, così a occhio, erano legate un centinaio di borse/scatole/valigie, oltre a una capra, un gatto e dei viaggiatori abusivi; da lassù a volte arrivava la pioggia di pipì e una sostanza che faceva pensare a un animale che non ha digerito qualcosa, e qualcuno ci è finito sotto questa pioggia 😄 Ma quanto è stato bello questo viaggio!

Insomma Haiti è tanta ma tanta adrenalina.

Haiti è scuola di vita, è aprire la mente di fronte all' “inconcepibile”. Ma è anche imparare ad autocontrollarsi e non lasciarsi sopraffare dai sbalzi d'umore, cosa che può succedere ma che con la pazienza e l'aiuto degli amici diventa solo un altro ricordo.


Infine Haiti è amore, amore verso l'altro, verso il mondo, verso la scoperta di culture nuove; è amore a distanza ma anche amore fresco fresco, appena sbocciato.

E dopo tutte le avventure (e le sventure) che ci sono capitate posso dire che sì, siamo decisamente tornate a casa con qualche capitolo in meno!

Dana

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