venerdì 6 ottobre 2017

Georgia: un piccolo passo

Entriamo in casa in punta di piedi.
Ad accoglierci c'è un anziano signore dagli occhi blu intenso che ci fissano in attesa. I capelli grigi e spettinati e la camicia troppo larga.
In molte case, quando entriamo per il servizio pasti, ci attende già un piatto. Qui no, e allora lo chiediamo. L'anziano inizia a a cercarlo con difficoltà. Va in cucina, apre un mobiletto e poi il frigo, ma non trova nulla. Si sposta in bagno e armeggia per un po'. Oltre una tenda, una stanza senza finestre, buia e polverosa; sul pavimento materassi e un cumulo di coperte, poco più in là pezzi di un computer in attesa di chissà cosa e altri innumerevoli oggetti posati a terra come rifiuti; in fondo alla stanza un mobile di legno che lascia intravedere la bellezza che lo deve aver contraddistinto un tempo e nel mezzo uno specchio ricoperto da uno strato di povere, in cui nessuno sicuramente si specchia più. Sulla mensola, in ordine tra crocifissi ed immaginette religiose ortodosse, le foto di una donna: unico segno del passato che deve aver abitato lì.
Delle voci arrivano da una stanza: forse qualcuno parla al telefono.
L'anziano trova il piatto: versato il pasto al suo interno, usciamo.


Torniamo in quella stessa casa una settimana dopo.
Il pavimento è pulito. C'è un po' meno polvere, le coperte sono al loro posto sul materasso, nello specchio ci si può nuovamente specchiare e le tende sono ordinatamente legate da un nastro.
Sembra quasi ci sia più luce. Si respira un po' di più.
Al nostro arrivo l'anziano signore si alza dal letto, ci viene incontro e scambiamo qualche parola. Poco dopo appare un giovane dalla stanza accanto: è la voce che avevamo sentito parlare al telefono. Ci spiega che un parente è arrivato dal paese nel fine settimana e li ha aiutati a sistemare casa.
Anche il piatto oggi ci attende sul tavolo e noi, come sempre, versiamo il pasto e usciamo.





Usciamo. Ma questa volta sappiamo di lasciare l'anziano signore in una casa curata, con un pasto caldo e qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere. Almeno per ora, almeno per un po'.
Non è sufficiente, non è abbastanza. Ma è un passo più in là, via dall'isolamento e lontano dalla solitudine. È segno di un futuro possibile fatto di presenza e vicinanza.

Irene



1 commento: