sabato 6 settembre 2014

BOLIVIA: Incredibilmente vicino

Se vi capita di passare da Cochabamba, in Bolivia, e vi ritrovate su uno dei “confortevoli ed eleganti” trufi che da Punata vi portano a Vacas, dopo un ponte e dei lavori stradali , quando già si vede la laguna più grande, guardate a destra: c’è una casa abbastanza grande, almeno due stanze, con un piccolo cortile dove di sicuro ci saranno stese delle gonne da cholita e alcune galline saranno libere di pascolare.
Ecco, siete arrivati a casa di Dieter. Non ho una foto,  forse è meglio, sono costretta a descrivervi i suoi occhi leggermente a mandorla, il sorriso tirato, i capelli ovviamente nerissimi. Notevolmente  più alto rispetto alla media dei bambini presenti nella scuola infantile di hermana Cherubina, forse perché non ha più l’età per andare all’asilo, potreste trovarlo davanti a casa che gioca con i suoi  palitos o più probabilmente non ci sarà, perché è già passato il pulmino per portarlo a scuola. La casa di Dieter è la più lontana dall'asilo delle hermane, ogni giorno il trufi allunga la strada per arrivare fino in fondo alla laguna perché, come diremmo in Italia, “lui è un bambino speciale”.
Ho conosciuto Dieter  la mia prima mattina di servizio a Vacas,  rimaneva in disparte ma bastava prenderlo per mano, fare le cose con lui e già si era suoi complici. Io ho imparato il suo nome perché era scritto sopra l’asciugamano che usava e lui mi riconosceva dalla sciarpa, niente di più. Lui si sforzava di pronunciare qualche parola e io cercavo di capire lo spagnolo; ma non comunicavamo se non con i gesti, fondamentale guardarsi negli occhi. In quegli occhi ho più volte visto la paura e il terrore, ma anche la gioia e la felicità. Non so dire da che cosa fosse spaventato o per che cosa fosse così felice; io ero li per "compartire", mi sforzavo ma non capivo.
Hermana Cristiana cercò di spiegarmi che lui è diverso dagli altri, ha nove anni ma è ancora all’asilo," fa fatica" diceva. Nessuna spiegazione sulla  malattia, le cause, la cura, la diagnosi;  in Bolivia sei un disabile e basta. Dieter  è fortunato: tutti i giorni va a scuola, mangia due volte al giorno, a casa viene lavato (almeno per partecipare al desfile), ha un suo zainetto e un cappello di lana. Ma più di tutto è fortunato poichè il suo handicap è mentale e non fisico, non  è ancora stato abbandonato a se stesso; per quanto la società si vergogni di lui per ora può ancora essere utile a lavorare la terra o curare gli animali. La triste verità del campo  è che se non sei "braccia da lavoro" allora perchè la tua vita deve avere importanza?
Quindi salite non su uno, ma ben quattro aerei per arrivare a Cochabamba poi prendete un trufi fino a Punata,e da li uno per Vacas, arrivate fino a casa sua e andate a conoscerlo. Fatelo perchè, per quanto la cultura del campo faccia fatica a riconoscerlo addirittura come persona, io vi ho trovato un amico meraviglioso e incredibilemente vicino.



Francesca

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