giovedì 4 settembre 2014

BOLIVIA, la terra della Chicha.

Partenza da Milano il 29 luglio, arrivo a Cochabamba il 31: e giá il viaggio di andata si rivela faticoso con i suoi quattro scali e ore interminabili di attesa negli aereoporti, come le 14 passate in quello di Buenos Aires. Ed è stato solo l'inizio!
Ma cos'è stata la Bolivia per noi, per me? Una terra lontana, bellissima, piena di sfaccettature, coloratissima, dove in mezzo a lande desolate e montagne che ti circondano nel silenzio piu totale, ti senti piú piccolo di una formica; e l'unica cosa che puoi fare è finalmente tacere e goderti il silenzio e lo spazio circostante, senza dover badare a cellulare, traffico caotico, persone che ti strillano addosso. 




Una terra di contraddizioni, dove trovi il bambino che il giorno della festa dell'indipendenza, recita urlando una poesia patriottica contro i bianchi invasori che sfruttano il paese; ma poi durante la sfilata folkloristica alla quale partecipiamo anche noi, i "Gringos" cosi malvisti, veniamo pubblicamente ringraziati in quanto volontari di 'un pueblo en Italia que se llama Milán', e applauditi calorosamente dagli stessi vecchietti che prima ci guardavano di traverso.

Ma una delle cose che piú mi ha colpito è stata l'accoglienza dimostrataci dalle varie hermane e padri incontrati, gente che nonostante la vita dura ha sempre un sorrisone stampato in viso e le braccia aperte. Ci siamo messi un pó tutti in gioco, e abbiam fatto cose che qua in Italia sicuramente non avremmo fatto, tipo bere la Chicha (bevanda alcolica di dubbio gusto, ma che in lí va alla grande) dallo stesso cocco usato come bicchiere da mille vecchietti sdentati prima di noi, e che magari ci avevano lasciato qualche sbavatura come souvenir, in una comunitá chiamata Vacas, sperduta nel nulla a 3500m. O andare nella foresta Amazzonica e dover dividere la camera oltre che con le tue compagne, anche con un ragno grosso quanto la tua mano; e farsi saltare in spalla una scimmia (che nel mio caso mi ha pure strozzato con la coda, ma vabbè era cosi carina!sembrava la scimmietta di Aladdin!). Per non parlare dei mille nasi colanti dei bambini, con un bonus se ti sporcavi mentre li pulivi, ma che dire, alla fine ci si abitua a tutto e far gli schizzinosi di certo non porta da nessuna parte!


In ogni caso per ogni fatica fatta siamo sempre stati ampiamente ripagati dai sorrisi genuini dei bambini che ogni giorno ci circondavano: branchi di scimmiette urlatrici che appena ti avvistano, corrono a tutta birra saltandoti addosso. Bimbetti scoppiettanti, di un'energia inesauribile peggio del coniglietto della Duracell, che peró poi diventano come dei mici che fanno le fusa quando te li sbaciucchi e riempi di coccole, che loro di certo non disdegnano. E la bellezza di stupirsi ogni giorno per qualcosa di nuovo, per le piccole cose, un sorriso, un abbraccio, una parola carina, un cenno col capo; mi sembra, anzi son sicura, che sia tanto di piu quello che ci è stato dato, regalato, rispetto a ció che abbiamo cercato di fare noi, nel nostro piccolo. Ma va bene cosi, caro Armadillo!

Matilde

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