Uspha Uspha,
periferia sud di Cochabamba, qualche cespuglio e poche timide piante di
eucalipto spuntano tra aride colline. Questa è la zona dove intere famiglie
arrivano dalle campagne rincorrendo il sogno di una vita migliore in città. Sono
costretti a vivere in periferia in casupole di fango e di mattoni senza fornitura
di acqua e gas che vengono distribuiti da autocisterne e camion carichi di
bombole. L’acqua viene venduta a caro prezzo e conservata in cisterne di
plastica; ricordo dei ragazzi seduti ai bordi della strada che, notato l’arrivo
dell’autocisterna, gli corsero incontro gridando “agua! agua!”.
Qui i legami
famigliari si sfaldano, i genitori passano la giornata a guadagnare qualche soldo
in città e i bambini si trovano a dover badare a se stessi sin da subito, il
risultato è che stanno per strada a fare qualsiasi cosa mostrando una grande
solidarietà fra di loro che tuttavia spesso non basta. I loro pasti sono scarsi
ed irregolari, è per questo che il parroco locale accompagnato da parecchi
volontari ha deciso di costruire una struttura e destinarla come mensa che
provvede a distribuire pasti gratuiti ai più piccoli. Una parte è poi utilizzata
dai bambini e i ragazzi per i compiti, lo studio e più in generale come una
sorta di “centro di aggregazione”. L’idea era buona e sin da subito, vista la
vastità del territorio, sono nati altri centri simili, qui i bambini e i
ragazzi studiano, giocano e si divertono con volontari boliviani e non che
tentano inoltre di insegnare loro un tipo di educazione diversa di quella da
società macista boliviana, un’educazione più “morbida” dove un bambino si senta
amato, cosa che sembra così difficile in questo paese.
Tutto questo
è poco rispetto a ciò che ci sarebbe da fare ammette spesso chi lavora in
questo progetto…Ma da qualche parte bisogna cominciare, non credete??
Gianluca
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