venerdì 8 settembre 2017

"Chi sei?"


Curiosità, è questo il fuoco che ci dà energia, che ci spinge oltre noi stessi, alla scoperta di nuove persone, nuove storie, nuove realtà. In questo siamo tutti uguali, intendo noi esseri umani, bipedi pensanti e viventi; c’è chi ha più legna per tenerlo vivo, chi ne ha meno, chi non sa di averne, ma tutti abbiamo almeno un fuocherello dentro che vive.

I bambini sono un po' l’incarnazione di questa curiosità, non importa in  che parte del mondo vivano, che lingua parlino, o quanti vestiti abbiano, perché comunque avranno una cosa in comune, nel mondo loro sono i “nuovi”, gli ultimi arrivati, quelli che ancora non sanno bene dove si trovano, non sanno dei lontanissimi confini che li separano dagli altri bambini, quelli che hanno una domanda per ogni cosa che non conoscono e non si vergognano mai ad esprimerla, quelli che basta un sorriso e sono tuoi amici. “Dov’è l’Italia? Cosa si magia là? Ci sono tante ragazze con gli occhi chiari? Tu potresti essere mia madre?” Queste sono solo alcune delle domande che mi sono state poste durante il cantiere, e la cosa che più mi trovava stupita ogni volta, erano quegli occhietti neri, profondi, intensi che non si distoglievano dai miei e stavano in attesa, un’attesa talvolta indefinita, data dalla mia momentanea sorpresa, sorpresa sì, perché davanti a dei bambini alti un metro e una vigorsol io ero nuda, spogliata di ogni pregiudizio, etichetta o corazza e con una semplicità disarmante erano lì, ancora in attesa, pronti ad abbracciarmi in tutto il mio essere diversa da loro, nel mio essere “choca”, nel mio essere bianca, nel mio non saper parlare bene la loro lingua e anche nel mio essere un po’ stravagante, con una rotella fuori posto, perché sì, chi va in Bolivia una fuori posto ce l’ha per forza.

Sinceramente non ho sempre avuto una risposta pronta alle loro domande: “se tu fossi Dio, e potessi fare ogni cosa, cosa cambieresti della Bolivia?” oppure “mi puoi portare in Italia con te?”  forse proprio perché ad alcune una risposta non ce l’avevo. Ma questi occhietti mi hanno fatto pensare e desiderare un bambino dentro ognuno di noi; sarebbe bello ogni giorno essere un pochino quelli “nuovi”, quelli curiosi, quelli che non hanno paura di uno sguardo diverso, ma che anzi hanno voglia di entrarci dentro, di afferrarlo e farlo proprio per capire le strade che quello sguardo ha attraversato, visto, vissuto prima di arrivare lì di fronte a loro. Ho incrociato molti occhi in quest’esperienza, ognuno con una storia, con un perché, con qualcosa da offrirmi qualcosa di nuovo, ognuno con un approccio diverso e sono davvero grata per questo, perché là fuori ci sono delle persone veramente fantastiche che fanno della loro vita la missione verso l’altro, per l’altro e con l’altro e non importa quanto la curiosità richieda fatica e coraggio perché alla fine ogni sforzo sarà in qualche modo appagato.

Ho un augurio per l’umanità ed è questo; abbiate il coraggio di far uscire quel bambino, perché vi porterà in luoghi e da persone incredibili, che accenderanno la vostra anima, donandovi uno sguardo nuovo, il vostro e il mondo diventerà un po’ più piccolo, un po’ più vicino, un po’ più casa.

“Che mi sia consentito di scoprire e volere l’uomo, ovunque esso si trovi.”
Sere, Bolivia

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