Curiosità, è questo il fuoco che ci dà energia, che ci
spinge oltre noi stessi, alla scoperta di nuove persone, nuove storie, nuove
realtà. In questo siamo tutti uguali, intendo noi esseri umani, bipedi pensanti
e viventi; c’è chi ha più legna per tenerlo vivo, chi ne ha meno, chi non sa di
averne, ma tutti abbiamo almeno un fuocherello dentro che vive.
I bambini sono un po' l’incarnazione di questa curiosità,
non importa in che parte del mondo
vivano, che lingua parlino, o quanti vestiti abbiano, perché comunque avranno
una cosa in comune, nel mondo loro sono i “nuovi”, gli ultimi arrivati, quelli
che ancora non sanno bene dove si trovano, non sanno dei lontanissimi confini
che li separano dagli altri bambini, quelli che hanno una domanda per ogni cosa
che non conoscono e non si vergognano mai ad esprimerla, quelli che basta un
sorriso e sono tuoi amici. “Dov’è l’Italia? Cosa si magia là? Ci sono tante
ragazze con gli occhi chiari? Tu potresti essere mia madre?” Queste sono solo
alcune delle domande che mi sono state poste durante il cantiere, e la cosa che
più mi trovava stupita ogni volta, erano quegli occhietti neri, profondi,
intensi che non si distoglievano dai miei e stavano in attesa, un’attesa
talvolta indefinita, data dalla mia momentanea sorpresa, sorpresa sì, perché davanti
a dei bambini alti un metro e una vigorsol io ero nuda, spogliata di ogni
pregiudizio, etichetta o corazza e con una semplicità disarmante erano lì,
ancora in attesa, pronti ad abbracciarmi in tutto il mio essere diversa da
loro, nel mio essere “choca”, nel mio essere bianca, nel mio non saper parlare
bene la loro lingua e anche nel mio essere un po’ stravagante, con una rotella
fuori posto, perché sì, chi va in Bolivia una fuori posto ce l’ha per forza.
Sinceramente non ho sempre avuto una risposta pronta alle
loro domande: “se tu fossi Dio, e potessi fare ogni cosa, cosa cambieresti
della Bolivia?” oppure “mi puoi portare in Italia con te?” forse proprio perché ad alcune una risposta
non ce l’avevo. Ma questi occhietti mi hanno fatto pensare e desiderare un
bambino dentro ognuno di noi; sarebbe bello ogni giorno essere un pochino
quelli “nuovi”, quelli curiosi, quelli che non hanno paura di uno sguardo
diverso, ma che anzi hanno voglia di entrarci dentro, di afferrarlo e farlo
proprio per capire le strade che quello sguardo ha attraversato, visto, vissuto
prima di arrivare lì di fronte a loro. Ho incrociato molti occhi in
quest’esperienza, ognuno con una storia, con un perché, con qualcosa da offrirmi
qualcosa di nuovo, ognuno con un approccio diverso e sono davvero grata per
questo, perché là fuori ci sono delle persone veramente fantastiche che fanno
della loro vita la missione verso l’altro, per l’altro e con l’altro e non
importa quanto la curiosità richieda fatica e coraggio perché alla fine ogni
sforzo sarà in qualche modo appagato.
Ho un augurio per l’umanità ed è questo; abbiate il coraggio
di far uscire quel bambino, perché vi porterà in luoghi e da persone
incredibili, che accenderanno la
vostra anima, donandovi uno sguardo nuovo, il vostro e il mondo diventerà un
po’ più piccolo, un po’ più vicino, un po’ più casa.
“Che mi sia consentito di scoprire e volere l’uomo, ovunque
esso si trovi.”
Sere, Bolivia
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