Che cosa può cercare un ragazzo di
trentanni da un' esperienza come il Cantiere? Una prova di fede? Una vacanza
alternativa?
E cosa è un incontro? E cosa c’entra con l’altro?
Per rispondermi e per rispondervi devo
fare un passo indietro.
Io non so che cosa vi affascini quando
incontrate questi bipedi dai capelli lunghi o corti che popolano la nostra
terra..che cosa vi attiri, se uno sguardo, un volto o un modo di fare... io rimango
affascinato dalle storie, soprattutto quando raccontate con trasporto, e da
quello che raccontano gli occhi, piccoli segreti che lasciano un segno tale da
sentire di doverli custodire. Talvolta mi capita di prendere qualcuno e la sua vita come esempio per una riflessione sulla mia, e se
necessario, seguirne il modello.
La mia storia con il cantiere inizia anch’essa con un
incontro e con una storia, quella di Stefie, ex-cantierista. L' incontrai circa due anni fa e, dopo aver
attirato le mie attenzioni con le sue strabilianti doti canore, mi racconto' di
sè e della sua esperienza finita da poco ad Haiti. Ascoltai il suo racconto con attenzione e dopo esser tornato a casa colpito iniziai a pensare di voler essere partecipe anche io di una
simile avventura.
Con questa premessa e avendo deciso il Libano come
paese di destinazione, mi aspettavo di ritrovarmi immischiato in racconti di
persone che avevano visto scene di guerra e sofferenza, di violenza, rabbia.
Ascoltare, e farmi poi testimone una volta tornato.
Devo ammettere a voi e a me stesso, che al contrario delle mie aspettative l’incontro
con l’altro si è vestito spesso di abiti umili e ordinari prendendo la forma di
persone e vite semplici.
Certo, talvolta è stato insperato e stupefacente
(riuscite ad immaginare sentir cantare Luigi Tenco da un chitarrista armeno?)
ma il più delle volte le tanto attese parole hanno fatto spazio a timidi
sorrisi, e sguardi abbassati. L' incontro è stato anche faticoso e incomprensibile, perchè oltre alla barriera, o, per riprendere il tema del cantiere, oltre al muro della lingua si è aggiunto spesso
anche quella della incomprensione dei reciproci comportamenti. “Perchè queste
donne negli shelter mi evitano se sono qui per stare con loro?”, mi
interrogavo. “E perchè lui si ostina orgoglioso ad avvicinarsi a noi”, si saranno
domandate loro. Allora mi sono chiesto: quando incontri una persona con cui non
è possibile o non è immediato stabilire un rapporto, ha ancora
valore l’incontro? E badate bene che può valere sia per una donna chiusa nelle
quattro mura di un centro che non ti guarda negli occhi e, a fatica, poggia
il piede di fianco al tuo, che per una coordinatrice o un compagno cantierista.
A questo punto ho iniziato a capire che il cantiere mi
dava la possibilità di rinnovare un metodo partendo da uomo maturo,
esattamente come il protagonista del film Benjamin Button. Come se dovessi reimparare a parlare con un nuovo alfabeto, vincere le timidezze e abbandonare la sicurezza delle convenzioni imparate
fino ad allora. Ridiscutere le modalità di rapporto con le persone (sopratutto donne e bambini) che incontravo.
In conclusione, dunque, se state cercando un
motivo per spendere le vostre vacanze lavorative in una esperienza simile,
immischiatevi! Inizierete a chiedervi il perchè dei comportamenti delle persone
incontrate, ed intuirete che il non capire era dovuta anche ad una vostra mancanza
di sensibilità. Scoprirete il valore del rapporto e della sequela, piccoli
passi quotidiani da fare giorno per giorno per avvicinarsi all' altro e farsi
accettare. Imparerete la base di uno sviluppo umano fondato semplicemente sulla
presenza. Sembra ovvio, come il fatto che il sole debba tramontare
ogni giorno, ma non lo è. Se darete per scontato l'incontro, il rapporto con l'altro non verrà nè coltivato nè approfondito. Se invece tornerete a stupirvi ogni giorno di un sole che cade, perchè ci è dato, riconoscerete la novità che è l' Altro.
Cari coetanei "vecchietti", in bocca al lupo.
Gianluca
Gianluca
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