"Ehi ciao! Come è andata in Nicaragua?"
"Sono piena!"
Sono piena di me.
Sembra tanto l'esordio del diario di un egocentrico, e magari lo è. Ma in realtà in Nicaragua mi sono riempita anche di me. Della solita me buffa e impacciata che il più delle volte sembra un cartone animato. Ma anche di una me più decisa, più disposta a raccontarsi, più ferma sulle proprie convinzioni ma anche disposta ad ascoltare. Ho trovato me, ma ho anche scoperto una me che non conoscevo. Il Nicaragua mi ha ricordato che non sono ancora arrivata, che è tutto in fase di costruzione, anche la mia persona.
Sono piena di te.
Si proprio te, te che stai leggendo, te che hai seguito il mio viaggio e che mi hai anche raccontato cosa ne pensavi. Te che eri a casa, al lavoro o sui libri, o forse in viaggio, ma che un po' eri anche con me. Te che dalla tua casa hai camminato con me e hai scoperto questo nuovo mondo insieme a me. Te che sei stato il ricordo delle mie origini, il mio punto fermo, che mi ricorda sempre da dove vengo e chi sono.
Sono piena di lei e di lui.
Sono piena di quel ragazzo che mi chiama "chele", bianca, e mi fa sentire così strana e forse quasi sporca.
Sono piena di quel nonnetto incontrato per le strade di Nueva Vida che in due minuti mi ha raccontato la sua vita piena di fatiche e di dolore.
Sono piena di quella bambina giovane con una pancia grande che arriva troppo presto.
Sono piena di noi.
Sono piena di Anna, Filo, Ale, Mati e Ire.
I miei compagni di viaggio che hanno camminato al mio fianco e spesso anche davanti a me. Ma con cui ho vissuto e ho incontrato. Sono l'anima della festa, ma sopratutto il cuore pulsante del mio Nicaragua. Perché con loro scoprire e scoprirsi è stata tutta un'altra storia.
Sono piena di voi.
Sono piena dei bambini del Centro Escolar. Di quelle guanciotte piene sporche di terra e di quegli occhi quasi neri che viaggiano veloci posandosi su tutto ciò che li circonda. Di quella voglia matta di giocare, a pallone, a basket, a baseball, non importa a cosa, l'importante è giocare. Di quel ballare con i fianchi così sciolti da sembrare senza ossa. Di quei sorrisi pieni, ma anche di quei sorrisi stanchi e con qualche lacrima di troppo. Di quegli abbracci stretti stretti intorno alla mia pancia.
Sono piena di loro.
Di Felix, che ci ha guidati e accompagnati, facendoci sentire a casa, ma sopratutto una famiglia.
Di Oscar, che tra un passo di ballo e un dribbling a pallone, ci ha mostrato quanto è bello insegnare e sopratutto amare ciascun bambino per quello che è.
Di Stefi, che non ci ha mai fatto sentire soli, e ci ha accompagnati nella scoperta di Nueva Vida.
Di tutti i professori del Centro Escolar che sono una grande famiglia che sa volersi bene.
Di tutte le persone che lavorano a Redes che hanno dato colore e gioia alle nostre giornate.
Il Nicaragua mi ha riempito.
Di emozioni forti, di sentimenti contrastanti, di volti nuovi, di sguardi intensi, di rumori mai sentiti, di sapori a volte troppo piccanti per me. Ma sopratutto mi ha riempito di persone. Di persone che ormai sono parte di me, che anche se hanno fatto con me un piccolo tratto di strada, di sole tre settimane, è come se camminassero con me da una vita intera.
Ed ora io mi sento piena da scoppiare.
Ma non un pieno da post pranzo di Natale che l'unica cosa al mondo che vuoi fare è quella di morire sul divano finché non sarà ora di dormire. Ma un pieno straboccante che non può più contenersi che deve raccontare, che deve dire, che deve far sapere, che deve urlare più forte che può quello che ha visto e sentito.
Sono un pieno che non può più tacere.
Grazie Nica!
Giù