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sabato 8 agosto 2015

LIBANO: Le cronache di Rayfoun: il leone, la strega e l'armadio

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Arrivati alla fine di questi 5 giorni a Rayfoun, lo shelter di Caritas Libano  che si occupa dell’accoglienza di (attualmente 100) donne migranti situato a circa 30 km da Beirut, ecco cos’hanno visto i nostri occhi, ascoltato le nostre orecchie e provato i nostri cuori.


Siamo arrivati solo pochi giorni fa, ma ci sembra di essere qui da un secolo. 
Il primo impatto è stata la presentazione del centro come se fosse una visita guidata, una vetrina: qui ci sono le camere delle ragazze, qui gli uffici, qui l’aula computer, qui la famiglia irachena, qui la palestra, qui la chiesa (ma la usiamo come deposito). 

Passando per i vari spazi, sguardi interrogativi, curiosi, persi, soli incrociavano i nostri occhi già sovraccarichi di novità. Occhi neri e grandi, pelle bianca, olivastra, nera, fucsia, verde, azzurra (ha importanza??). 
L’equilibrio è mancato per qualche ora: in che universo siamo capitati? Un gruppo di 7 italiani piombato in un mondo di pochi metri quadri vissuto, SOPRAVVISSUTO, odiato, sopportato da giovani provenienti da Etiopia, Kenya, Filippine, Bangladesh, Togo, Iraq, Siria…Per alcuni potranno essere solo nomi di paesi (chissà dove si trovano sulla cartina geografica?), ma qui, ora, per noi sono diventati volti, storie, abbracci, sorrisi, pezzi di cuore. Un cuore la cui crepa si allarga sempre più ogni volta che una ragazza si lascia trapelare qualche frammento della sua storia. E il puzzle nella nostra immaginazione inizia a prendere forma. 

Partiamo dall’ A B C. A Beirut Caritas, oltre a supportare svariate emergenze locali, ci si occupa di aiutare le Domestic Workers, ovvero quelle persone che lasciano il proprio paese per lavorare in un paese straniero, sperando di trovare un salario più alto e delle condizioni migliori. Per le donne, in alcuni casi, questi sogni si trasformano in case-prigioni di libanesi benestanti, in cui sono costrette a lavorare come donne delle pulizie e vengono trattate come prigioniere e schiave (con tutte le ciliegine sulla torta che potete ben immaginare). 
Quando alcune di loro riescono a scappare cercano appiglio tramite le ambasciate che le inviano agli shelter. Qui rimangono fino a che non riescono ad ottenere i documenti per il rimpatrio (da poche settimane fino ad un anno). 
Provate a immedesimarvi. Immaginate di dover stare chiusi nello stesso posto per un tempo x, lontano da casa, senza mai uscire, senza avere contatti con l’esterno e con unico pensiero: tornare a casa.
Torniamo a noi: in punta di piedi ci siamo inseriti nella quotidianità di questo piccolo universo. Gli operatori dello shelter ci hanno invitati ad organizzare delle attività di svago. Tirando fuori un milione di idee, ognuno con i propri talenti (5 pani e 2 pesci, 7 come noi! ;P ), partendo da braccialetti, cornici, ventagli e collane floreali, siamo passati a murales, canti, balli tradizionali, aerobica, per concludere in bellezza con cucina etnica e sfilata di moda, con tanto di elezione di Miss Shelter 2015. 



Siamo stati per loro una sorpresa, una ventata di novità e di aria fresca nella monotonia e solitudine della quotidianità del rifugio. E pensare che sono bastati tre fili colorati e due bolle di sapone per accantonare, anche se per poco, i tristi pensieri. 

"E' la prima volta che sono felice qui a Rayfoun”, ci ha confidato commossa Marylin.


Perché siamo partiti per il Libano? Ancora non lo sappiamo, ma per il momento siamo qui.  Il tempo per pensare ad una risposta a questa grande domanda ora non ce l’abbiamo; i giorni scorrono, ci sono tante attività da preparare, nuove realtà, nuove storie da scoprire. Siamo sovraccarichi di emozioni, di novità.  

Zaino in spalla, domani è un altro giorno.

Cantieristi Lebanon

mercoledì 28 gennaio 2015

Ricordi di una sera di metà inverno

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Fare i Cantieri non vuol dire solo tornare a casa entusiasti e cento volte più ricchi grazie alle persone che si sono incontrate e alle esperienze che si sono vissute. Fare i Cantieri significa che, passati mesi dal tuo ritorno a casa, quando tutto ormai segue il flusso della normalità e l’entusiasmo si è un po’ smorzato, basta una situazione qualunque per farti leggere la realtà con uno sguardo diverso e riportare davanti agli occhi scene lontane di mesi. Ti accorgi che la vera forza di esperienze così non è la bufera di sentimenti, emozioni, idee, reazioni che provocano in te, ma quel lavoro lento e nascosto che attivano dentro di te. E dopo mesi ti guardi dentro e ti accorgi di essere cambiata al passo del “mormorio di un vento leggero”...

Lo scenario è quello di un qualunque lunedì sera di metà gennaio, ore 18, quando il lavoro finisce e hai voglia di raggomitolarti al calduccio sul primo treno che ti porterà il più velocemente possibile  a casa. Ma il pendolare medio sa che l’imprevisto sulle ferrovie è sempre in agguato, e così succede che, arrivata in stazione, ti accorgi che un guasto ha bloccato totalmente tutti i treni della tua linea: non tornerai a casa almeno per le prossime 3 o 4 ore.

Ti ritrovi così a dover attendere un treno che non sai se e quando passerà, senza la possibilità di fare progetti per la tua serata e di poter comunicare a casa quando e come arriverai. Nulla di grave, viene da pensare, a parte il disagio del freddo sulle banchine, la stanchezza della giornata sulle spalle, la calca delle persone arrabbiate e nervose.


All’improvviso, dal nulla, un pensiero ti passa per la testa come una stella cometa, come un lampo che illumina la vera realtà delle cose: Rayfoun. Il Libano, l’attesa.

Mentre noi fortunati brianzoli ci lamentiamo per un guasto che ci blocca per qualche ora, allo Shelter di Rayfoun circa ottanta donne non hanno neanche più la forza e i diritti per ribellarsi a chi si è preso la loro libertà. Mentre noi fremiamo per percorrere quei 30 km che ci riporteranno a casa, a Rayfoun si disperano nel pensare quante migliaia di chilometri è lontana la loro casa e quanto difficile sarà tornarvi. Mentre noi andiamo urlando che “abbiamo lavorato tutto il giorno”, a Rayfoun ci sono donne che scompaiono agli occhi del mondo e di loro stesse perché non possono lavorare né fare null’altro, o perché di lavoro stanno morendo o moriranno. Noi ci sentiamo lontani da casa perché fermi in attesa sui binari di una stazione da cui passiamo tutti i giorni, e nel frattempo allo Shelter il mondo intero è confinato nei pochi metri quadri di solidarietà di un paese straniero e ostile. Mentre noi ammazziamo l’attesa tenendo lo sguardo fisso sugli schermi dei nostri cellulari e mantenendo contatti costanti ma virtuali col resto del mondo, le donne di Rayfoun hanno lo sguardo perso nel vuoto dei loro ricordi così cari ma così dolorosi, così lontani ma così vivi, come una ferita ancora aperta: ma quello è l’unico modo di portare lì con loro la propria famiglia e la propria casa, e di mantenere un contatto con esse.


E’ incredibile come il disagio ferroviario di un lunedì sera di gennaio possa trasformarsi, da motivo di rabbia che era, a una nuova perla sulla collana iniziata mesi fa in Libano. Una collana che, anche quando pensi di poter chiudere, ti accorgi che non è finita.
E’ meraviglioso che pochi giorni in Libano sappiano ridimensionare così tanto le attese del nostro quotidiano tran tran occidentale.


Chi pensa che l’attesa della felicità sia meglio della felicità stessa, non è mai stato allo Shelter di Rayfoun.
 
Elena

lunedì 25 agosto 2014

C'è un post...o in Libano!

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C’è un posto, in Libano, dove ad accoglierti c’è così tanta nebbia che nemmeno a Milano in pieno novembre.

C’è un posto, in Libano, che al primo impatto assomiglia ad una prigione e ti prende un po’ alla gola.

C’è un posto, in Libano, che sembra un limbo: ci sono tante donne che aspettano e aspettano ognuna con un passato troppo vicino e un futuro che rimane sempre troppo lontano. Allora sembrano tristi, ma forse sono solo delle esuli. Troppo lontane.

C’è un posto, in Libano, dove c’è sempre un gran via vai e ci sono donne che arrivano, donne che partono e donne che scappano perché non ne possono più.

C’è un posto, in Libano, dove ascolti storie che avevi letto solo in quei libri sugli stranieri che ti fanno leggere a scuola e ti fanno esclamare “Assurdo!” ma poi restano sempre un po’ troppo lontane.

C’è un posto, in Libano, dove i bambini non hanno una mamma, bensì 80 e non piangono di certo se una sconosciuta li prende in braccio. Ma è anche il posto dove si sente di più la mancanza di un “papà” con la barba e i muscoli per sollevarti fino al cielo.

C’è un posto, in Libano, dove il concetto di “mio” e “tuo” è un po’ diverso perché se ci si deve accontentare allora anche un “nostro” è meglio di qualsiasi cosa. Invece ci sono anche volte in cui non si tollerano sbagli e bisogna andare a sedare un litigio in piena notte perché “si era seduta sul mio letto”.

C’è un posto, in Libano, dove di sera si prega Dio davanti a una statuetta della Madonna e lo si fa con canti che vengono dal profondo dell’anima e dal profondo dell’Africa fatti di una religiosità a noi incomprensibile, ma che parlano sempre e solo di gioia.

C’è un posto, in Libano, dove se stai male ti passano la Bibbia sul corpo che guarisci prima.

C’è un posto, in Libano, dove se parte La Colita si balla tutti quanti e tutti insieme e posso solo dirvi che hanno reso speciale questo ballo anche per me.

C’è un posto, in Libano, in cui ci sono donne che vogliono solo sentirsi donne e così una volta tirati fuori fili, perline, trucchi e macchina fotografica non ti puoi più tirare indietro.

C’è un posto, in Libano, in cui apri il frigorifero e ci trovi solo chili di cipolla e le tipiche “piadine” utilizzate per fare il “rotolino” e vi giuro che alle 23 quando avete fame vi piange il cuore. Eppure adesso, che sono a casa, quando apro il frigor e vedo tutti questi colori, tutta questa abbondanza, tutte queste scatole e scatolette di marca diversa il cuore piange, ma perché non trovo un senso a quest’opulenza.

C’è un posto, in Libano, in cui l’ultima sera senti le donne urlare “I love Italia and I love you!” e allora ripensi ai primi giorni quando bisognava pregarle per farle alzare dalla sedia e venire a giocare con te e pensi che di strada ne hai davvero fatta.

C’è un posto, in Libano, dove vedi tanti sogni per il futuro che si scontrano con la realtà e allora “Mia figlia ha ottenuto i permessi per andare in Danimarca da suo padre. Io no. Io ho un tumore e devo restare qui. Ma forse più avanti riuscirò a raggiungerli. Però sono contenta: mia figlia è tutto ciò che ho.”

C’è un posto, in Libano, dove gli occhi ti parlano e sono occhi induriti da quello che hanno visto, occhi in cui intravedi le foreste pluviali del cuore dell’Africa, occhi dolci di una madre che consola il figlio che piange, occhi che non hanno un paese perché nel loro paese non ci possono più tornare e ci sono occhi stanchi che vorrebbero solo posarsi su un cuscino morbido e chiudersi, ma sanno che non possono. Non ancora.

C’è un posto, in Libano, dove basta un bimbo che si sbrodola di bolle di sapone insieme a te per farti sentire più leggera.

C’è un posto, in Libano, dove non è tutto facile come sembra e ci sono giorni in cui bisogna lottare per le cose, ma chi ha detto che nello sporcarsi le mani, i piedi, la faccia e il cuore, nel far fatica non si riscoprano le cose semplici e buone di noi e dell’altro che si erano date per scontate?

C’è un posto, in Libano, in cui io ti sorrido e tu mi sorridi perché non abbiamo altra idea sul come comunicare, ma così facendo il cuore mi si scalda un po’ di più.

C’è un posto, in Libano, che ti opprime quando ci sei dentro perché non puoi scappare da te stessa e cerchi sempre di uscirne, ma quando sei fuori non riesci a togliertelo da dentro e quella parte di te che è rimasta lì si sveglia presto, al mattino, perché magari può ancora dare una mano a preparare la colazione.

C’è un posto, in Libano, dove restare 2 settimane sui 365 giorni che ci sono in un anno assomiglia molto a voler riempire con un secchio un mare troppo grande.

Eppure c’è un posto, in Libano, dove non vai per cambiare il mondo o la vita di alcune donne perché di certo non puoi aiutarle a tornare nei loro paesi o a riabbracciare i loro cari.

È il posto in cui non è tanto importante se 2 settimane sono troppo poche perchè quando te ne vai la nebbia che ti ha accolto resta sempre, ma questa volta solo fuori e nel cuore brilla un po’ di sole in più.
 
Martina P.
 
 

"Appoggiati a me che se ci dovesse andar male insieme sapremo cadere."

"Chiudi gli occhi e sogna, Amore mio"


"Ci sarà una lontananza che diverrà la tua nuova casa"

"Balliamo sul mondo!"

giovedì 14 agosto 2014

Libano: prendete la vostra vita e fatene un capolavoro

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 14.08.2014



Buon giorno Rayfoun..e che buon giorno!! =) Oggi ci svegliamo con un inedito: la canzone del sole versione re-make by Martina e Erica che ci fanno rivivere questi primi dieci splendidi giorni di cantiere!! Il risveglio ci mette subito di buon umore e ci dà la carica per sbucare fuori dai sacchi a pelo.. da larve a farfalle (più o meno!!) :)

Alla mattina diamo una mano allo staff del centro di Rayfoun: oggi ci sarà la distribuzione dei kit igienici e dei fruit coupon (i buoni per il cibo) ai Siriani. Li vediamo mettersi in coda, alla prima occhiata ci sembrano persone normalissime, molte benestanti, ma come ci spiega poi Nancy, si tratta di  uomini e donne con storie spesso più complicate di quelle che lasciano vedere: sono vittime di persecuzioni religiose o politiche, che prendono in prestito soldi da parenti, amici o conoscenti.


Piccola pausa culinaria in cui assaggiamo un dolce tipico libanese a base di miele e formaggio e poi ci immergiamo nelle attività del pomeriggio: c'è chi porta avanti il progetto-pilota iniziando a dipingere i murales e chi invece fa le cornici con le donne. Mai vista una partecipazione così attiva e laboriosa!! Come sempre creano dei veri e propri capolavori, regalandoci sorrisi e voglia di conoscere l'altro.. c'è chi fa cornici da portare a casa nel proprio Paese, chi scrive il nome del proprio bambino e chi invece le decora con cuori per il proprio marito.

Giovanne Muciaccia :)
Le creazioni :)



La nostra giornata si conclude al tramonto.. scendo giù di corsa per fotografarlo e sento delle voci conosciute: raggiungo le mie compagne di viaggio che stanno cantando davanti ai colori del cielo. I tramonti del Libano sono diversi. C'è il rosso, il giallo, il verde, il blu e il viola. C'è un arcobaleno di pace, disegnato al contrario. Cantiamo per quasi un'ora e finiamo sotto un cielo stellato senza neanche accorgercene. Una di noi quando il sole è ormai calato smette di cantare e ci dice:

                                                                                "Raga ma visto che ormai il sole non c'è più, 
che ne pensate di continuare a cantare ma voltandoci?"

Dietro di noi c'è la statua di una Madonnina. Rimango a bocca aperta quando ce lo propone. Tutte e cinque ci voltiamo insieme e continuiamo a cantare, ora con un senso in più. 
Grazie di cuore a tutte per un momento così.


Con la pace nel cuore, 
buona notte Rayfoun

Libano: "Per fare tutto ci vuole un fiooooore!"

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 12.08.2014

Rino Gaetano con Gianna Gianna Gianna (scelta da dj Stefano) e Marmellata #25 (scelta da dj Anna) ci danno il buon giorno a Rayfoun!! Oggi giornata piena.. giornata intensa :)
Doppia colazione (fortunelli), la prima a base di rotolino (we love you), la seconda a base di.. BRIOCHES offerte dalla super capa Nancy!!!




Belli ciccioni, ci dividiamo i compiti: la maggior parte di noi segue le attività di ginnastica e origami e vediamo con grande gioia che la partecipazione alle nostre attività è aumentata rispetto a settimana scorsa. Le donne del centro si stanno iniziando a fidare di noi, si creano relazioni, ci chiamiamo per nome e ci sorridiamo piene di voglia di scambiarci un pezzetto di vita a vicenda :)






Riscopro la fiducia ogni giorno e anche se viviamo in un posto circondato da terra arida, mi sembra veramente di aver piantato un seme da cui non mi aspettavo di ricevere molto e che invece sta facendo di testa sua per riempirmi di fiori.







Alcuni di noi in mattinata vanno a comprare le tempere per il nostro “progetto-pilota”: dipingere alcuni dei pannelli esterni del centro di Rayfoun per lasciare un segno della nostra presenza qui. Nel pomeriggio cominciamo i lavori, diretti dalla nostra capo-mastra Valentina: guanti professional, tempere, scala, pennelli e rullo.. scrostiamo e diamo la prima passata!! Siamo super soddisfatti :)





Portiamo alcune donne con i piccoli a fare due passi fuori dal centro.. è un bel momento di libertà per loro, prendono un gelato, sono felici quando rientrano!
Per chi invece è rimasto nello shelter organizziamo dei giochi: lo scalpo diventa un placcaggio da rugby ma sembra essere apprezzato :) sono competitive, ma anche molto sportive: si buttano giù per acchiappare una codina di carta, ma finiscono sempre per abbracciarsi con un sorriso e una pacca sulla spalla. Poi il gioco delle sedie che le fa ballare e che le coinvolge sempre numerose :)


E' un pomeriggio bello, forte, pieno di risate, di giochi insieme.. ma una ragazza si sente male, un capogiro la fa inciampare sulle scale, si riprende in fretta, ma è spaventata, tanto. Lei che di solito ha una forza da spaventare i leoni, oggi ci abbraccia piangendo e cercando conforto. La medico sulle escoriazioni causate dalla botta.. la riaccogliamo con un sorriso forte quando torna serena tra le altre ragazze, un applauso da tutte che si erano preoccupate per lei. Ci lanciamo due sguardi complici quando la rivedo qualche ora dopo.. ci sono fili colorati tra noi e sono più grata io a lei per essersi fidata e affidata a noi, nonostante tutta la paura che aveva avuto in quel momento.
Alla sera mi siedo vicino a Karim: lei è la mia bottiglia nel mare. Mi sono seduta vicino a lei settimana scorsa, doveva preparare il cartellone delle nazioni, mi ha raccontato tanto anche se era timida e non aveva voglia di aprirsi a una sconosciuta. Non lo so come è successo poi, ma giorno dopo giorno ci siamo trovate bene a cercarci, parlare, a ridere o solo giocare e apprezzarci. Ieri mi ha detto che venerdì partirà per tornare nel suo Paese, Togo. E' felice come una pasqua :) e oggi quando ci sediamo di fronte al tramonto con una tazza di thè in mano, parlando dei segni zoodiacali e della nostra stessa età, mi dice che quando partirà le mancherò e che è stato bello incontrarci. Il mio inglese già sgangherato si inceppa emozionato, la abbraccio e senza tante parole metto quel tramonto tra i più bei tramonti della mia vita. Ci incrociamo giocando a twister, incrociandoci con le vite e con i colori così come abbiamo fatto in questi 7 incredibili giorni.
Giornata da rivivere tutta ancora e ancora :)

Con un piccolo aneddoto.. Samir, un piccoletto di 5 anni tutto pepe, ci viene incontro gridando “Ana Super Maaaaaan”, tutto convinto con il suo mantello da super eroe: tempo 3 passi e super man si schianta contro un sasso :) Si sente che di lì a poco stanno per riempirsi gli occhi di lacrime ma Stefano gli dice “Samir, devi essere superman adesso” e il piccoletto tiene duro fino all'infermeria e ci segue in braccio con un sorriso gridando e prendendosi in giro come un vero supereroe “Super Man.... BOOM!! Super Man BOOM!!” e imitando la sua epic fail memorabile :)

Buonanotte a tutti i piccoli super eroi

mercoledì 13 agosto 2014

Libano: "perchè tra gli stranieri a volte ci sono anche gli dei"

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11.08.2014


Risveglio mattutino con Stand by me!! (il nostro dejay inizia a raccogliere le richieste del pubblico!!). Trip Fanar- Rayfoun, incontriamo Nancy, la responsabile dello shelter, anche lei come Eliane è una medical social assistant, ci parla della sua collaborazione con Caritas da 10 anni e ci chiede le nostre opinioni sulla settimana appena passata: è bello sentire che sono tutte molto positive ed è meraviglioso ritornare al centro di Rayfoun e rivedere le persone che per 5 giorni sono state la nostra famiglia. Si ricordano i nostri nomi e regalano un cappellino lavorato a mano a Chiara: ci sentiamo un po' a casa :)

Programmiamo la nuova settimana e dopo pranzo elaboriamo le maschere per il laboratorio da far fare alle donne e ai bambini nel pomeriggio. E' un successo: sono belle anche con solo qualche ritaglio di cartoncino colorato sul viso, sanno essere belle e contente del loro lavoro, amano farsi fotografare e dire chi sono con quello che costruiscono con le loro mani, con la bellezza che sanno di avere. Sono donne.. e “le donne lo sanno, lo han sempre saputo”





Permettetemi di fare una parentesi su Suor Anna: al mattino andiamo a messa allo shelter, la tiene padre Jestis, d'origine filippina, metà in francese metà in inglese, ma sempre meglio che in arabo stretto!!! Ma la parte più bella arriva alla fine: canto finale con tanto di gesti coreografati dalla suora italiana =D Che spettacolo!! Abbiamo cantato quella canzone per tutto il giorno =D “Gesù ti ama!!”
Nel pomeriggio torna a trovarci e ci riempie di Medaglie Miracolose!! Ci dà la sua testimonianza dei suoi 30 anni in Libano e, seppur con un confronto con idee diverse, ci ripete più volte che è felice di vederci qui, tanti giovani pronti a spendersi per l'altro. (Ovviamente abbiamo anche il selfie con la suora!!!!)



Alla sera pasta con sugo alle melanzane by Alda la Calda (donna da sposare!!) e poi ci trasformiamo in.. ghost busters!! O dovremmo forse dire.. SPIDER BUSTERS???!! Caccia ai ragni giganti della nostra camera con scope, scale, ciabatte lanciate contro il muro e qualsiasi altro mezzo di cui avevamo a disposizione!! Placati gli animi, ci mettiamo davanti al cartellone che oggi è rimasto tutto il giorno appeso in camera, di modo che ognuno avesse la possibilità di riflettere sul tema “Diversità e conflitto” e scrivere qualche pensiero. E' stato bello ascoltarsi, si parla di difficoltà di relazionarsi all'altro, di paura ma anche di ricchezza, si parla di ospitalità e delle critiche che ci sono per i Paesi che non sanno ancora farlo e uno sguardo invece a chi lo fa. E' un bel momento e Fede zitto zitto ci lascia una perla che lasciamo anche a voi:


“Più un uomo viaggia e più si trasforma in straniero. E dello straniero non bisogna avere paura, semmai bisogna avere paura di chi non sa trattare lo straniero come ospite, perché tra gli stranieri a volte ci sono anche gli dei, che così camminano per la terra, quando vogliono incontrare gli uomini.” 
Omero

martedì 12 agosto 2014

Libano: vorrei avere spalle più larghe

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08.08.2014


Sveglia con un tentativo di “Tu sei la mia vita” versione rock, altra bella musica e "Iris" dei Goo Goo Dolls. Non siamo ancora riusciti a eliminare Don Matteo, ma ci stiamo lavorando!!!
Oggi grande giorno: le donne sono tutte vestite e pettinate benissimo, truccate e profumate, pronte per trascorrere la giornata al parco, con giochi e barbecue.

Saliamo su uno sgangherato pulmino, l’autista ci chiede di stare seduti.. ma, giusto il tempo di partire che ci mette musica araba a palla e ci alziamo a ballare come matte tutte insieme =D L’autista sorride complice e noi improvvisiamo una discoteca mobile: quanta gioia c’è nell’aria!!!!





Scendiamo e saliamo tra le montagne, su e giù in mezzo al niente, con una bellezza naturale incredibile, pareti di roccia nuda, con una vegetazione bassa ma presente.. sembra un piccolo angolo di paradiso. Tutto al suolo di musica a 130 decibel e con fianchi e mani che ondeggiano a ritmo di musica
Riescono a creare una festa con poco e niente.. e mi aprono un sorriso immenso.


Quando arriviamo il team barbecue si mette al lavoro mentre con gli altri iniziamo l’animazione.
C’è chi fa set fotografici sugli alberi rapendo la nostra fotografa (povera Marti!!) e chi prova a giocare a pallavolo e schiaccia sette, rigorosamente in discesa e rigorosamente facendo finire giù la palla per una scarpata una volta sì e l’altra pure :D Che promesse del volley libanese ahaha







Fino a che a Hana non viene in mente un’idea: “Vi propongo io un gioco dal Kenya
Prende un sacchetto, ci mette dentro foglie secche, comprimendole sino a fare una pallina poco più grande di un pugno, bella pesante e… si salvi chi può!!!!! Due giocatori fuori che cercano di colpire con questa mitica pallina improvvisata una marea di ragazze in fuga!!!! E che lanci!! Sono STREPITOSE!! Katrina: nuova promessa del softball come lanciatrice!!




















Mi si apre il cuore quando dopo una pausa per riprendermi, Hana mi chiama e mi chiede di tornare in campo con loro

Barbecue e ritorno a casa, sempre nel pullmino sgangherato a 130 decibel di musica :D, con il cuore felice, tra lo sguardo vispo di Shahad e le boccacce di Samir, tra le donne che ballano sempre all’infinito piene di vitalità e che ci coinvolgono nella pullmino-disco dance, ma anche con un pensiero fisso a una mamma speciale e ai suoi due figli.
Lei ha le spalle larghe, la guardo da dietro mentre sorregge il figlio spastico che ama. Ha spalle larghe per sostenere tutto quello che ha passato e tutta la sua vita in salita, andando avanti con un sorriso gentile e tanta forza.
Il mio sguardo è su Hussein, l’altro piccolo. Ha 9 anni, parla molto bene l’inglese, è sveglio e educato, dolce, ma oggi è triste. Lo vedo piangere quando scendiamo dal pullman.. non mi spiega ma rimane chiuso nella sua bolla triste. E’ un bambino, ritrova la voglia di giocare e il sorriso appena riesce a rompere la bolla, ma quando stiamo per tornare  a casa ritorna in quella bolla. La mamma si è seduta vicino all’altro figlio, che ora ha più bisogno di lei e mi sembra che la tristezza di Hussein nasca da quella gelosia segreta che a volte lo fa soffrire. Mi si apre una voragine in pancia, mi dispiace da morire: per quella donna, per quel piccolo che soffre, per una malattia grave e pesante da affrontare in un contesto già molto difficile. Vorrei aiutare Hussein a rompere la bolla, anche Shahad seduta dietro cade in quella bolla. E mi si mangia lo stomaco a vedere due bambini tristi per situazioni più grandi di loro. Vorrei avere spalle più larghe per tutti. Ma sento le mie piccole e chiedo a Dio di avere spalle più larghe delle mie per aiutare quella famiglia a sostenere le fatiche che io non vedrò più con gli occhi, da lì a pochi giorni, ma che loro continueranno a dover affrontare. Fa che tu abbia spalle grandi, Inshallah.

Ritorniamo a casa, dopo un frullato rosa shocking, facendo discorsi forti, sul dolore, sul male di cui è capace l’essere umano, su Dio.. ripensando a questa settimana e al dono grande di aver avuto con me 12 persone con attitudini e capacità diverse, che sono riuscite ad arrivare dove io non riuscivo o non potevo arrivare, come il braccio dell’ispettore gadget.
Siamo utili secondo voi?”.

Cerchiamo risposte a grandi domande, sotto il cielo di Fanar.
 Insieme.

Libano: Leoni, pantere ed eroi

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05.08.2014


Rayfoun, giorno due :) 

Sveglia by Anna con un “pon po pon pon pon po”, colazione con quello che noi chiamiamo “rotolino” al formaggio ( il soggetto della foto accanto) con ustione quotidiana di quinto grado da thè, ma con tanti sorrisi sin dall'inizio che tolgono la stanchezza. 








Vedo una signora del Bangladesh che ieri non aveva giocato né ballato con noi, nonostante avessi provato a chiamarla: ieri abbassava lo sguardo timido e si ritraeva. Oggi mi abbraccia e si stringe a me per farsi coccolare: mi spiazza e mi apre il cuore, con una sorpresa meravigliosa che rendono le 9 del mattino le più belle 9 del mattino che io abbia mai provato.

In mattinata prepariamo il “big paper” con il programma delle attività delle settimane che abbiamo pensato la sera prima unendo i nostri neuroncini (sempre davanti a un the da ustioni da quinto grado!), 
mentre alcuni di noi vanno a fare la spesa per preparare la merenda al cocco “made by us” da condividere con le donne del centro nel pomeriggio: Stefano è testimone della nostra ottima cucina.. con due belle manate di cioccolato in faccia per gustare meglio :P




Etiopia

Oggi ci presentiamo “nation by nation”: diamo alle donne cartelloni, pennarelli e forbici, loro ci metteranno creatività e ricordi del loro Paese :) Ascoltiamo ogni nazione, tra inni, balli, ricette tipiche e bandiere multicolori. 


Togo


Io lavoro con Kristen, viene dal Togo: sembra molto giovane, avrà la mia età, ha un bellissimo sorriso e mi spiega il significato dei colori del suo Paese con tanto orgoglio e tanto amore per la sua terra, il rosso del sangue di chi è morto per salvare il suo paese, il bianco della purezza degli eroi,
il verde della natura bellissima.
Mi parla di leoni e pantere, di 14 dialetti e della sua passione per imparare le lingue. Coloriamo insieme e si accende negli occhi a raccontarmi di lei, mentre ad altre domande come il cibo tipico del suo paese preferisce non rispondermi: mi dice che le fa male ricordare, io annuisco ma ci ringraziamo entrambe per tutto quello che abbiamo condiviso insieme in 3 strisce di verde e e 3 di giallo, una stella bianca e un quadrato rosso.





Kenya
Iraq




Alla sera i cantieristi Libano vanno in trasferta a Byblos!! Cena tutti insieme e poi passeggiata sul mare: la luna, le stelle e un mare da paura, a strapiombo sotto di noi,
tra canzoni improvvisate e una vista mozzafiato.





Buonanotte con il rumore del mare :)

Libano: Food 4 all.. pizza for us!!

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07.08.2014


Buon giorno Rayfoun, sveglia con Ennio Morricone, Don Matteo e il discorso di Roberto Baggio ai giovani!! Mattinata olimpionica tra staffetta e calcio siamese (di cui la Franci riporta segni indelebili!), mentre le nostre chef impastano quintali di farina in cucina: 



PIZZA 
PER TUTTI 
OGGI!!!



A parte qualche problema logistico (un forno per centinaia di pizze!) e qualche dito ustionato (povera Vale –per gli amici Alda la Calda!!-), tutti belli infarinati riusciamo nell’impresa della cucina italiana, sempre tra tanti sorrisi e tra sorprendenti video di “Happy”, ballati al suono dei coperchi delle pentole e di fruste piene di cioccolato fuso colante :P 
Che squadra!!














Alla sera tutti a cena da Abeer Mangiamo vero Kebap libanese insieme alla sua famiglia. “Kabap dolce o speziato??” Optiamo cautamente per il non speziato, le spezie ultra piccanti a parte per chi vuole osare.. ma in verità.. Qualcuno chiami i pompieri!!!!!!! Bocche in fiamme per tutti!!!

 (Chiara ha assunto una colorazione bordeaux che lasciava intendere lo stato di incandescenza!!)






Martina filippina ed il babbo di Abeer
La famiglia di Abeer è gentilissima con tutti noi: il fratello Pier ci insegna i passi della danza tipica libanese; mamma e papà ci fanno dei massaggi letteralmente da URLO!! 

Specialmente quando il papà ci scrocchia la schiena: quante risate!!! :D 


Dopo aver improvvisato le danze sul balcone è ora di mettere in atto le abilità acquisite: andiamo al festival che si tiene sotto casa e balliamo come matti al suono della Darbucca, uno strumento a percussione tipico.. che dire? Bellissimo!!



Grazie mille a tutti per una serata che sa di accoglienza e gioia


Buonanotte!!

Ho una treccina tra i capelli che sa di Libano...

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06.08.2014


Dopo la sveglia traumatica con la sigla di DON MATTEO (con un speciale ringraziamento ai fan accaniti, Stefano e Francesca!!) e il must della colazione a Rayfun, il ROTOLINO, i cantieristi Libano si preparano a cominciare la giornata :) 



Smalti, ombretti, creme e rossetti.. inizia la fashion beauty competition!! Le donne del centro sono bravissime, non avevamo dubbi: le unghie diventano subito una tavolozza di colori (io vi scrivo direttamente dal mio nuovo smalto perlato!)






Ma l'esplosione  di gioia arriva con la
passerella!! L'Etiopia indossa i tacchi a spillo, Togo scende in campo con delle pose da top model e.. io e Micky, la rossa e la bionda, sfilano in accappatoio secsi!! Video, foto, tante tante risate, con la partecipazione della special guest 
Federica La Biondona di Solbiate!!







Nel pomeriggio le donne ci sorprendono come sempre con le loro abilità: mettiamo sul tavolo fili di lana e perline, passano pochi minuti e ci riempiono di treccine tra i capelli, braccialetti, collane e cavigliere!! Grandissime!!
Alla sera twister con i bambini e.. mani in pasta tra pizza e salame di cioccolato!!





















Buonanotte Rayfoun, 
con le mani che sanno di lievito, farina, cioccolato e amicizia