Cochabamba, ciò che vedo dalla mia finestra
Case, tante. Fango, pietra, mattoni,
paglia.
Rosse, gialle, marroni, verde fluo, con
motivi floreali o andini. Decisamente e volontariamente Kitsch.
In città, in campagna, lungo i fianchi delle montagne, vicino ai
fiumi, vicino alle discariche.
Una sola casa, di una sola stanza, un
solo letto, sei persone; ma c'è l'elettricità. In ogni caso, niente
acqua.
Troppe macchine. Manca il finestrino, i
freni stridono, ma perché devi sempre suonare sto clacson?!?
Mai visto automobili che resistono più
di vent'anni, forse questa ne avrà anche di più.
Ma non vedi che il semaforo è rosso?
Oddio, supera a destra, spintona a sinistra, come avrà fatto a
passare in quel buco?
Attenzione ai furti, zaino davanti.
Micro, colori, musica, Prince, ma questa è puzza di piedi?
Eccola là la gallina! Niente, anche stavolta la portiera non si
chiude. “No escupir” (non sputare O_o).
Bajamos por favor!
Cinque posti, sette persone, più
l'autista. Rigorosamente radio-taxi, più sicuro...ma durante il
giorno anche il primo taxi improvvisato va bene. Ma vendono le
targhe?!? no, dai, non passare per il mercato...
Alla Cancha, quanta frutta. Tre tipi
diversi di mango e che profumo! Banana, banana rossa, bananitas,
platano da friggere; nomi strani come Guayaba, Palta,
Chirimoya...buona eh, ma un po' troppo dolce.
Si vende di tutto. Hai bisogno di un
lucchetto? C'è! Di un tavolo? Eccolo! Di un flauto di Pan? Ma certo!
Francesca in Wonderland.
Ma perché qua tutti devono spingere?
“Choclo cocido con quééééso!”,
Lucy, ci sta perseguitando!
Basta, per oggi basta Cancha.
Una sfilata, canti, balli, musica,
colori. Morenada, Tinku...ma
la Chacarera quanto è bella?
Un bloqueo. Guarda, stanno
grigliando in mezzo alla strada!
Mannaggia, ora ci tocca farcela tutta a
piedi. Ma protestano sempre?
Persone, tantissime.
Il “gringo”, spensierato e felice,
cappellino, pantaloncini, macchina fotografica. I'm sorry!
L'argentino, dred, mochilero,
collane e braccialetti, simba, un po' altezzoso.
I boliviani “bianchi”, camicia e
gioielli, macchina e stivali. Zona nord.
I boliviani “altri”, masticatori
seriali di foglie di coca, fascia leopardata sul braccio, divisa
scolastica, cerchietto con i brillantini, vestiti rigorosamente
attillati con accostamenti di fantasie e colori almeno discutibili,
mille tonalità di fuxia, occhi neri e indagatori, sorrisi dorati,
tanti capelli e nessun pelato. Strano metodo di corteggiamento/
addescamento (movimento simultaneo delle sopracciglia).
Le Cholitas, gonnellone lunghe e
corte, pizzo e colori, cappelli di paglia, sandaletti, trecce nere,
qualche baffo in più, qualche dente in meno.
Grida, carretti delle frutta, gomitate
nello stomaco; aguayo, dentro un bambino, al seno un altro,
per terra un altro ancora. Quechua.
E poi spagnoli, brasiliani, cileni,
cinesi, italiani, tedeschi.
...oh, Cochabamba; ti odio o ti amo?
Di certo, VIVA COCHABAMBA MAYLLAPIPIS!
Per chi la conosce hai fatto una perfetta descrizione.Grazie Francesca
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