Siamo tornate dalla Moldova lunedì sera (15 agosto) e mi sembra passato un secolo dal 29 luglio, giorno della partenza.
Come accade sempre quando si vive una bella esperienza, una volta tornati a casa si prova un misto tra nostalgia, malinconia e affetto.
Il ritorno è fatto anche di racconti: tutti ti chiedono com'è andata, cosa hai visto, com'era la tua giornata tipo, cos'hai mangiato, se hai voglia di ritornare in Moldova, se è vero che ci sono tantissimi girasoli ecc..
Però è impossibile parlare di ritorno senza parlare di partenza. A questo punto, poiché non mi sento assolutamente all'altezza, prendo in prestito le parole di qualcuno molto più bravo di me a scrivere.
"-Sapete cos’è una partenza? - replicò Teliqalipukt prendendo un enorme fiore e accarezzandogli i petali. - Una partenza è come questo fiore intatto. Togliete lentamente un petalo alla volta, fino all’ultimo, e rimane solo il centro del fiore.
- E cos’è il centro del fiore? - chiese Puna.
- È il ritorno.
- Ma perché si parte, da dove si parte?
- Quando sarete uomini, partirete sempre. Partirete a piedi, a cavallo, partirete sul mare, nell’aria. Partirete perché vi aspetta qualcosa o perché voi aspettate qualcosa, e tanti nomi avrà la partenza: da attesa a desiderio, a bisogno, a tradimento, a distacco, a paura, a coraggio, perché infinite come questi petali sono le partenze, uno solo è il ritorno."
(Da Viaggi nel tempo immobile di Roberto Vecchioni)
Per ognuna di noi la partenza ha avuto significati, spinte, motivazioni e valori diversi.
Le nostre partenze, insieme, hanno composto un fiore al cui centro c'è il nostro ritorno da un paese che prima di partire a malapena sapevamo indicare sulla cartina geografica e che ci ha colpito ed emozionato nel profondo grazie ai suoi paesaggi, ai suoi colori, alle persone conosciute e ai loro sorrisi.
Din toată inima
Chiara
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