mercoledì 24 agosto 2016

MOLDOVA: Zimbeşte!


Sono le 7 ed è la terza mattina consecutiva che mi alzo disorientata senza aver puntato alcuna sveglia. Mi giro e mi rigiro e ci metto un attimo a capire che no, non sono nel sacco-lenzuolo dove incastro sempre il pigiama con la cerniera quando mi giro e no, oggi non ho nessun “turno colazione” che mi aspetta e no, fuori non ci sono oche, mucche o cavalli a popolare le strade sterrate e no, non sono più in Moldova.

Sono strane giornate queste, passano lente e alterno momenti di infinità felicità a malinconia passeggera. Sono tornata nella realtà, nella mia, piena di automobili, programmi e facce imbronciate che diventano la normalità fin quando non la stravolgi.

E alla domanda “Allora, come è andata Anna?” non so ancora bene cosa rispondere e così mi limito a dire un “bene” generico. Cerco sempre una frase, qualche parola per riassumere questa esperienza ma non trovo mai nulla perché ogni giorno è un racconto a sé e le emozioni non si possono riassumere.

È vero, in fondo sono stata via solo poco più di due settimane, uno potrebbe dire. Il punto è che sono state due settimane così intense che solo ora comincio a rielaborare e mettere in ordine tutte le emozioni e gli abbracci ricevuti e dati.

Non è stato semplice.
Non è stato semplice atterrare in una realtà fatta di povertà e semplicità, delle volte, disarmante.
Non è stato semplice stringere manine immobili ed essere scrutata da occhi blu come il mare e curiosi di vita.
Non è stato semplice lasciare Nicoleta, Doina e tutti gli altri bambini che hanno colorato di sorrisi tutte le mattine.
Non è stato semplice salutare i volontari moldavi che mi  hanno lasciato lo zaino pieno di volti e storie da raccontare.
Non è stato semplice dare un’immagine alla povertà dopo aver visto una casa costruita con fango e paglia.
È vero, non è stato semplice, ma è stato bellissimo.

Ora sono qui, nella mia città e mi sento fortunata a non dover portare con me la bottiglietta piena di acqua potabile per lavare i denti, ad avere una famiglia che mi vuole bene, un tetto solido sotto cui condividere i miei racconti e l’acqua calda nella doccia.

Mi cade l’occhio sul polso “Zimbeşte” me l’ha scritto Ina prima di partire, vuol dire “Sorridi” ed è inevitabile, ogni volta che lo leggo, sorrido.


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[scritto il 18 agosto 2016]



Anna

2 commenti:

  1. Grazie Anna e grazie a tutti i giovani come te che hanno occhi, cuore e mani grandi per vedere, amare e aiutare gli altri.

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  2. Sei una persona speciale Anna...porta questa consapevolezza nel tuo cuore SEMPRE...sono certa che farai grandi cose nella vita qualsiasi strada tu scelga...un abbraccio a te e alla tua splendida famiglia <3
    Silvia

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