“PIANO PIANO AL RITMO
DELLA TERRA” … è un proverbio africano, letto distrattamente prima di partire …
e accantonato fra i mille pensieri che accompagnano l’inizio di un viaggio.
Ora, una delle prime cose che abbiamo intuito sbarcati in Marocco è che qui si
fa fatica a sentirsi africani.
Ogni persona che si
incontra durante queste giornate, è così orgogliosa e fiera di essere nata
sotto la stella di questa terra che si dimentica di appartenere ad un
continente.
Nel dubbio, loro, “il
ritmo della terra” sembrano seguirlo lo stesso.
Senza sbilanciarsi troppo
dandosi da fare ma concedendo spazio anche a un tè condiviso, che in un modo o
nell’altro sembra essere sempre più buono. Noi, invece, il tempo in queste
settimane lo abbiamo un po’ inseguito … con i nostri zaini in spalla
attraversando mercati, ascoltando parole nostro malgrado incomprensibili,
perdendoci sulle sponde dell’Atlantico. In movimento … da una meta all’altra,
alla ricerca di barriere da sconfinare. Tangeri, e poi a Nord, fino a guardare
da lontano la Spagna … che da qui sembra così diversa. Rabat e il suo
concentrato di cultura … e ora Midelt e Tatiouine, dove ahinoi abbiamo dovuto
separarci per renderci utili in due realtà diverse.
La speranza, quando il
ritmo si fa intenso, è sempre quella di riuscire a LASCIARE qualche traccia,
anche solo una parola giusta, un ascolto che sia vero, una presenza sincera …
guardando alle spalle questi giorni passati, però, un pensiero ricorrente è che
le cose che non si possono pesare non si sa mai se sono abbastanza. Potrebbero essere
tanto, potrebbero essere poco o potrebbero andare bene così … forse però il
segreto di quando si parte è non portare in valigia nulla di quel che si può
misurare. Fare una proporzione, tirare una riga … significa già stabilire la
distanza. Allora forse, l’unica cosa che sarebbe bene fare è provare a lasciare
spazio a occhi diversi, a ritmi diversi, a nessun confine che non sia la
strada.
Quando ci si dimentica di
misurare, forse si impara a vivere un po’ più a fondo. E allora siamo pronti a
trascorre i prossimi giorni con entusiasmo ma soprattutto a nessuna distanza in
linea d’aria, se non quella battuta tra i pick-up nel deserto,
taxi carichi di persone, e autobus che si affacciano sull’Atlante. Piano piano,
al ritmo della terra.
Serena
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