Prima di partire per i Cantieri della Solidarietà, è facile
gasarsi pensando di arrivare in Etiopia e “salvare il mondo” in tre settimane.
E’ facile però che le aspettative vengano stravolte e che sia la gente del
posto a venire in tuo aiuto a dimostrarti quanto, lavorando in silenzio, gli
africani diano anima e corpo per la loro comunità.
E’ quello che abbiamo capito noi cantieristi quando, sulla
strada verso la missione di Getche, a 40 chilometri dal primo centro abitato,
siamo rimasti fermi in mezzo alla strada per colpa di un guasto alla mitica
jeep di suor Lucia.
Appena scesi dal veicolo, ecco venirci incontro una dozzina
di bambini e un’anziana signora che, invece di chiederci soldi o caramelle come
al solito, ci dispensano grandi sorrisi e canna da zucchero da sgranocchiare.
Così, gratuitamente, senza chiederci nulla in cambio, per il semplice fatto di
dimostrarci la loro ospitalità. Esattamente nello stesso modo in cui, in meno
di un’ora, suor Francesca è accorsa a
caricarci sul suo pullmino e a portarci dritti fino a Getche. Ma ancora più
sorprendenti, oltre all’enorme disponibilità con cui siamo stati accolti dalle
sorelle della missione, sono stati i racconti di suor Francesca e suor Marta di come riescano praticamente da sole a
gestire una clinica a disposizione di circa 12000 abitanti nei 4 paesi
circostanti. I servizi sanitari in Etiopia sono tutti a pagamento; le suore di
Getche invece, finanziandosi esclusivamente con le donazioni che ricevono,
hanno tirato in piedi questa struttura in cui, nonostante a causa di un guasto
alla corrente l’ elettricità manchi ormai da tre mesi (e sembra che nessuno
abbia intenzione di restituirgliela), riescono ad offrire supporto e assistenza
alla loro gente.
Ti sorprende la grande forza d’animo che traspare dai
comportamenti delle “sisters”, la consapevolezza di quanto la salute sia un
diritto fondamentale dell’essere umano e di quanto stia loro a cuore che la
gente venga educata al rispetto anche delle più banali norme igieniche. Certo,
le possibilità che le condizioni di vita offrono in quella terra sono assai
limitate, ma questo non basta a evitare che queste donne si spendano
gratuitamente e senza mezze misure per dare un significativo contributo a
favore dei loro fratelli.
Un servizio straordinariamente importante ma svolto
nel massimo silenzio, che può essere un esempio da seguire per tutti noi,
ognuno impegnato a modo suo nel dare una mano e a mettersi in gioco nei
confronti di chi ci sta accanto.
Ali,Marti,Fedea,Babi,Andre,Ele,Fedeo,Giuli
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