mercoledì 27 agosto 2014

Il profumo di una terra da scoprire...Bolivia!

La prima cosa con cui mi sono scontrata atterrando in Bolivia è stato l’odore.

Un odore forte, pungente, un po’ dolciastro e sicuramente a primo impatto fastidioso.
E’ stato così che mi sono effettivamente resa conto di essere stata catapultata dall’altra parte del mondo, in un posto effettivamente diverso dalla mia quotidianità. Un posto ricco di diversità in cui io ho deciso di impegnarmi “non per riordinare il mondo, non per rifarlo su misura, ma per amarlo. Per amare anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile”.
E così ogni mattina quando la sveglia delle 6.15 suonava mi alzavo, pronta per scoprire quello che la giornata mi avrebbe regalato.

In Bolivia siamo riusciti a godere delle meraviglie della natura ritrovandoci in posti estremamente interessanti, tutti da scoprire.

Il candido salar della comunità di Vacas,
                                              
                                   

il forte Inca che con i suoi 4000 metri di altitudine mi ha letteralmente tolto il fiato,


l’afa della foresta amazzonica, resa più leggera dalle risate dei bambini nel Rio del Chapare,
                                      
                             
 
la città di Cochabamba con le vedute mozzafiato, l’esplosione di colori della cancha e dei suoi abitanti.

                                      
                                 
Ma tutto questo non sarebbe stato niente se non fosse per le persone che ci hanno aiutato a capire un po’ di più questo paese pieno di paradossi. Le tante “Hermane” e i Padri che abbiamo avuto la fortuna di incontrare mi hanno aperto gli occhi sul cosa vuol dire donare veramente la vita per gli altri, per i più piccoli e i bisognosi. Mi hanno fatto capire che pur essendo consci di non cambiare il mondo e le dinamiche che lo governano, sanno che il loro lavoro è indispensabile e la loro perseveranza è davvero ammirevole. Venendo qui mi sono resa conto che per aiutare gli altri bisogna essere consapevoli che quello che si fa lo si fa prima di tutto per se stessi, perché è così che si riesce a dare di più. Ma fare cosa?
Mi sono ritrovata di fronte i lavori più diversi: aiutare i bambini e giocarci insieme, fare il pane, aiutare in cucina, stendere i panni, zappare la terra, dipingere una casa e persino abbattere un muretto di pietre che pesavano quanto me per costruire una cappella!

                                        
                                                                                                                                                                                                                 

La gratitudine mescolata ai pensieri più diversi era dipinta sui volti delle persone che ho aiutato, o forse che ho creduto di aiutare e ciò mi ha sempre riempito di gioia: l’espressione divertita dei campesinos che mi guardavano lanciare pietre…a due centimetri dai miei piedi, il sorriso di Fernando nel vedere che le pagnotte che impastavo più che cerchi sembravano macchie di colore!
Gli occhi più espressivi sicuramente li ho trovati nei bambini: quando mi prendevano in giro perché con il mio spagnolo risicato cercavo di fargli capire quale fosse la differenza tra + e x, quando tutti concentrati mi fissavano mentre cantavo “girogirotondo”, quando ridevano per il solletico o quando scappavano arrabbiati perché erano stati “pescati”, orgogliosi nel mostrarmi i loro orti o il dormitorio pulito, curiosi, pieni di forze e sempre pronti ad aiutarsi.





Questo viaggio è stato un riscoprire la felicità ogni giorno sempre di più; di sorriso in sorriso, di gracias in gracias, di stretta di mano in abbraccio, l’odore che mi ha accolto è penetrato dentro di me, impregnando i vestiti e soprattutto il mio corazon e sono sicura che mille docce non riusciranno a cancellarlo anche da lì.



Grazie BOLIVIA!

Paola

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