Il sole passa dalle finestre scaldando i materassi con il suo calore mattutino e già sai che sarà una bella giornata. Il verde collinoso ti avvolge a 360 gradi facendoti sentire un po' in mezzo al nulla, un po' al centro del mondo, dove non hai bisogno di niente di più di ciò che ti è dato. La quiete mattutina poi viene interrotta, ma va bene cosi.
Sono i "copii" che correndo e gridando ti comunicano la loro presenza. Sorridendo chiamano il tuo nome e ti si rivolgono in una lingua a te poco chiara. Ma non importa perchè con il cuore si va ovunque. Il sorriso più scontato è per noi sorpresa, ogni gioco riuscito è soddisfazione, ogni loro grido è per noi regalo.
Le aspettative vengono azzerate, tutti desideriamo dare ció che è nostro e accogliere ciò che è di altri. Quanto ci ha dato la Moldova! I paesaggi, la storia, la cultura, i volontari, gli abitanti, i bambini, la capitale, il cibo... Molto piú di quanto si potesse immaginare e molto meno di quanto si vorrebbe sapere.
La sensazione di libertà, serenità costante, la consapevolezza di avere ciò che è sufficiente, di essere in un paese che ha tanto bisogno di dare quanto di ricevere, la spensieratezza, il "because I'm happy". Questo è ció che manca di piú al proprio ritorno e ció che è difficile mantenere vivo dentro ognuno di noi. .
Nell'impossibilità di trovare parole adeguate mi serviró del celebre G. Flaubert:
"Era quel vagheggiamento che ci ispira ciò che non potrà mai ritornare, la stanchezza che segue ogni fatto compiuto, quel dolore causato, insomma, dall'interrompersi di ogni rituale dinamica, il brusco spegnersi di una vibrazione prolungata."
Marina Ferlini
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