Tra i vari messaggi che mi erano arrivati prima della
partenza, ne ricordo uno, di un mio amico particolarmente simpatico, che
concludeva il suo augurio di buon viaggio così: "E mi raccomando, stai
attenta che in Africa ci sono i leoni!".
Ed è proprio vero, in Kenya ci sono i leoni. Felini maestosi
e potenti, popolano la savana immensa e deserta che abbiamo sperimentato nella
traversata Nairobi-Mombasa.
Anche noi siamo riusciti a vedere i leoni in Kenya, ma non abbiamo
avuto bisogno di lunghi appostamenti nei parchi naturali o di un safari. I
leoni che abbaimo visto sono i veri "re" del territorio e non aspettano il
crepuscolo per uscire allo scoperto. Alcuni ruggiscono e fanno molto clamore,
altri usano la tecnica della caccia silenziosa e ti si palesano quando meno te
lo aspetti, ti seguono di soppiatto e ti accorgi di loro quando ormai è troppo
tardi.
Il più temibile e più pericoloso di tutti si chiama MISERIA
e gira per le città accompagnato dal suo branco: CORRUZIONE ed EMARGINAZIONE
SOCIALE. È il capostipite di tutta una razza di felini e una volta che ti ha
preso, ti accompagna ovunque tu vada. Lo si può incontrare nella grande Nairobi,
se si tende bene l'occhio ai margini delle strade, alle vie meno popolate, ai
quartieri dove il giorno fa fatica a filtrare. È il padrone indiscusso delle
baraccopoli e dei quartieri malmessi di periferia. Ti ruba tutti e cinque i
sensi: lo puoi respirare nei vapori tossici delle grandi discariche a cielo
aperto che bruciano notte e giorno di un fuoco eterno che sembra trafugato dall'Olimpo
per non consumarsi mai. Ti viene incontro tenendo per mano i ragazzini di
strada, con i vestiti sporchi e laceri, le ciabatte spaiate e lo sguardo
attento di chi non si può permettere nemmeno un secondo di distrazione, nella
vita. Ti circonda i piedi e le caviglie con il fango sporco e l'acqua nera che
incornicia i bordi delle strade e rende la tua traversata più pericolosa,
impedendoti di fermarti. Persiste nelle tue orecchie sotto forma dei pianti che
ti arrivano da dietro le lamiere e dalle urla rivolte proprio a te, il bianco
che decide di arrivare fin lì.
L'altro leone terribile e spaventoso che non potrò più
scrollarmi di dosso si chiama COLLA. È il maestro della persuasione, seduce in
molti, grandi e piccini, senza distinzioni. Promette loro che non sentiranno
più la fame, promette loro di fuggire temporaneamente dagli altri membri del
suo branco, e di potersi adagiare in un mondo ovattato per dormire. Si nasconde
nei vasetti che i ragazzi per le strade si portano sempre dietro, tenendoli tra
i denti per poter respirare più facilmente la sua essenza. Rimarrà sempre in me
nella figura di giovani adulti imprigionati in corpi di bambini troppo piccoli
e troppo magri, in occhi che si porteranno dietro un vuoto che potranno
riempire solo resistendo al richiamo di questa sirena. Anche a lui non piace la
solitudine e spesso si fa accompagnare da i suoi amici ALCOOL e FUMO.
L'ultimo leone si chiama ABUSO e caccia continuamente. Si
nasconde dietro ai volti rassicuranti di familiare e parenti, membri della
comunità e datori di lavoro. Una volta che ti ha con sé non ti lascia andare
facilmente. È il felino che non si commenta. Semplicemente non si può, con lui
ogni parola diventa vana e superba.
E poi abbiamo incontrato chi questi leoni li combatte, con passione
e perseveranza, senza cedere allo sconforto. Sono coloro che come il cacciatore
di Cappuccetto Rosso squarciano la pancia di queste belve e cercano di
rimettere insieme i pezzi di chi, lì dentro c'è stato, ma non si è arreso. Sono
coloro che credono in un Kenya migliore, e che una nuova epoca deve e può
iniziare anche dalle baraccopoli. Sono quelli che non credono che tutto è
perduto, sono quelli che non dicono mai che per qualcuno è persa ogni speranza.
Sono i preti e le suore, i social workers e le house mothers che possono
incidere la parola "lieto fine" alle fiabe.
In questo viaggio ho imparato che non esiste la magia.
Almeno, non con il tradizionale "abracadabra" o con il genio della
lampada. Ho scoperto che la magia sta nel sapere che, anche se non tutto può
essere sistemato, possiamo sopravvivere quasi a tutto. Senza arrenderci. Con la
gioia di vivere. E di credere.
Martina P.
Dopo aver letto il tuo bellissimo articolo, difficile trovare le parole : solo grazie per la tua testimonianza e buon lavoro ! Donata
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