Disfare la valigia dopo 20 giorni in Moldova non è stato
facile, e non solo per la quantità immensa di vestiti sporchi di tempere e
discarica, ma per tutti i ricordi e le emozioni che ti invadono all’improvviso.
In questi giorni di lavoro, attività, condivisione e scoperta non ho mai avuto
un momento per fermarmi da sola a riflettere su quello che stavo vivendo, ed è
così che appena tornata nella solitudine della mia stanza sono stata
sopraffatta da un’ondata di sensazioni che ancora non sono riuscita a realizzare.
Torno a casa con la consapevolezza di aver dato tanto, ma
che sicuramente ancora tanto c’è da fare, ma soprattutto torno a casa sapendo
di aver ricevuto ancora di più.
Nella pace e nella quiete dei villaggi moldavi ho ritrovato
tantissimi valori che in una città come Milano, tra la gente che corre tutto il
giorno dietro al lavoro, la palestra l’università e le feste, sono andati
perduti o comunque sono ormai rarissimi; valori di chi si accorge di cosa sta
accadendo accanto a lui ed è pronto a mettersi in gioco, accogliere e condividere,
con sincerità.
Nel disfare la valigia mi porto a casa la spontaneità di una bimba che ha solo
tanto bisogno di affetto e non se ne vergogna, chiedendoti di non lasciarle mai
la mano perché ha paura di attraversare di corsa il campo da sola; la
spontaneità di un vecchietto che sogna di portare il suo vino ai volontari
italiani e il giorno dopo si presenta bussando alla porta con uno splendido
sorriso e una bottiglia in mano.
Porto nel cuore l’accoglienza
di un intero villaggio pronto a donare tutto quello che ha; l’accoglienza di
parinte sempre pronto a condividere le tradizioni e gli usi di un popolo senza
farti sentire diverso, ma coinvolgendoti come se fossi uno di loro (compreso
l’outfit gonna lunga e velo per entrare in chiesa…); l’accoglienza di un gruppo
di volontari moldavi, che ha condiviso con noi un’esperienza forte e formativa
per tutti, sempre pronto a mettersi in gioco e a coinvolgerci facendoci sempre
sentire a casa, cercando di comunicare con noi in tutti i modi possibili, a
gesti e in tutte le lingue conosciute ma soprattutto inventate.
… un senso del donare
sincero di una bimba che dalla sua borsetta vuota tira fuori la sua merenda e
te la mette in mano, senza chiedere nulla in cambio; o della bibliotecaria che
ci cucina la zuppa per pranzo, o delle vecchiette che durante la messa si
avvicinano e ti mettono in mano mele, pere, biscotti e chi più ne ha più ne
metta, o che ti offrono vino con l’augurio “sana tate” (che poi augurando
“tanta salute” ma facendoti bere il vino alla goccia ci hanno sempre stroncati
tutti).
… la sincerità di
chi si offre per quello che è, di chi si fa conoscere ed è soprattutto pronto a
conoscerti come un amico.
Ma soprattutto ora che ho messo un po’ più di ordine nei
miei pensieri mi rendo conto che la Moldova per me è stato molto di più di
quanto si possa scrivere o raccontare, ma mi rendo anche conto che non sarei stata in
grado di affrontare tutte questa esperienza con disagi vari annessi senza i
miei compagni del pentru ceai, che sono riusciti a rendere ogni sfida
un’avventura di cui ridere, che mi hanno sempre offerto aiuto nelle piccole e
grandi sfide (come riuscire ad andare in bagno in un buco per terra, resistere
all’attacco di scarafaggi sul letto o all’impiccagione del mio pupazzo Teo..) e
che soprattutto mi hanno sopportata per ben 20 giorni!
Mulţumesc mult prieteni, mulţumesc Moldova! La revedere : )
Marghe
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