sabato 29 agosto 2015

HAITI: KAY CHAL 100%

Haiti. Agosto 2015. 21 giovani, haitiani e italiani. Questi sono gli ingredienti della ricetta del nostro cantiere...MA...ne manca ancora uno, il collante, quello che può far stare insieme tutto ciò. Quindi aggiungete un po di spirito Kay Chal e il tutto è pronto...grazie a questo infatti abbiamo unito le forze, trasformandoci in una mitica squadra di Animakté Kay Chal.
Davvero tutto quello che abbiamo fatto non sarebbe stato possibile senza Kay Chal!!!




















Kay Chal è una scuola per bambini restavek nata nel 2010 all’interno della baraccopoli di Cité Okay grazie alle Piccole Sorelle del Vengelo, un gruppo di suore presente ad Haiti da 25 anni.

Lo scopo di questa struttura è quello di fornire un’istruzione base ai bambini restavek per poi reinserirli nelle scuole statali. Ma chi sono questi restavek? Sono i bambini provenienti dalle province haitiane, spediti all’età di 5 anni nella capitale dai genitori nella speranza di una vita migliore, che poi si ritrovano ad essere gli schiavi domestici delle famiglie delle baraccopoli di Port-au-Prince, dormendo per terra, svegliandosi all’alba per spazzare il pavimento, pulire, cucinare, lavare il bucato, recuperare l’acqua potabile e offrire la notte prestazioni sessuali.

Non hanno diritti, non hanno un nome, hanno solo la speranza di una vita migliore.

E’ in questa realtà che tutto l’anno prestano servizio gli animatori di Kay Chal, che nel pomeriggio trasformano la scuola in un centro di ritrovo e aggregazione giovanile.
Gli animatori di Kay Chal vivono all’interno del quartiere, sono i primi a non avere niente, mangiano un giorno si e uno no, frequentano scuole dove la punizione è essere attaccati alla corrente elettrica eppure nel loro cuore c’è comunque la voglia e l’energia per dedicare il loro tempo agli altri.
Questo tempo potrebbe essere impiegato per procurarsi del cibo (perché kay Chal per scelta non lo offre, sarebbe come una ricompensa e allora non sarebbe più volontariato), per spacciare droga o per trafficare armi come fanno la quasi totalità dei loro coetanei… ma non è così, questi ragazzi hanno scelto la strada meno trafficata e ovviamente la più difficile.
Se penso a quanto è difficile anche da noi convincere un giovane a regalare il suo tempo per gli altri, a fare qualcosa per gli altri, mi rendo ancora più conto di quanto è grande la loro scelta e mi chiedo se io nella loro situazione ne avrei la forza.
Condividere questa esperienza con loro è stato quel qualcosa in più,  un insegnamento, uno scambio e una testimonianza data nei piccoli o grandi gesti:

Stanley mangia un giorno si e uno no ma imbocca i bambini più piccoli del centro.

Juvnel fatica a camminare ma ci accompagna al mare, perché non vuole lasciare soli (incustoditi) noi italiani.

Watson ha una sola borraccia per tutto il giorno ma non beve lui, la offre a tutti i bambini del suo gruppo.

Nael anche se nel suo quartiere è pericoloso farsi vedere con i bianchi ci stringe la mano e non ci lascia soli.

Jaklen vive in una casa già piccola per lui, i genitori e i tre fratelli, ma comunque ci invita ad entrare.

Theusson possiede un solo pallone da calcio e lo regala ai bambini della provincia.

Ridel ci lascia in ricordo l’unica foto che possiede di se stesso.

Grazie ragazzi, siete stati la migliore Haiti che potessi incontrare.







Chiara

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