Haiti. Agosto 2015. 21 giovani, haitiani e italiani. Questi sono gli ingredienti della ricetta del nostro cantiere...MA...ne manca ancora uno, il collante, quello che può far stare insieme tutto ciò. Quindi aggiungete un po di spirito Kay Chal e il tutto è pronto...grazie a questo infatti abbiamo unito le
forze, trasformandoci in una mitica squadra di Animakté Kay Chal.
Davvero tutto quello che abbiamo fatto non sarebbe stato
possibile senza Kay Chal!!!
Kay Chal è una scuola per bambini restavek nata nel 2010 all’interno della
baraccopoli di Cité Okay grazie alle Piccole Sorelle del Vengelo, un gruppo di
suore presente ad Haiti da 25 anni.
Lo scopo di questa struttura è
quello di fornire un’istruzione base ai bambini restavek per poi reinserirli nelle scuole statali. Ma chi sono
questi restavek? Sono i bambini
provenienti dalle province haitiane, spediti all’età di 5 anni nella capitale
dai genitori nella speranza di una vita migliore, che poi si ritrovano ad
essere gli schiavi domestici delle famiglie delle baraccopoli di
Port-au-Prince, dormendo per terra, svegliandosi all’alba per spazzare il
pavimento, pulire, cucinare, lavare il bucato, recuperare l’acqua potabile e
offrire la notte prestazioni sessuali.
Non hanno diritti, non hanno un
nome, hanno solo la speranza di una vita migliore.
E’ in questa realtà che tutto
l’anno prestano servizio gli animatori di Kay Chal, che nel pomeriggio
trasformano la scuola in un centro di ritrovo e aggregazione giovanile.
Gli animatori di Kay Chal vivono
all’interno del quartiere, sono i primi a non avere niente, mangiano un giorno
si e uno no, frequentano scuole dove la punizione è essere attaccati alla
corrente elettrica eppure nel loro cuore c’è comunque la voglia e l’energia per
dedicare il loro tempo agli altri.
Questo tempo potrebbe essere
impiegato per procurarsi del cibo (perché kay Chal per scelta non lo offre,
sarebbe come una ricompensa e allora non sarebbe più volontariato), per
spacciare droga o per trafficare armi come fanno la quasi totalità dei loro
coetanei… ma non è così, questi ragazzi hanno scelto la strada meno trafficata
e ovviamente la più difficile.
Se penso a quanto è difficile anche
da noi convincere un giovane a regalare il suo tempo per gli altri, a fare
qualcosa per gli altri, mi rendo ancora più conto di quanto è grande la loro
scelta e mi chiedo se io nella loro situazione ne avrei la forza.
Condividere questa esperienza con
loro è stato quel qualcosa in
più, un insegnamento, uno scambio e una
testimonianza data nei piccoli o grandi gesti:
Stanley mangia un giorno si e uno
no ma imbocca i bambini più piccoli del centro.
Juvnel fatica a camminare ma ci accompagna al
mare, perché non vuole lasciare soli (incustoditi) noi italiani.
Watson ha una sola borraccia per
tutto il giorno ma non beve lui, la offre a tutti i bambini del suo gruppo.
Nael anche se nel suo quartiere è
pericoloso farsi vedere con i bianchi ci stringe la mano e non ci lascia soli.
Jaklen vive in una casa già
piccola per lui, i genitori e i tre fratelli, ma comunque ci invita ad entrare.
Theusson possiede un solo pallone
da calcio e lo regala ai bambini della provincia.
Ridel ci lascia in ricordo l’unica
foto che possiede di se stesso.
Grazie
ragazzi, siete stati la migliore Haiti che potessi incontrare.
Chiara
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