Ed eccomi qua a pensare a una realtà lontana 8 ore di aereo che sembra però di un altro pianeta.
Ed eccomi qua a pensare a quei bambini di strada di cui tanto si era parlato nella formazione iniziale a giugno.
Solo in questi giorni di cantiere ho capito però cosa vuol dire essere bambino di strada:
vuol dire non avere un posto da chiamare "casa". Vuol dire che non puoi possedere nulla, da un libro, a una maglietta in piu', a una riserva di cibo o acqua.
Essere bambino di strada vuol dire avere la preoccupazione di mangiare qualcosa entro sera.
Il fare attività al centro caritas quasi tutte le mattine, mi ha fatto capire quanto questi bambini siano poco bambini e quanto diritto ne avrebbero di esserlo.
Se penso al loro diritto di essere bambini un immagine mi viene subito in mente:una sala, una televisione e tanti volti con la bocca aperta e gli occhi persi dentro quel cartone animato! Ecco, quello è uno dei pochi momenti della giornata che possono sentirsi bambini.
Bambini come Mohamed, chiamato l'africano per il suo colore della pelle molto piu' scuro di quello tipico del corno d'Africa, che la maggior parte delle volte è ingestibile, il classico bulletto, ma se gli mostri un po’ d'affetto è capace di trasformarsi e diventare un bambino quasi tenero.
O come Arafat, che l’altro giorno ha tirato un pugno a un altro bimbo ed era dispiaciuto moltissimo, al punto di andare a chiedere scusa con la manina e poi con un bacino sulla fronte (cosa abbastanza rara al centro).
O infine come Apnojdi, “the doctor”, il migliore! Ragazzino sordo muto, con le orecchie a sventola, alto e magrissimo, un po gobbo, che alle lezioni di matematica dava un sacco di soddisfazioni.
Il suo abbraccio all’ultimo giorno di centro, quando a gesti gli ho spiegato che ritornavo in Italia, è stato il momento piu’ emozionante e commovente del cantiere.
Un abbraccio che parlava, anzi urlava!
Per me voleva dire: “buona fortuna fratello mio, la vita sembra che ti ha dato poco ma non è così perché sei un ragazzo pieno di bontà e qualità”.
Per lui invece penso sia stato dire un grazie a una persona conosciuta da poco ma che gli ha mostrato qualche attenzione e ha cercato di insegnarli qualcosa.
Il loro volto mi ha segnato.
Il loro sorriso mi ha insegnato.
Per loro, un futuro migliore, stanotte ho sognato.
Davide
Parole veramente profonde, che trasmettono un grande sentimento, di quello che provi e che hai provato in questa esperienza di cui ha voluto far parte e che hai portato a termine.
RispondiEliminaSono contento che questa esperienza ti sia piaciuta e che ti abbia toccato nel profondo.
Spero che il tuo aiuto e il tuo essere là per loro li abbia toccati tanto quanto loro hanno toccato te.