martedì 11 agosto 2015

Kenya: DAY #9-12

Il mio proposito di mantenere quotidianamente aggiornato questo blog è ormai andato in fumo. In questi giorni la tabella di marcia è stata veramente intensa e mi portava a letto veramente stanco, tanto da non permettermi di dedicare tempo alla stesura di alcun articolo.

Io Martina e Chiara durante le attività nei campi
Io Martina e Chiara durante le attività nei campi
Quindi faccio un rapido riassunto di quanto è stato fatto in questi 4 giorni, che ci hanno portato a salutare i ragazzi della Cafasso Boys e Kahawa West per partire alla volta di Mombasa.
Durante il giorno si sono svolte regolarmente le solite attività mattutine nei campi, sempre a rotazione. Ho avuto modo di conoscere meglio i ragazzi intrattenendo con loro conversazioni un po’ più intime del semplice parlare dei propri hobby.
Alcuni di loro si sono aperti profondamente, dandomi modo di verificare il grado di confidenza raggiunto. C’è chi addirittura si è buttato raccontandomi il motivo per cui è avvenuto l’arresto. Sono convinto che questi dialoghi siano serviti tanto a loro quanto a me.
Loro hanno potuto confrontarsi con qualcuno che non facesse parte del solito staff di persone che si occupa del counseling, in momenti più aperti ed informali. Durante il lavoro, insegnandomi a fare braccialetti, bevendo il chai assieme.
Io ho potuto toccare con mano il loro disagio, il loro malcontento, la loro frustrazione. La grandissima parte di loro si trova lì per aver tentato di rubare soldi, per garantirsi la sopravvivenza. Allo stesso tempo però notavo in loro una speranza, un desiderio di cambiamento, la ricerca di un’opportunità.
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Visita ad un centro orfani di Kahawa West
Questi confronti mi hanno sicuramente solcato l’anima: storie tristi, ma storie di speranza.
L’ultimo giorno con loro è stato molto intenso, attraverso lacrime e grandi sorrisi.

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Per pranzo è stata organizzata una grande grigliata, in cui si sono uniti a noi anche alcuni ex-Cafasso boys che hanno terminato il loro percorso di reinserimento sociale (tra cui anche Denny, di cui abbiamo visitato la casa nei nostri primi giorni qui).
15 kg di carne di capra hanno accompagnato il solito riso, ugali e sukumawiki.
Durante la mattina mentre i ragazzi erano impagnati nelle attività, noi ci siamo chiusi in cucina per aiutare a preparare il tutto. Abbiamo tagliato una quantità tale di cipolle, pomodori e carote da perdere il fiato.
Dopodichè ho aiutato i ragazzi a preparare la brace con cui cuocere la carne alla griglia.
Nonostante qualche difficoltà nel gestire la cosa, soprattutto dal punto di vista igienico (abbiamo dovuto insistere perchè la carne venisse coperta da tovaglie e non lasciata alla mercè delle mosche), il pranzo è stato servito in tavola.
Dopo pranzo è arrivata l’ora del momento dei saluti.
Ci siamo riuniti della stanza da pranzo e i Cafasso boys più anziani (compresi gli ex) ci hanno presentato una poesia. Poi ci siamo riuniti in cerchio, e chi voleva è intervenuto condividendo le proprie considerazioni sulle due settimane passate insieme.
I ragazzi ci hanno ringraziato per il tempo speso assieme a loro, e invitati a ritornare. Dopodichè ha preso la parola Felix, dicendoci che oramai facciamo parte della famiglia e chiunque di noi volesse tornare, sarebbe sicuramente il benvenuto.
I piki-piki. Una sorta di taxi a due ruote con cui siamo andati alla Cafasso House l'ultimo giorno
I piki-piki. Una sorta di taxi a due ruote con cui siamo andati alla Cafasso House l’ultimo giorno


Un ultimo ballo insieme, e poi abbiamo dovuto scappare. In serata ci aspettavano a Korogocho per un’ultima preghiera insieme. Fretta poi rivelatasi infondata, dato che appena prima di partire padre Maurizio chiama la Marta dicendo che andare a Korogocho non è sicuro, dato che la sera prima ci sono stati 3 omicidi.
Il piano è saltato, e abbiamo avuto più tempo per preparare il tutto per la partenza. La mattina dopo, infatti, partiva da Nairobi il nostro pullman per Mombasa.

Grazie Cafasso House, grazie Kahawa West.
E che sia un arrivederci.

Giacomo

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