Pensavo che il post pubblicato qualche giorno fa fosse il mio ultimo, il famoso "finale col botto" di una trilogia ambientata in terra moldava ..invece rieccomi qui, ci sono cascata un'altra volta: e io che pensavo di essermi finalmente disintossicata! Stavolta scrivo da una prospettiva diversa, quella del mio letto. È tardi, gli occhi sono ridotti a fessure e ancora appesantiti dalle settimane di cantiere, ma nonostante ciò il cuore e la mente non vogliono saperne di spegnersi e riposare. Molti mi avevano detto che la fase post-rientro sarebbe stata intensa almeno quanto il cantiere e, se all'inizio stentavo a crederci, ora non posso che arrendermi all'evidenza. Questi primi giorni di Italia sono stati freneticissimi: l'accesso a whatsapp dopo tre settimane di sosta è stato simile a una scarica di mitragliatrice, mentre la notizia del mio rientro ha provocato la seconda piacevole ondata di messaggi, più simile ad uno tsunami (come stai? sei viva? cm è la moldova? quando ci vediamo? mi devi assolutamente raccontare!).
È partita a questo punto la fase "testimonianza", in cui ho iniziato a narrare a tutti le esperienze vissute in cantiere, i momenti di disagio, le bellezze e le difficoltà.
Poi oggi, per la prima volta, ho avuto una giornata senza programmi, senza appuntamenti: una giornata libera. All'interno di questa libertà hanno pian piano fatto capolino le grandi domande rimaste in sordina finora: ma che cosa mi sono davvero portata a casa da questo cantiere? come sarà la mia vita d'ora in poi? ci sarà un avanti-Moldova e un dopo-Moldova? Le domande con cui sono partita hanno trovato una qualche risposta o fonte d'ispirazione?
Questo groviglio di questioni ha messo un bel po' in subbuglio la mia anima, che ancora fa fatica a trovare dei punti saldi a cui ancorarsi.
"Finché si è inquieti c'è da star tranquilli" diceva un saggio (che purtroppo per i miei
compagni di cantiere non è il dr Lama)..bella filosofia eh, ma che fatica! Dato però che sembra che le opere più belle e grandiose siano state realizzate proprio con la fatica e l'impegno, cercherò pian piano di fare ordine nella mia matassa di pensieri (ora più simile al casino di fili sui tralicci della corrente nella capitale moldava).
Che cosa mi sono portata a casa? Le risposte a questo primo domandone potrebbero ruotare attorno a quattro poli: la centralità delle relazioni, la maturazione di uno spirito critico, la sobrietà, l'interesse e la cura dell'ambiente in cui vivo.
Le relazioni..in queste settimane di cantiere abbiamo fatto davvero tanti incontri e creato un'infinità di legami.
È stato questo il canale principale con cui siamo riusciti ad entrare in contatto con la realtà locale: creare relazioni, mettendoci in un'ottica di ascolto e condivisione, così da poter conoscere l'altro e al contempo farci conoscere da lui. Solo così è stato ed è possibile dare vita allo slogan di Caritas CONdividere per moltiplicare e arricchirsi a vicenda!
Lo spirito critico..quanto è importante non rimanere indifferenti di fronte a quello che succede attorno a noi, nella nostra realtà e nel mondo intero! Le tante evaluare (valutazioni) che ogni giorno abbiamo fatto, a volte controvoglia, mi hanno insegnato proprio questo: l'importanza di valutare sempre ciò che facciamo e ciò che ci circonda, non lasciandoci trasportare passivamente dal fiume della quotidianità - forse a volte un po' monotona - in cui siamo immersi. Interroghiamoci, costruiamoci un punto di vista e confrontiamoci con le altre prospettive, conservando sempre una mente aperta e uno sguardo vigile, nonché una profonda capacità di rispettare chi ci sta di fronte.
La sobrietà..questa è difficile da perseguire perché, se in un Paese come la Moldova devi necessariamente assumere uno stile sobrio, devi necessariamente stare attento all'acqua che usi per evitare che il pozzo si svuoti e tu non possa farti la doccia dopo una giornata di lavoro, devi necessariamente centellinare i biscotti per evitare di mangiare robe strane a colazione, devi necessariamente usare con parsimonia i materiali per evitare che i bambini del secondo villaggio restino a mani vuote, in Italia - dove tutto è presente in sovrabbondanza, dove l'acqua scorre dal rubinetto ininterrotamente, dove i biscotti sono sempre a portata di mano - la sobrietà diviene difficile da maturare. Difficile ma non impossibile, specie se si parte proprio dal cambiamento di se stessi.
L'interesse e la cura dell'ambiente..anche questa è una bella sfida, soprattutto in un Paese come il nostro dove la frase tipica è quella secondo cui "o le istituzioni fanno qualcosa, oppure, se la situazione in politica rimane questa, noi non possiamo fare nulla". Dalla Moldova imparo a contrastare questa filosofia di massa, cercando di divenire un po' più respons-abile, cioè più abile a dare risposta all'ambiente che mi interpella.
Ecco, queste forse sono le cose che il cantiere mi ha lasciato e che desidero diventino parte integrante del mio stile di vita.
Quanto alle domande con cui sono partita, attualmente di risposte certe non ne ho. Mi sento piena di energie, ma faccio ancora un po' fatica a capire in quale direzione debba orientarle affinché diano i frutti più succosi. Tra i tanti motivi della mia partenza c'e stata senza dubbio l'idea di sperimentare la vita di totale servizio in vista di un'esperienza più a lungo termine (che sia il servizio civile o qualcosa di simile). La questione è ancora molto aperta e gli interrogativi forse sono ancora più numerosi che alla partenza. La certezza, però, di aver iniziato a compiere qualche passetto, partecipando a questo cantiere dopo anni di "ma non è il momento giusto" e "non sono pronta", mi suscita nel cuore una speranza, cui si accompagna un'esortazione che suona un po' come un inno alla vita: DARE TO LIVE, osa vivere (anche questa volta l'artefice non è il dr Lama, ma Bocelli..perdo colpi!).
È questo il sigillo che voglio mettere ora sul mio cuore e che desidero diventi un augurio anche per voi.
Buona vita Amici!
Anna
Splendida testimonianza, grazie!
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