La sveglia è alle 5 del mattino, perchè alle 6 e mezzo un Matatu ci passa a prendere davanti alla parrocchia dove siamo ospitati per portarci a Kibiko.
Negli zaini prepariamo il materiale da lasciare ai bambini del centro e il necessario per passare la notte lì.
Negli zaini prepariamo il materiale da lasciare ai bambini del centro e il necessario per passare la notte lì.
Durante il viaggio mi abbandono al sonno, nonostante la musica a palla presente all’interno del mezzo. Facciamo una tappa intermedia a casa di Angelo, un cooperante di Caritas che vive a Nairobi da 4 anni insieme alla moglie e alla figlia.
Lì incontriamo Maurizio, il padre comboniano che dirige l’intero progetto Napenda Kuishi (in lingua kiswahili “Voglio vivere, mi piace vivere”), che si occupa dei bambini e dei ragazzi di strada che vivono all’interno di Korogocho, una delle oltre 200 baraccopoli esistenti a Nairobi.
Dei 4 milioni di abitanti che conta la capitale, 2,5 milioni vivono negli slums in meno del 5% del territorio della città. Il progetto comprende una scuola informale con sede proprio a Korogocho, e un centro di riabilitazione che accoglie una ventina di ragazzi l’anno.
Padre Maurizio ci spiega la sua storia e di come abbia accettato l’incarico di direttore del progetto da appena 3 mesi. Dei ragazzi presenti alla Napenda Kuishi Home in Kibiko almeno l’80% sono state vittime di abusi sessuali, e la quasi totalità di loro ha fatto uso di alcool e/o sostanze stupefacenti.
Padre Maurizio ci spiega la sua storia e di come abbia accettato l’incarico di direttore del progetto da appena 3 mesi. Dei ragazzi presenti alla Napenda Kuishi Home in Kibiko almeno l’80% sono state vittime di abusi sessuali, e la quasi totalità di loro ha fatto uso di alcool e/o sostanze stupefacenti.
Proprio per questo, chiede a tutti di fare attenzione al modo di approcciarsi a questi ragazzi, soprattutto fisicamente. Chiede un’attenzione particolare soprattutto a me, l’unico maschio del gruppo. Questa introduzione sarà veramente utile e ci permetterà di affrontare l’esperienza con i giusti metodi e con più serenità.
Ad ogni modo, dopo le mille domande poste a padre Maurizio ci avviamo verso Kibiko tutti insieme. Anche Angelo ci accompagna.
Il centro dista circa 40 km da Nairobi, e durante il viaggio per la prima volta sto assieme a Marta nei posti davanti del Matatu.
Il centro dista circa 40 km da Nairobi, e durante il viaggio per la prima volta sto assieme a Marta nei posti davanti del Matatu.
Appena arrivati a Kibiko lo stupore è immediato: la location scelta per questo centro è semplicemente perfetta. Nel bel mezzo delle Ngong Hills, la pace regna sovrana. Intorno agli stabili si stendono campi di sukumawiki, girasoli, patate, zucchine e altro ancora. Visitiamo la cappella dove si svolgono le preghiere e ci accompagnano alle nostre stanze.
Neanche a dirlo, dormo in una camera da solo.
Neanche a dirlo, dormo in una camera da solo.
Ci portano nella baracca dove tengono le galline, più di 200, le cui uova sfamano i ragazzi e vengono addirittura vendute a privati esterni.
Ci raggruppiamo nella main house e Maurizio ci presenta John, il responsabile dei ragazzi. John ci spiega le attività che si svolgono e ci dà il benvenuto molto calorosamente offrendoci del buonissimo chai. Il sole picchia forte, e siamo praticamente in montagna. Quando il sole ci abbandona, la felpa pesante è obbligatoria.
Ci raggruppiamo nella main house e Maurizio ci presenta John, il responsabile dei ragazzi. John ci spiega le attività che si svolgono e ci dà il benvenuto molto calorosamente offrendoci del buonissimo chai. Il sole picchia forte, e siamo praticamente in montagna. Quando il sole ci abbandona, la felpa pesante è obbligatoria.
Come prima attività aiutiamo i ragazzi coi lavori nei campi. In particolare zappiamo, concimiamo e piantiamo in un’appezzamento di terra delle zucchine.
Questo il nostro primo contatto con i ragazzi, e le canzoni imparate alla Cafasso House ci aiutano a rompere il ghiaccio.
Questo il nostro primo contatto con i ragazzi, e le canzoni imparate alla Cafasso House ci aiutano a rompere il ghiaccio.
Non nascondo che gli avvertimenti di padre Maurizio oltre a darmi molta consapevolezza, in non poche situazioni sono riusciti a farmi sentire comunque a disagio, come penso sia normale che sia.
Mantenere il sorriso comunque vada, è la sfida più grande. Perchè guardandoli quei bambini così piccoli, il solo pensare a quello che hanno passato prima di essere lì non fa venire affatto voglia di sorridere, anzi.
Mantenere il sorriso comunque vada, è la sfida più grande. Perchè guardandoli quei bambini così piccoli, il solo pensare a quello che hanno passato prima di essere lì non fa venire affatto voglia di sorridere, anzi.
Ma siamo qui per stare con loro, aiutarli, e dargli una speranza. Quindi cantiamo, ci presentiamo, giochiamo. Philipp, uno dei più estroversi, mi sfida ad una gara di velocità. Lui è a piedi nudi, io con le scarpe da ginnastica. Inutile parlarvi di come mi abbia praticamente lasciato sul posto.
Prima di pranzo, io Alice e Francesca aiutiamo i bambini a scegliere e dividere da un sacco i fagioli buoni e quelli non buoni. Dopo 10 minuti di smistamento, chiedo a Sheriff quanti fagioli ancora dobbiamo controllare. La sua risposta mi lascia perplesso: “Contare il cibo è una brutta cosa.”
Noi mangiamo nella main house, mentre loro nel salone. Per pranzo ci sono riso e fagioli.
Subito dopo i bambini preparano il pane, e li aiutiamo ad impastarlo.
Dopo pranzo John ci porta a fare una passeggiata insieme ai bambini. Durante il tragitto ci fermiamo a comprare delle banane per tutti quanti. Spiegare come le banane mangiate fino ad ora in Italia sapessero di plastica rispetto a queste è difficile, perchè come si dice “provare per credere”.
Subito dopo i bambini preparano il pane, e li aiutiamo ad impastarlo.
Dopo pranzo John ci porta a fare una passeggiata insieme ai bambini. Durante il tragitto ci fermiamo a comprare delle banane per tutti quanti. Spiegare come le banane mangiate fino ad ora in Italia sapessero di plastica rispetto a queste è difficile, perchè come si dice “provare per credere”.
Dopo la passeggiata facciamo una partita di calcio tutti assieme nel campetto del centro. QUANTO CORRONO! Durante la partita Chiara riceve una pallonata dritta nell’occhio e rimane in panchina il resto del tempo. Fortunatamente nulla di grave, ma rimane la sua preoccupazione di poter uscire in tutte le foto del cantiere con l’occhio nero.
La partita dura tantissimo e il mio corpo inizia ad accusare indiscutibili segni di stanchezza. Giocare una partita di calcio al giorno contro dei kenyoti è semplicemente deleterio.
Loro ne escono brillanti, io come un sacchetto dell’umido.
Loro ne escono brillanti, io come un sacchetto dell’umido.
Dopo la partita mi voglio, anzi mi devo lavare. Lo dico a John che mi porta un secchio con dell’acqua bollente e un catino con dell’acqua fredda. Li mischio insieme fino ad ottenere acqua tiepida e mi lavo a pezzi con molta soddisfazione.
Finita la toilette, John mi invita ad unirsi a lui e altri 3 ragazzi per una partita a freccette. Durante la prima partita rischio anche di vincere, nelle altre due perdo clamorosamente.
E’ ora di cena, e stavolta mangiamo insieme a loro. Ugali, sukumawiki e carne. Fingo di non aver mai mangiato con le mani, e chiedo ai miei vicini di tavola di insegnarmi per rompere il ghiaccio.
E’ ora di cena, e stavolta mangiamo insieme a loro. Ugali, sukumawiki e carne. Fingo di non aver mai mangiato con le mani, e chiedo ai miei vicini di tavola di insegnarmi per rompere il ghiaccio.
Il mio mangiare usando le mani scatena un’ilarità esagerata, e la cena trascorre serena. Le loro dosi sono come quelle dei ragazzi più grandi della Cafasso House, e la cosa mi lascia sbigottito.
Dopo cena, ci si ritrova tutti nel salone per la serata. Inizia tutto con John che porta due tamburi, creati con delle i barattoloni di vernice in plastica e della pelle di capra tirata. Si suonano usando le bacchette, e John chiede a tutti chi vuole partecipare ad una gara di percussioni.
Io partecipo, e del gruppo si uniscono anche Alice e Francesca. Ci sono altri 3 bambini che accettano la sfida.
Io partecipo, e del gruppo si uniscono anche Alice e Francesca. Ci sono altri 3 bambini che accettano la sfida.
Ognuno fa il suo ritmo, e per ultimo il bambino più timido lascia tutti a bocca aperta! Davvero un artista, gli faccio i complimenti e lui nonostante rimanga quasi impassibile (è davvero timidissimo!) sembra apprezzare moltissimo la cosa.
Dopo la gara, finita con un pareggio, è l’ora delle esibizioni. Per noi i bambini hanno preparato qualcosa di veramente incredibile. La prima performance è uno spettacolo di danza di più di 10 minuti, truccati mascherati e travestiti. Apprezziamo davvero tanto e facciamo tantissimi applausi.
Dopo tocca a noi, e proponiamo loro il bance del “Pollo Giovanni”. Ridono come matti.
Dopodichè è l’ora del loro spettacolo acrobatico. Sono stati fatti dei video della serata e spero di riuscire a farveli vedere, perchè spiegarlo a parole è davvero impossibile. Questi bambini letteralmente si arrampicavano tra di loro fino a creare piramidi umane di 4 piani, e altre evoluzioni spettacolari.
La serata è vicina al termine, ma prima presentiamo loro il materiale portato da casa.
Non so quanti di voi che leggono questo blog abbiano contribuito regalandoci penne, pastelli, pennarelli, carta, forbici, scotch, palloni.. Ma voglio che chi di voi ha contribuito sappia che le facce dei bambini durante la consegna dei regali rimarrà per sempre impressa nella memoria a fuoco caldo. Se la gratitudine avesse un volto, se la felicità avesse un suo sorriso, sono sicuro che quello sarebbe il loro.
Non so quanti di voi che leggono questo blog abbiano contribuito regalandoci penne, pastelli, pennarelli, carta, forbici, scotch, palloni.. Ma voglio che chi di voi ha contribuito sappia che le facce dei bambini durante la consegna dei regali rimarrà per sempre impressa nella memoria a fuoco caldo. Se la gratitudine avesse un volto, se la felicità avesse un suo sorriso, sono sicuro che quello sarebbe il loro.
La serata è finita, preghiera tutti insieme e poi salutiamo tutti bambini.
Prendiamo un tè caldo nella main house tra di noi, e andiamo a letto. La sveglia è alle 6, perchè domani lo stesso Matatu di stamane ci porterà a Korogocho, dove assisteremo alla messa.
Prendiamo un tè caldo nella main house tra di noi, e andiamo a letto. La sveglia è alle 6, perchè domani lo stesso Matatu di stamane ci porterà a Korogocho, dove assisteremo alla messa.
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