lunedì 3 agosto 2015

Kenya: DAY #5 30-07

Nella camera dove dormo ora ci sono 4 persone, e del prete arrivato ieri sera non so davvero nulla. Quando mi sveglio trovo Bekele sveglio a sua volta che messaggia al telefono. Mi dice che oggi vuole venire con noi a visitare la Cafasso House, e gli dico che la partenza oggi è fissata per le 8.15.
Oggi come attività vogliamo preparare insieme ai Cafasso boys le tagliatelle col sugo. Quindi dopo una veloce colazione ci prepariamo e partiamo alla volta del mercato, dove compriamo gli ingredienti per preparare la pasta. Prendiamo 5 kg di farina, 10 cipolle e 80 pomodori (non li pesano, li contano). Carichiamo gli zaini ed entriamo a Kamiti, il quartiere carcerario.
Neomi e Little John preparano l'impasto per il carbone.
Neomi e Little John preparano l’impasto per il carbone.
Arrivati alla Cafasso House, siamo in ritardo con le tempistiche. Per preparare al meglio l’impasto, far bollire tutta l’acqua e tagliare le tagliatelle ci serve tanto tempo, e siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Le attività del mattino però non si possono saltare, quindi come al solito ci dividiamo in gruppi.
Oggi c’è il cambio turno, e dalle mucche passo al carbone insieme a Noemi. Con noi ci sono Little John e Samuel, che velocemente ci spiegano il da farsi. In una capanna c’è un grosso mucchio di carbone comprato al mercato. Da quel carbone si ricava la cenere attraverso l’uso di un setaccio, e si riempie la carriola. Si aggiunge un po’ di terra e dell’acqua, e dopo bisogna mischiare il tutto in un impasto omogeneo.
Questo impasto, poi, viene modellato mediante l’uso di una macchina in cui si spinge la brodaglia attraverso un canale per creare dei salsicciotti di carbone. Questi vengono poi messi a seccare su una rete, per essere poi usati in cucina allo stesso modo in cui noi usiamo la carbonella.
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Mentre Noemi aiuta Samuel con questa macchina, io e Little John prepariamo l’impasto successivo. Setacciando il carbone, parlo con John del clima kenyota e lo confrontiamo con quello italiano. Per loro è il periodo più freddo dell’anno, e io sono in maglietta e pantaloni corti. Lui indossa un cappello di lana.
Ad ogni modo alla fine dell’attività ci raduniamo tutti per bere il chai, e iniziamo a preparare l’impasto delle tagliatelle. Diamo ad ognuno di loro una piccola parte dell’impasto, per poi unirlo tutto insieme successivamente. Hanno una forza impressionante e grazie a loro riusciamo ad ottenere un ottimo impasto, abbastanza omogeneo.
Patricia, la cuoca della Cafasso House, che prepara la carbonella per fa bollire l'acqua.
Patricia, la cuoca della Cafasso House, che prepara la carbonella per fa bollire l’acqua.
Dopodichè ci dividiamo i compiti e mentre qualcuno stende la pasta, altri la tagliano con il coltello per dare la forma delle tagliatelle, e altri ancora la ammucchiano in nidi per riporla sui vassoi.
Durante le attività della mattina Marta e Martina avevano intanto tagliato i pomodori e le cipolle e preparato il sugo.
L’acqua per la pasta fa fatica a bollire, ma il tempo scarseggia e riusciamo comunque a cuocerle. 4 kg di tagliatelle al sugo sono servite in tavola, e si uniscono a noi anche due guardie della prigione di media sicurezza. Alcuni di loro mischiano la pasta con l’avocado.
Dei 4 kg non avanza niente, e siamo tutti quanti strapieni, tanto da cambiare l’attività del pomeriggio. In origine dovevamo farli giocare a scalpi, e invece decidiamo di insegnare loro una canzone.
Scegliamo Camminerò, scriviamo il testo su dei foglietti e loro si impegnano moltissimo per impararla. Accompagno le prove con la chitarra, e il risultato finale è molto soddisfacente. Anche dopo le prove, loro continuano a canticchiarla mentre fanno altro, e questo ci fa molto piacere.
Ma anche loro vogliono insegnarci una canzone, ed impariamo Jesus asante sana, una canzone a due voci in cui tutti quanti cantano la voce principale ed Ezechiele fa la voce bassa.
Quel ragazzo ha un’estensione vocale incredibile, e anche qui il risultato è più che soddisfacente.
Usciamo all’aperto per imparare alcuni balli tipici, e per una buona mezz’ora balliamo e cantiamo con loro. I ritmi sono davvero molto coinvolgenti e, a parte qualche eccezione, loro sono tutti molto bravi.
Finiti i balli, salutiamo i ragazzi e ci dirigiamo verso una casa per orfani gestita dalla ONG Papa Giovanni XXIII, dove incontriamo Simone, un ragazzo italiano che vive lì da 4 anni.
Ci spiega cosa fanno lì, le attività e ci fa fare un tour della casa. Ci riuniamo tutti nel campo da calcio per altri balli e canti tipici. L’energia e il sorriso di quei bambini sono una cosa davvero incredibile.
Il foglietto preparato per me dai ragazzi, per farmi imparare la canzone.
Il foglietto preparato per me dai ragazzi, per farmi imparare la canzone.
Torniamo a casa e per cena c’è ugali con sukumawiki e carne. Con noi c’è anche Wolf, che questa sera dovrà stare in parrocchia per una riunione. Si unisce a noi anche Kevin che nei prossimi giorni ci porterà a Korogocho, la baraccopoli più grande di Nairobi.
Kevin mi insegna come si mangia l’ugali in Kenya con le mani, e la cena finisce con una discussione davvero profonda che tocca tanti argomenti, durante la quale a molti di noi compreso Kevin si gonfiano gli occhi.
Kevin è nato e cresciuto a Korogocho, e la sua storia è ricca di aneddoti e di un modo di affrontare la vita che ci lascia spaesati e perplessi. Parla inglese molto bene, rispetto a molti altri la cui pronuncia risulta a volte davvero incomprensibile.
Concludiamo il confronto promettendoci di continuare in un altro momento, e ci prepariamo per la nostra prima uscita serale a Kahawa West. Kevin e Morgan ci portano in una specie di pub, dove finalmente proviamo la Tusker, una birra prodotta in Kenya. Si balla, si beve, si mangia, si scherza e si ride.
Abbiamo un tavolo esattamente sotto una grossissima cassa che pompa musica a volume altissimo, e parlare tra di noi è difficilissimo.
20150730_213906Usciamo dal locale perchè alle 22:45 il watchman libera i cani da guardia.
Bekele è andato via e Steven pure, quindi questa notte in camera saremo solo io e il prete, di cui ancora non ho capito il nome. Quando rientro lo trovo ancora sveglio, e iniziamo a parlare delle nostre giornate.
Gli chiedo se è mai stato in Italia, e mi spiega che per i kenyoti ottenere la Visa per poter entrare in Italia è davvero difficile, ma che spera di riuscirci al più presto. Vuole visitare Roma e il Vaticano, e mi fa tantissime domande su Piazza San Pietro e su come funzionano le celebrazioni tenute dal papa.
Gli rispondo per quanto possibile, e dopo una buona mezz’ora di dialogo ci diamo la buonanotte.
Sono davvero stanchissimo, e arrivo alla fine di questo post davvero stremato.
Domani pomeriggio andremo a Nairobi town.
Io e Morgan!

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